Quante credenze o diete alimentari conoscete?4 min read

E voi quante credenze e diete alimentari conoscete? E quale avete scelto di seguire?
La dieta vegetariana
I vegetariani seguono, per esempio per motivi etici, un’alimentazione dove sono esclusi carne, pesce e crostacei, ma che può comprendere prodotti di origine animale come miele, latte, uova e dei loro derivati. Ad esempio formaggi e prodotti che li contengono. Se volete saperne di più, potete leggere questo articolo.
La dieta vegana
Sulle tavole di chi segue una dieta vegana non può finire nulla che sia animale o di origine animale. Al bando qualsiasi tipo di carne, così come il latte e i suoi derivati, il miele, la pappa reale e il propoli.
La dieta fruttariana
Gente che porta la non-violenza ad un livello superiore. Non è solo vietato fare del male agli animali, ma anche ai vegetali. Per questo i più ortodossi mangiano solo frutti caduti naturalmente dalla pianta. Il dibattito sul consumo di semi o di foglie è aperto. Non è ben chiaro se le mele siano concesse.
La dieta Edenica
I seguaci del reverendo Sylvester Graham (1794-1851) si sforzano di mangiare come Adamo ed Eva nell’Eden. Quindi niente carne (soprattutto quella di maiale), così come spezie, tè, caffè, condimenti o alcolici. Permessi, in quantità moderata, latte fresco, il formaggio e uova, mentre il burro solo se usato con parsimonia.
La dieta latto ovo vegetariana
Rappresentano una sorta di socialdemocrazia vegetariana. Non mangiano alcun cibo che comporti un’uccisione diretta, ma per il resto non si pongono limiti: dai latticini al miele, i prodotti animali indiretti sono ammessi e concessi.
Bretharianesimo o respirianesimo
Il principale vantaggio del regime alimentare del respirianesimo è la semplicità: non si mangia nulla (!). Le uniche scorpacciate ammesse sono quelle a base di aria, luce solare e prana, cioè l’energia vitale del creato. La comunità medica li guarda con giustificato scetticismo.
I locavorismo
Per i locavoriani il confine tra ciò che è lecito ed illecito mangiare si posiziona a 100 km dal luogo in cui ci si trova al momento del pasto: se il cibo è stato prodotto ad una distanza superiore, bisogna rinunciarci nel nome della sostenibilità. Seguaci del km 0 ante-litteram.
La dieta reducetariana
Regime alimentare che limita il consumo di carne, pesce e tutto ciò che deriva dagli animali circoscrivendone l’assunzione nei weekend o ad un solo giorno nell’arco della settimana. Parola d’ordine: «Venerdì pesce, sabato trippa».
La dieta pescetariana
Mangiano il pesce e i frutti di mare, ma non la carne. In sostanza, qui a regolare la dieta non è quanto male si faccia agli animali, ma quanto se ne fa a se stessi. Chi pratica la dieta pescetariana ritiene infatti che una scelta di questo tipo sia più salutare.
La dieta pollotariana
Hanno eliminato dalla propria tavola la carne, ma non tutta. Mentre quella rossa dei mammiferi è rigorosamente bandita, quella bianca degli uccelli – ritenuta più sana – è concessa. In generale, nessuna restrizione per gli altri derivati animali.
La dieta crudista
Mangiano solo cibo non cotto (la temperatura limite è 46°C), non lavorato e possibilmente organico. I crudisti in quanto tali possono anche mangiare il carpaccio. I crudisti vegani, invece, si limitano al consumo di frutta e verdura. Ne abbiamo parlato in modo più approfondito qui.
La paleodieta
Nota anche come “dieta paleolitica”, si propone di ricalcare le abitudini alimentari di 15 mila anni fa. Il motivo? Perché il nostro organismo non si sarebbe evoluto in modo da processare correttamente il cibo di provenienza agricola. Le uniche bevande concesse sono l’acqua, il tè verde e il latte di cocco. Ne abbiamo parlato in modo più approfondito qui.
La dieta biblica
Quella teorizzata da Jordan S. Rubin a partire dalle Sacre Scritture è una delle diete più complicate in circolazione. Per capirci secondo la dieta biblica: sono vietate le anguille e i crostacei, mentre sono concesse le locuste. Sì, al bestiame che rumina, no al maiale perché giudicato impuro.
I foodie?
I foodie non esistono. Punto. In America, con l’andare del tempo, questo termine ha assunto una connotazione ironica, sottilmente derisoria. Qui da noi è ancora una delle tante fantasiose proiezioni di una mitologia contingente e spicciola che produce etichette e categorizzazioni per promuovere se stessa, al pari dei gastrofanatici, dei gastrofighetti e di tutte quelle altre figure più o meno effimere e superficiali che si aggrappano all’emergenza di una moda che, come tutte le mode, prima o poi va fuori moda.