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Quanti migranti sono arrivati nel 2016?

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5.022 persone sono morte in mare cercando di raggiungere l’Europa nel 2016. Mai nella storia ne erano morte così tante. È questo il triste record che più dovrebbe interrogare le coscienze e le politiche degli europei. Eppure, siamo più reattivi di fronte ad altri record, come quello degli arrivi via mare in Italia, che hanno già da ottobre superato i numeri, già record a loro volta, del 2015.

Di fronte a questo scenario tragico e caotico, l’Unione Europea, ostaggio dei diversi interessi degli stati che la compongono, continua a mostrare la sua pochezza politica, su un tema che divide stati e persone, ma che viene più che altro utilizzato a fini demagogici ed elettorali.

Prima di occuparci degli enormi risvolti politici e sociali del fenomeno, diamo conto dei numeri del 2016 che si è appena concluso. Da quando a marzo è entrato in vigore l’accordo tra Unione Europea e Turchia, gli arrivi in Grecia sono stati praticamente bloccati, e gli arrivi di persone via mare si sono concentrati in Italia, dove il 2016 è diventato l’anno con il maggior numero di persone mai arrivate via mare.

Migranti 2016: arrivi

Nel 2015 circa un milione di persone ha attraversato il Mediterraneo. Si tratta del dato più alto di sempre, pensate che erano 216 mila nel 2014, 60 mila nel 2013 e 22 mila nel 2012. Di questo milione di persone, 856 mila sono sbarcate in Grecia e 153 mila in Italia.

Secondo i dati Unhcr, tra il 1 gennaio e il 31 dicembre 2016 sono sbarcate in Europa 361.678 persone, di cui 181.436 in Italia e 173.447 in Grecia. Si tratta di un dato inferiore del 64% rispetto a quello del 2015, quando erano arrivate appunto un milione di persone. C’è da dire però che il 2015 è stato un anno record; i migranti arrivati nel 2016 hanno eguagliato in numero quelli arrivati tra il 2011 e il 2014 compresi.

A dicembre sono sbarcate sulle coste del Mediterraneo diecimila persone, contro le 118 mila di dicembre 2015. La differenza è tutta nei flussi verso la Grecia, che si sono quasi azzerati dopo l’accordo con la Turchia e la chiusura della rotta balcanica. Sono circa 1.600 le persone arrivate in Grecia a dicembre 2016.

In Italia nel 2015 arrivarono 153 mila persone. Nel 2016 181 mila, il 18% in più. Se fino a settembre il numero di arrivi era in linea con quello dell’anno precedente, da ottobre c’è stata una svolta, quando si è superato il numero di arrivi di tutto l’anno 2015. Novembre ha confermato il trend, mentre a dicembre il numero di arrivi del 2016 (8.300 persone) è stato leggermente inferiore a quello del 2015 (9.600).

Migranti 2016: paesi di provenienza

I paesi di provenienza più rappresentati su scala europea sono stati Siria (23%), Afghanistan (12%) e Nigeria (10%). Il numero di siriani e afghani è tuttavia crollato dopo 2016, visto che i migranti provenienti da questi due paesi arrivavano quasi esclusivamente in Grecia, dove non riesce ad arrivare quasi più nessuno.

In Italia sbarcano soprattutto persone provenienti da paesi africani. Le provenienze più rappresentate nei circa 181 mila migranti arrivati nel 2016 sono: Nigeria (21%), Eritrea (12%), Guinea, Gambia e Costa d’Avorio (7%), Senegal (6%), Sudan e Mali (5%).

Ad arrivare in Italia sono stati soprattutto uomini (il 71%), con una considerevole fetta di minori non accompagnati, in continua crescita (il 16% degli arrivi). La gran parte degli sbarchi avviene in Sicilia (il 68%) ma ci sono arrivi via mare anche in Calabria (17%), Puglia (7%), Sardegna (5%) e Campania (3%).

Migranti 2016: gli effetti delle politiche europee

Come già ampiamente anticipato, l’accordo tra Turchia ed Unione Europea ha (quasi) azzerato il flusso di migranti che approdava sulle isole greche dalle coste turche. Stiamo parlando, nel 90% dei casi, di persone provenienti dal teatro di guerra della Siria, oppure dall’instabilissimo Afghanistan e dall’Iraq funestato da decenni di guerre e terrorismi. Sono queste le persone che l’Europa ha deliberatamente scelto di escludere dalle proprie ricche città.

Sono persone, tra l’altro, che non se la passano bene, come dimostrato da molti reportage realizzati in entrambi i paesi da diverse testate giornalistiche. Dall’ammassamento nel campo di Idomeni, con la chiusura della rotta balcanica i migranti vivono come “prigionieri dell’Europa“. In Turchia, invece, la sfida dell’accoglienza a quasi tre milioni di profughi siriani appare molto complicata, con conseguenze negative sulla qualità dell’accoglienza stessa.

Da quell’accordo di marzo le politiche europee in tema di migrazioni sono praticamente ferme. La relocation, ossia la ripartizione dei migranti fra i paesi europei, procede a ritmi ridicoli. Questi:

Già, in un anno, sulle 160 mila persone che dovrebbero essere redistribuite da Grecia e Italia ad altri paesi europei, ne sono state rilocate cinquemila: un misero 3%. L’obiettivo delle 160 mila persone dovrebbe essere raggiunto entro settembre 2017, si profila quindi un fallimento epocale di questa strategia.

Abbiamo già detto della situazione delle persone che sono rimaste in Grecia. In Italia, invece, la situazione è molto frammentata, con alcuni casi virtuosi all’interno di un sistema di accoglienza che fa acqua da molte parti. Vedremo se nel 2017 ci saranno ulteriori riforme del sistema, e come verranno gestite le uscite dai programmi di accoglienza a seguito di risposta negativa alla domanda di asilo, che saranno sempre più numerose.

Il tema dei migranti sarà naturalmente in cima all’agenda europea anche per il 2017. Nel corso di tutto il 2016, è stato al centro di campagne elettorali e discussioni politiche, con formazioni che hanno costruito il proprio crescente consenso elettorale su questo tema in ormai tutti i paesi europei. Formazioni che hanno già ottenuto vittorie storiche (come la Brexit), e che nel 2017 potrebbero arrivare al potere in alcuni paesi, come Francia e Olanda.

Il nostro auspicio è che si sviluppino politiche che mettano al centro le persone, e al tempo stesso provino a gestire il fenomeno in maniera efficace. Mettere al centro le persone significa che nessuno deve più morire per arrivare in Europa.

Ci sono stati dei piccoli, troppo piccoli, ma significativi segnali in questa direzione nel 2016, e sono venuti proprio dall’Italia. È il caso della soluzione dei corridoi umanitari, sperimentati con successo dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia.

La sperimentazione ha portato in Italia circa 500 profughi siriani, che non hanno dovuto rischiare la vita né alimentare il traffico illegale di esseri umani. Una risposta importante da parte della società civile, che si spera possa essere osservata e replicata anche dagli stati europei, prima che il loro egoismo mandi in frantumi il sogno di un’Europa di pace e solidarietà, oltre che quello di tante persone che continuano, con ogni mezzo, a migrare.

E quanti sono i migranti in arrivo nel 2017?

E quanti gli immigrati residenti in Italia e in Europa?

E quanti sono, irregolari compresi, gli stranieri presenti in Italia?

Le parole delle migrazioni: cosa intendiamo con migranti, rifugiati, richiedenti asilo, immigrati, profughi?

Immagine | Freedom House

Di seguito tracciamo un quadro della situazione relativa al periodo gennaio – novembre 2016: i migranti in arrivo via mare nel 2016, la loro provenienza, i principali movimenti sulle rotte migratorie e il mutevole scenario di questo 2016.

Migranti 2016: arrivi al 30 novembre

Secondo i dati Unhcr, tra il 1 gennaio e il 30 novembre 2016 sono sbarcate in Europa 349.825 persone, di cui 172.444 in Italia e 171.632 in Grecia. 4.699 la tragica conta delle persone morte nell’attraversamento del Mediterraneo nel 2016.

I numeri del 2016 relativi all’Europa sono inferiori del 61% rispetto a quelli registrati nello stesso periodo del 2015, quando erano arrivate 896.391 persone. C’è da dire però che il 2015 è stato un anno record; i migranti arrivati nei primi undici mesi del 2016 hanno invece già superato quelli arrivati nel 2012, 2013 e 2014 messi insieme.

A novembre sono sbarcate sulle coste del Mediterraneo 15.461 persone, contro le 155 mila di novembre 2015. La differenza è tutta nei flussi verso la Grecia, che si sono quasi azzerati dopo l’accordo con la Turchia e la chiusura della rotta balcanica. Sono circa duemila le persone arrivate in Grecia a novembre 2016.

In Italia nei primi undici mesi del 2015 arrivarono 144.205 persone. Nel 2016 siamo a 172.444 persone, il 20% in più. Se fino a settembre il numero di arrivi era in linea con quello dell’anno precedente, da ottobre c’è stata una svolta, quando si è superato il numero di arrivi di tutto l’anno 2015. Novembre ha confermato il trend, con un numero di arrivi sulle coste italiane (13.470) decisamente superiore a quello del novembre 2015 (3.218).

Migranti 2016: paesi di provenienza al 30 novembre

I paesi di provenienza più rappresentati su scala europea rimangono ancora Siria (26%) e Afghanistan (13%). Sono tuttavia percentuali in costante declino da marzo 2016, visto che i migranti provenienti da questi due paesi arrivavano quasi esclusivamente in Grecia, dove non riesce ad arrivare quasi più nessuno.

In Italia sbarcano soprattutto persone provenienti da paesi africani. Le provenienze più rappresentate nei circa 172 mila migranti fino a qui arrivati sono: Nigeria (21%), Eritrea (12%), Gambia, Sudan e Costa d’Avorio (7%), Guinea (6%), Somalia, Senegal e Mali (5%). Da maggio 2016 in avanti c’è stato un netto incremento di arrivi di persone provenienti da Nigeria ed Eritrea.

Ad arrivare in Italia sono soprattutto uomini (il 71%), con una considerevole fetta di minori non accompagnati, in continua crescita (il 16% degli arrivi). La gran parte degli sbarchi avviene in Sicilia ma ci sono arrivi via mare anche in Puglia, Calabria, Campania e Sardegna.

Migranti 2016: gli effetti delle politiche europee

Il tema dei migranti viene costantemente utilizzati in maniera retorica e strumentale, più che altro a fini elettorali, da vari governi europei. A ottobre, ad esempio, è stato sgomberato in modo molto spettacolare il campo profughi di Calais, noto come “la giungla”, un atto mediatico che lascia però aperti molti interrogativi sul destino delle persone che vivevano nel campo, molte delle quali non hanno fatto altro che riversarsi a Parigi.

L’Ungheria continua a essere in prima linea sulla questione migranti. Dopo aver costruito e annunciato muri, dopo aver indetto un referendum per ottenere il mandato popolare a rifiutare l’accoglienza di rifugiati ritoccati da altri paesi Europei che non ha raggiunto il quorum, l’inquieto primo ministro Orban ci ha riprovato in Parlamento: gli è andata male anche lì. A testimonianza del fatto che in molti paesi Europei, anche i più intransigenti, i partiti politici e l’opinione pubblica sono molto divisi su questo tema.

Intanto, i migranti arrivati via mare da est non se la passano bene. Numerosi reportage hanno ampiamente dimostrato come le loro condizioni siano indegne, sia nei campi allestiti in Grecia, dove i profughi vivono come “prigionieri dell’Europa“, sia in Turchia dove, solo per fare un esempio, i profughi siriani vengono sfruttati per lavori sottopagati nelle campagne.

La situazione in Italia è invece molto frammentata, con alcuni casi virtuosi all’interno di un sistema di accoglienza che fa acqua da molte parti. La soluzione prospettata dal Governo italiano per ridurre l’impatto dei flussi migratori sul sistema di accoglienza è di fatto una limitazione al diritto di asilo: la proposta del Ministero della Giustizia intende in sostanza abolire la possibilità di ricorrere contro le decisioni negative delle Commissioni che valutano la domanda di asilo, istituendo tribunali dedicati le cui sentenze saranno inappellabili.

Questo dovrebbe limitare i tempi di permanenza dei richiedenti asilo nel sistema di accoglienza che attualmente, tra prime istanze e ricorsi, arrivano fino a due anni. Non è chiaro, tuttavia, cosa succederà a chi riceverà una risposta negativa alla propria domanda di asilo, uscendo dal sistema di accoglienza. Anche se, a dire la verità, <a href=”http://www.lastampa.it/2016/10/27/italia/cronache/senza-asilo-ma-non-rimpatriati-ecco-lesercito-dei-migranti-fantasma-SKzqu5Rlu4SCpsf19u3mFM/pagina.html”rel=”nofollowtarget=”_blank”>non è chiaro neppure adesso.

Allo stesso tempo, si va verso una riorganizzazione del sistema di accoglienza, che dovrebbe garantire una sempre più equa ripartizione dei migranti tra i comuni, stabilendo un tetto al rapporto tra profughi e abitanti (2,5 richiedenti asilo ogni mille abitanti, 1,5 nelle città più grandi), e premiando economicamente i comuni più accoglienti.

Di seguito tracciamo un quadro della situazione relativa al periodo gennaio – ottobre 2016: i migranti in arrivo via mare nel 2016, la loro provenienza, i principali movimenti sulle rotte migratorie e il mutevole scenario di questo 2016.

Migranti 2016: arrivi al 31 ottobre

Secondo i dati Unhcr, tra il 1 gennaio e il 31 ottobre 2016 sono sbarcate in Europa 331.016 persone, di cui 169.641 in Grecia e 158.974 in Italia. 3.949 la tragica conta delle persone morte nell’attraversamento del Mediterraneo nel 2016. Come già detto, si tratta del numero più alto di sempre.

I numeri del 2016 relativi all’Europa sono inferiori del 55% rispetto a quelli registrati nello stesso periodo del 2015, quando erano arrivate 741.416 persone. C’è da dire però che il 2015 è stato un anno record; i migranti arrivati nei primi dieci mesi del 2016 hanno invece già superato quelli arrivati nel 2012, 2013 e 2014 messi insieme.

A ottobre sono sbarcate sulle coste del Mediterraneo 30.089 persone, contro le oltre 220 mila di ottobre 2015. La differenza è tutta nei flussi verso la Grecia, che si sono quasi azzerati dopo l’accordo con la Turchia e la chiusura della rotta balcanica. Sono circa 2.800 le persone arrivate in Grecia a ottobre 2016.

In Italia nei primi dieci mesi del 2015 arrivarono 140.987 persone. Nel 2016 158.974 persone, + 13%. Se fino a settembre il numero di arrivi era in linea con quello dell’anno precedente, ad ottobre c’è stata una svolta: non solo si è superato il numero di arrivi al 31 ottobre 2015, ma anche il numero di arrivi di tutto l’anno 2015. In sostanza, al 31 ottobre 2016 è già arrivato un numero di persone superiore all’intero 2015.

Ottobre è stato anche il mese con il maggior numero di arrivi di tutto il 2016. Un’anomalia, considerato che di solito gli sbarchi si concentrano tra giugno e settembre. 27.272 migranti sono arrivati via mare in Italia ad ottobre 2016, il 200% in più rispetto ad ottobre 2015, quando gli arrivi furono 8.916.

Migranti 2016: paesi di provenienza

I paesi di provenienza più rappresentati su scala europea rimangono ancora Siria (26%) e Afghanistan (14%). Sono tuttavia percentuali in costante declino da marzo 2016, visto che i migranti provenienti da questi due paesi arrivavano quasi esclusivamente in Grecia, dove non riesce ad arrivare quasi più nessuno.

In Italia sbarcano soprattutto persone provenienti da paesi africani. Le provenienze più rappresentate nei circa 159 mila migranti fino a qui arrivati sono: Nigeria (21%), Eritrea (12%), Gambia, Sudan e Costa d’Avorio (7%), Guinea (6%), Somalia, Senegal e Mali (5%). Da maggio 2016 in avanti c’è stato un netto incremento di arrivi di persone provenienti da Nigeria ed Eritrea.

Ad arrivare in Italia sono soprattutto uomini (il 71%), con una considerevole fetta di minori non accompagnati, in continua crescita (il 16% degli arrivi). La gran parte degli sbarchi avviene in Sicilia (il 69%), ma ci sono arrivi via mare anche in Calabria (il 16%), Puglia (il 7%) e Sardegna (il 4%).

Migranti 2016: gli effetti delle politiche europee

In Europa nuovi muri vengono costruiti o annunciati. Muri fisici, come quello che l’Ungheria intende ulteriormente rafforzare, o muri effettivi, come le crescenti difficoltà che i migranti stanno incontrando nello spostarsi in Europa, con effetti che vediamo da anni in luoghi come Calais in Francia, e più recentemente Ventimiglia e Como in Italia.

A proposito di Calais, la grande novità di ottobre è lo sgombero del campo noto come “la giungla”, un atto mediatico che però lascia aperti molti interrogativi su cosa ne sarà delle migliaia di persone che a Calais vivevano.

L’unica linea politica su cui gli Stati europei sembrano convergere è quella di impedire al maggior numero di persone possibile di arrivare a bussare alle proprie porte. L’Unione Europea sembra infatti intenzionata ad estendere il modello dell’accordo con la Turchia, e sta studiando accordi con paesi del Medio Oriente (il Libano, ad esempio) e dell’Africa (la Nigeria, ad esempio).

Di seguito tracciamo un quadro della situazione relativa al periodo gennaio – settembre 2016: i migranti in arrivo via mare nel 2016, la loro provenienza, i principali movimenti sulle rotte migratorie e il mutevole scenario di questo 2016.

Migranti 2016: arrivi al 30 settembre

Secondo i dati Unhcr, tra il 1 gennaio e il 30 settembre 2016 sono sbarcate in Europa 300.927 persone, di cui 166.749 (il 55,4%) in Grecia e 131.702 in Italia. 3.498 la tragica conta delle persone morte nell’attraversamento del Mediterraneo nel 2016.

I numeri del 2016 sono inferiori del 42% rispetto a quelli registrati nello stesso periodo del 2015, quando erano arrivate 520.042 persone. C’è da dire però che il 2015 è stato un anno record; i migranti arrivati nei primi nove mesi del 2016 hanno invece già superato quelli arrivati nel 2012, 2013 e 2014 messi insieme.

A settembre sono sbarcate sulle coste del Mediterraneo 19.872 persone, contro le oltre 160 mila di settembre 2015. La differenza è tutta nei flussi verso la Grecia, che si sono quasi azzerati dopo l’accordo con la Turchia e la chiusura della rotta balcanica. Sono poco più di tremila le persone arrivate in Grecia a settembre 2016.

In Italia nei primi nove mesi del 2015 arrivarono 132.071 persone. Nel 2016 siamo su flussi praticamente identici, 131.702 persone. 16.792 migranti sono sbarcati sulle coste italiane a settembre 2016, un numero inferiore di cinquemila unità rispetto al mese precedente, ma leggermente superiore rispetto ai 15.922 arrivi di settembre 2015.

Il flusso verso l’Italia si è notevolmente ridotto nella seconda metà del mese, quando sono arrivate non più di tremila persone. Verificheremo se il trend decrescente proseguirà anche nel mese di ottobre. Certo è che, come al solito peraltro, l’allarmismo scatenato su molti media a fine agosto era del tutto ingiustificato. La situazione di picco degli arrivi si è infatti limitata a pochi giorni tra fine agosto e inizio settembre, salvo poi rientrare nell’ordinarietà, considerando come ordinarietà il flusso di arrivi che interessa il nostro paese da ormai almeno un anno e mezzo.

E perché ci sono tutti questi movimenti dal 2015?

Ma quanti sono gli immigrati residenti in Italia e in Europa?

E quanti sono, irregolari compresi, gli stranieri presenti in Italia?

Le parole delle migrazioni: cosa intendiamo con migranti, rifugiati, richiedenti asilo, immigrati, profughi?</h2

Migranti 2016: paesi di provenienza al 30 settembre

I paesi di provenienza più rappresentati su scala europea rimangono ancora Siria (28%) e Afghanistan (14%). Sono tuttavia percentuali in costante declino da marzo 2016, visto che i migranti provenienti da questi due paesi arrivavano quasi esclusivamente in Grecia, dove non riesce ad arrivare quasi più nessuno.

In Italia la situazione è diversa, e sono soprattutto persone provenienti da paesi africani a sbarcare. Le provenienze più rappresentate nei circa 132 mila migranti fino a qui arrivati sono: Nigeria (19%), Eritrea (13%), Gambia, Sudan e Costa d’Avorio (7%), Guinea (6%), Somalia, Senegal e Mali (5%). Da maggio 2016 in avanti c’è stato un netto incremento di arrivi di persone provenienti da Nigeria ed Eritrea, con un lieve rallentamento a settembre, da verificare nei prossimi mesi.

Ad arrivare in Italia sono soprattutto uomini (il 70%), con una considerevole fetta di minori non accompagnati, in continua crescita (il 16% degli arrivi). La gran parte degli sbarchi avviene in Sicilia (il 69%), ma ci sono arrivi via mare anche in Calabria (il 16%), Puglia (l’8%) e Sardegna (il 4%).

Di seguito tracciamo un quadro della situazione relativa al periodo gennaio – agosto 2016: i migranti in arrivo via mare nel 2016, la loro provenienza, i principali movimenti sulle rotte migratorie e il mutevole scenario di questo 2016.

Migranti 2016: arrivi al 31 agosto

Secondo i dati Unhcr, tra il 1 gennaio e il 31 agosto 2016 sono sbarcate in Europa 281.055 persone, di cui 163.669 (il 58,3%) in Grecia e 114.910 in Italia. 3.169 la tragica conta delle persone morte nell’attraversamento del Mediterraneo nel 2016.

I numeri del 2016 sono inferiori del 21% rispetto a quelli registrati nello stesso periodo del 2015, quando erano arrivate 356.531 persone. C’è da dire però che il 2015 è stato un anno record; i migranti arrivati nei primi otto mesi del 2016 hanno invece già superato quelli arrivati nell’intero 2014, ma anche quelli del 2014 e 2013 messi insieme.

Ad agosto sono sbarcate sulle coste del Mediterraneo 24.736 persone, contro le oltre 130mila di agosto 2015. La differenza è tutta, o quasi, nei flussi verso la Grecia, che si sono quasi azzerati dopo l’accordo con la Turchia e la chiusura della rotta balcanica. Sono poco più di tremila le persone arrivate in Grecia ad agosto 2016, numero che segna comunque una netta ripresa rispetto ai mesi di maggio, giugno e luglio, quando non avevano superato le duemila unità.

In Italia nei primi otto mesi del 2015 arrivarono 116.149 persone. Nel 2016 siamo su flussi molto simili, 114.910 persone. 21.300 migranti sono sbarcati sulle coste italiane ad agosto 2016, contro i 22.600 dello scorso anno.

Il flusso verso l’Italia si è notevolmente incrementato negli ultimi giorni di agosto, con 8 dei 21mila migranti sbarcati negli ultimi due giorni del mese. La circostanza ha suscitato la solita ondata di sgomento nei media, che prevedono un settembre di fuoco. Simili allarmi tornano puntualmente a popolare le homepage dei maggiori quotidiani italiani, ma finora la situazione è sempre rientrata nei ranghi nel giro di pochi giorni.

Simili afflussi di persone concentrati in poco tempo generano certamente uno stress temporaneo sul sistema di accoglienza italiano, ma nel medio periodo non incidono in maniera significativa sulla presenza stabile di stranieri in italia.

Migranti 2016: paesi di provenienza al 31 agosto

I paesi di provenienza più rappresentati rimangono ancora Siria (30%), Afghanistan (16%) e Iraq (10%). Sono tuttavia percentuali in costante declino da marzo 2016, visto che i migranti provenienti da questi tre paesi arrivavano quasi esclusivamente in Grecia, dove non riesce ad arrivare quasi più nessuno.

In Italia la situazione è diversa, e sono soprattutto persone provenienti da paesi africani a sbarcare. Le provenienze più rappresentate nei circa 115mila migranti fino a qui arrivati sono: Nigeria (20%), Eritrea (12%), Gambia, Guinea, Sudan e Costa d’Avorio (7%), Somalia, Senegal e Mali (5%). Ad arrivare in Italia sono soprattutto uomini (il 70%), con una considerevole fetta di minori non accompagnati, in continua crescita (il 16% degli arrivi).

La gran parte degli sbarchi avviene in Sicilia (il 70%), ma ci sono arrivi via mare anche in Calabria (il 17%), Puglia (il 7,5%) e Sardegna (il 4%).

Migranti 2016: gli effetti delle politiche europee

Come già ampiamente anticipato, l’accordo tra Turchia ed Unione Europea ha (quasi) azzerato il flusso di migranti che approdava sulle isole greche dalle coste turche. Stiamo parlando, nel 90% dei casi, di persone provenienti dal teatro di guerra della Siria, oppure dall’instabilissimo Afghanistan e dall’Iraq funestato da decenni di guerre e terrorismi. Sono queste le persone che l’Europa ha deliberatamente scelto di escludere dalle proprie ricche città.

Da allora le politiche europee in tema di migrazioni sono praticamente ferme. La relocation ossia la ripartizione dei migranti fra i paesi europei, procede a ritmi ridicoli: solo duemila persone in nove mesi sono state trasferite da Grecia e Italia in altri paesi europei, mentre per essere applicato in pieno le persone rilocate dovrebbero essere seimila al mese.

L’unica linea politica su cui gli Stati europei sembrano convergere è quella di impedire al maggior numero di persone possibile di arrivare a bussare alle proprie porte. L’Unione Europea sembra infatti intenzionata ad estendere il modello dell’accordo con la Turchia, e sta studiando accordi con paesi del Medio Oriente (il Libano, ad esempio) e dell’Africa (la Nigeria, ad esempio).

Tutto pur di non avere fra i piedi persone che chiedono aiuto, protezione, un posto sicuro, come non ha mancato di sottolineare Medici Senza Frontiere, quando ha deciso di non accettare più finanziamenti né dall’UE né dagli stati membri:

L’Europa si sta concentrando non su come proteggere le persone ma su come tenerle lontane.

Luglio conferma il trend di giugno, che già aveva confermato il trend di maggio, che a sua volta aveva confermato il trend di aprile. L’entrata in vigore dell’accordo tra Unione Europea e Turchia e la chiusura della rotta balcanica hanno ridotto drasticamente gli arrivi in Grecia, ma anche in Italia, nonostante i continui allarmismi, il flusso dei migranti in arrivo nel 2016 è in linea con i dati del 2015.

Di seguito tracciamo un quadro della situazione relativa al periodo gennaio – luglio 2016: i migranti in arrivo via mare nel 2016, la loro provenienza, i principali movimenti sulle rotte migratorie e il mutevole scenario di questo 2016.

Migranti 2016: arrivi al 31 luglio

Secondo i dati Unhcr, tra il 1 gennaio e il 31 luglio 2016 sono sbarcate in Europa 256.319 persone, di cui 160.232 (il 62,5%) in Grecia e 93.611 in Italia. 3.083 la tragica conta delle persone morte nell’attraversamento del Mediterraneo nel 2016.

Per la prima volta dall’inizio dell’anno, i numeri del 2016 sono in diminuzione rispetto allo stesso periodo del 2015, quando erano arrivate 225.692 persone. Una diminuzione del 12%. A luglio sono sbarcate sulle coste del Mediterraneo 25.244 persone, contro le quasi 80mila del 2015.

Una diminuzione dovuta all’entrata in vigore dell’accordo tra Unione Europea e Turchia e alla chiusura della rotta balcanica, circostanze che hanno praticamente bloccato i flussi verso la Grecia. Sono solo 1.855 le persone arrivate in Grecia a luglio 2016, contro le 55mila di luglio 2015.

In Italia nei primi sette mesi del 2015 arrivarono 93.540 persone, praticamente lo stesso numero del 2016 (93.611). Circa 23mila migranti sono sbarcati sulle coste italiane a luglio 2016, anche qui lo stesso numero dello scorso anno.

Migranti 2016: paesi di provenienza al 31 luglio

Il 61% dei migranti che arriva via mare nel sud Europa arriva da tre paesi: Siria (33%), Afghanistan (17%), Iraq (11%). Sono percentuali in costante declino, basti pensare che fino a marzo 2016 i migranti provenienti da questi tre paesi rappresentavano l’85% degli arrivi. Come mai? Perché siriani, afghani e iracheni arrivavano quasi esclusivamente in Grecia, dove non riesce ad arrivare quasi più nessuno da metà marzo 2016.

In Italia la situazione è diversa, e sono soprattutto persone provenienti da paesi africani a sbarcare: Nigeria (17%), Eritrea (13%), Gambia (8%), Guinea, Sudan e Costa d’Avorio (7%), Somalia, Senegal e Mali (6%). Ad arrivare in Italia sono soprattutto uomini (il 70%), con una considerevole fetta di minori non accompagnati, in continua crescita (il 17% degli arrivi).

La gran parte degli sbarchi avviene in Sicilia (il 69%), ma ci sono arrivi via mare anche in Calabria (il 18%), Puglia (il 7%) e Sardegna (il 4%).

Migranti 2016: gli effetti delle politiche europee

La ormai famosa rotta balcanica, che portava i migranti a raggiungere Austria e Germania passando per Macedonia, Serbia, Croazia e Slovenia, ha funzionato a pieno ritmo fino a metà febbraio 2016, quando in media tra le duemila e le cinquemila persone al giorno passavano le diverse frontiere.

Poi ha chiuso completamente quando tutti i paesi hanno cominciato gradualmente a costruire barriere ai loro confini, o comunque ad impedire l’accesso dei profughi, che sono così rimasti bloccati in Grecia, nel famigerato accampamento di Idomeni, poi sgomberato.

A metà marzo è arrivato l’accordo tra Turchia ed Unione Europea a (quasi) azzerare il flusso di migranti che approdava sulle isole greche dalle coste turche. Stiamo parlando, nel 90% dei casi, di persone provenienti dal teatro di guerra della Siria, oppure dall’instabilissimo Afghanistan e dall’Iraq funestato da decenni di guerre e terrorismi. Sono queste le persone che l’Europa ha deliberatamente scelto di escludere dalle proprie ricche città. A che prezzo?

Molto alto. I profughi che si trovano in Turchia e che lì sono ora obbligati a rimanere dall’accordo voluto dall’Unione Europea sono soggetti a deportazioni di massa che qualsiasi trattato europeo ed internazionale considererebbe certamente illegali.

E l’Italia? Ha anche lei i suoi buchi neri. Lo Sprar, ossia il sistema nazionale di protezione di richiedenti asilo e rifugiati, si è imposto come best practice a livello europeo, grazie al sistema di accoglienza integrata e diffusa che negli anni ha saputo costruire. Tuttavia, la domanda supera strutturalmente l’offerta, generando situazioni di accoglienza informale ai limiti del rispetto della dignità umana. Particolarmente delicata è la situazione dei minori non accompagnati, che continuano ad arrivare numerosi sulle nostre coste, e per i quali le risposte sono spesso inadeguate.

Ma non tutto è perduto. Ci sono le azioni di salvataggio in mare della Guardia Costiera Italiana; ci sono le operazioni di recupero, identificazione e sepoltura dei 700 migranti morti nel naufragio dell’aprile 2015; ci sono, soprattutto, le relazioni tra persone, a tenere a galla l’umanità, come ben documentato dal film Fuocoammare, nel caso di Lampedusa.

Migranti 2016: la situazione al 30 giugno

Giugno conferma il trend di maggio, che già aveva confermato il trend di aprile. L’entrata in vigore dell’accordo tra Unione Europea e Turchia e la chiusura della rotta balcanica hanno ridotto drasticamente gli arrivi in Grecia, ma anche in Italia, nonostante i continui allarmismi, il flusso dei migranti in arrivo nel 2016 è in linea con i dati del 2015.

Di seguito tracciamo un quadro della situazione relativa al periodo gennaio – giugno 2016: i migranti in arrivo via mare nel 2016, la loro provenienza, i principali movimenti sulle rotte migratorie e il mutevole scenario di questo 2016.

Migranti 2016: arrivi al 30 giugno

Nei primi sei mesi del 2016 i flussi di persone in arrivo via mare sulle coste europee è in aumento, ma è un trend che sta rapidamente cambiando. Secondo i dati Unhcr, tra il 1 gennaio e il 30 giugno 2016 sono sbarcate in Europa 229.014 persone, di cui 158.311 (il 69%) in Grecia e 70.056 in Italia. 2.896 la tragica conta delle persone morte nell’attraversamento del Mediterraneo nel 2016.

I numeri sono in aumento rispetto allo stesso periodo del 2015, quando erano arrivate 147.259 persone. L’incremento negli arrivi è del 55%, ma le cose stanno rapidamente cambiando. Dal mese di aprile si registra un netto rallentamento: a giugno sono sbarcate sulle coste del Mediterraneo meno della metà delle persone sbarcate nel giugno 2015 (23mila contro 54mila).

Una diminuzione dovuta all’entrata in vigore dell’accordo tra Unione Europea e Turchia e alla chiusura della rotta balcanica, circostanze che hanno praticamente bloccato i flussi verso la Grecia. Sono solo 1.500 le persone arrivate in Grecia a giugno 2016, contro le 31mila di giugno 2015.

In Italia nei primi sei mesi del 2015 arrivarono 70.354 persone, praticamente lo stesso numero del 2016. Circa 22mila migranti sono sbarcati sulle coste italiane a giugno 2016, seicento in meno rispetto a giugno 2015.

Migranti 2016: paesi di provenienza

Il 68% dei migranti che arriva via mare nel sud Europa arriva da tre paesi: Siria (37%), Afghanistan (19%), Iraq (12%). Sono percentuali in costante declino, basti pensare che fino a marzo 2016 i migranti provenienti da questi tre paesi rappresentavano l’85% degli arrivi. Come mai? Perché siriani, afghani e iracheni arrivavano quasi esclusivamente in Grecia, dove non riesce ad arrivare quasi più nessuno da metà marzo 2016.

In Italia la situazione è diversa, e sono soprattutto persone provenienti da paesi africani a sbarcare: Eritrea (13%), Nigeria (12%), Gambia (8%), Somalia e Costa d’Avorio (7%), Guinea e Sudan (6%), a seguire Senegal e Mali. Ad arrivare in Italia sono soprattutto uomini (il 73%), con una considerevole fetta di minori non accompagnati (il 15% degli arrivi).

La gran parte degli sbarchi avviene in Sicilia (il 68%), ma ci sono arrivi via mare anche in Calabria (il 16%), Puglia (il 9%) e, in misura minima, in Sardegna e Campania.

Migranti 2016: la situazione al 31 maggio

L’Europa si sta chiudendo. Se il suo obiettivo è quello di tenere fuori dai propri confini le disgrazie e le speranze del mondo, beh, ci sta riuscendo. Accordi, barriere, controlli e respingimenti stanno effettivamente riducendo il numero di migranti in arrivo via mare.

Maggio conferma il trend di aprile. L’entrata in vigore dell’accordo tra Unione Europea e Turchia e la chiusura della rotta balcanica hanno ridotto drasticamente gli arrivi in Grecia, ma anche in Italia, nonostante i continui allarmismi, il flusso dei migranti in arrivo nel 2016 è in linea con i dati del 2015.

Di seguito tracciamo un quadro della situazione relativa al periodo gennaio – maggio 2016: i migranti in arrivo via mare nel 2016, la loro provenienza e i principali movimenti sulle rotte migratorie.

Migranti 2016: arrivi

Nei primi cinque mesi del 2016 i flussi di persone in arrivo via mare sulle coste europee è in aumento, ma è un trend che sta rapidamente cambiando. Secondo i dati Unhcr, tra il 1 gennaio e il 31 maggio 2016 sono sbarcate 205.280 persone, di cui 156.574 (il 76%) in Grecia e 47.810 in Italia. 2.510 sono finora le persone morte nell’attraversamento del Mediterraneo.

Si tratta di numeri in deciso aumento rispetto allo stesso periodo del 2015, quando erano arrivate 92.671 persone. L’incremento negli arrivi è dunque del 121%. Tuttavia nei mesi di aprile e maggio si è registrato un netto rallentamento: a maggio sono sbarcate sulle coste del Mediterraneo la metà delle persone sbarcate nel maggio 2015 (21mila contro 39mila).

Una diminuzione dovuta all’entrata in vigore dell’accordo tra Unione Europea e Turchia e alla chiusura della rotta balcanica, circostanze che hanno praticamente bloccato i flussi verso la Grecia. Sono solo 1.500 le persone arrivate in Grecia a maggio 2016, contro le 18mila di maggio 2015.

In Italia nei primi cinque mesi del 2015 arrivarono 47.463 persone, praticamente lo stesso numero del 2016. Circa ventimila migranti sono sbarcati sulle coste italiane a maggio 2016, poco meno che a maggio 2015 (21mila).

Migranti 2016: paesi di provenienza

Il 75% dei migranti arriva da tre paesi: Siria (41%), Afghanistan (21%), Iraq (13%). I migranti provenienti da questi tre paesi rappresentano addirittura l’89% degli arrivi in Grecia. Il quadro sta tuttavia rapidamente cambiando: siriani, iracheni e afghani non riescono più ad arrivare in Europa a seguito dell’accordo della Turchia, e gli sbarchi in Grecia si sono praticamente fermati da metà marzo 2016.

In Italia la situazione è diversa, e sono soprattutto persone provenienti da paesi africani a sbarcare: Nigeria (15%), Gambia (10%), Somalia (9%), Guinea, Eritrea e Costa d’Avorio (8%), a seguire Senegal e Mali.

Migranti 2016: la situazione in Italia

La ormai famosa rotta balcanica, che portava i migranti a raggiungere Austria e Germania passando per Macedonia, Serbia, Croazia e Slovenia, ha funzionato a pieno ritmo fino a metà febbraio 2016, quando in media tra le duemila e le cinquemila persone al giorno passavano le diverse frontiere.

Da metà febbraio 2016 la rotta balcanica è impraticabile. L’accampamento di Idomeni è stato sgomberato, ponendo fine alle speranze dei circa 10mila profughi che lo popolavano, trasferiti, se possibile, in sistemazioni ancora più vergognose.

Quanto all’Italia, nonostante i ripetuti allarmismi, gli sbarchi sono in linea con quelli dello scorso anno. La situazione è quindi strutturale, e parlare di emergenza appare davvero inopportuno. Gli arrivi, anzi, sono in diminuzione negli ultimi due mesi rispetto al 2015.

La criticità rimane la gestione di ingenti arrivi di persone che si concentrano in poche ore o pochi giorni, come successo a fine maggio. Nulla certo rispetto alla tragedia di chi in mare lascia la vita, già più di 2.500 nel solo 2016.

Migranti 2016: la situazione al 30 aprile

Aprile è stato il mese della svolta. L’entrata in vigore dell’accordo tra Unione Europea e Turchia e la chiusura della rotta balcanica hanno ridotto drasticamente gli arrivi in Grecia, ma anche in Italia, nonostante i continui allarmismi, il flusso dei migranti in arrivo nel 2016 è in linea con i dati del 2015, con un netto calo in aprile.

Non c’è traccia quindi di uno spostamento dei flussi dalla Grecia all’Italia, né ci sono segnali che facciano pensare a situazioni particolarmente gravose per il nostro paese a seguito della grottesca chiusura del Brennero annunciata dal governo austriaco per contrastare l’ascesa politica della destra.

Di seguito tracciamo un quadro della situazione relativa al periodo gennaio – aprile 2016: i migranti in arrivo via mare nel 2016, la loro provenienza e i principali movimenti sulle rotte migratorie.

Migranti 2016: arrivi al 30 aprile

Nel 2015 circa un milione di persone ha attraversato il Mediterraneo. Si tratta del dato più alto di sempre, pensate che erano 216mila nel 2014, 60mila nel 2013 e 22mila nel 2012. Di questo milione di persone, 856mila sono sbarcate in Grecia e 153mila in Italia.

Nei primi quattro mesi del 2016 la situazione è cambiata nella dimensione, ma non nella sostanza. Secondo i dati Unhcr, tra il 1 gennaio e il 30 aprile 2016 sono sbarcate 183.457 persone, di cui 154.661 (l’84%) in Grecia e 27.893 in Italia. 1.361 sono finora le persone morte nell’attraversamento del Mediterraneo.

Si tratta di numeri in deciso aumento rispetto allo stesso periodo del 2015, quando erano arrivate 53.109 persone. L’incremento negli arrivi è dunque del 247%. Tuttavia nel mese di aprile si è registrato un netto rallentamento: sono sbarcate sulle coste del Mediterraneo meno della metà delle persone sbarcate nell’aprile 2015 (12mila contro 29mila).

Una diminuzione dovuta all’entrata in vigore dell’accordo tra Unione Europea e Turchia e alla chiusura della rotta balcanica, circostanze che hanno praticamente bloccato i flussi verso la Grecia. Sono solo tremila le persone arrivate in Grecia ad aprile 2016, un quarto rispetto ai numeri del 2015. Nonostante questo deciso rallentamento, finora in Grecia è arrivato un numero di persone superiore del 500% rispetto agli arrivi dei primi quattro mesi del 2015.

In Italia nei primi quattro mesi del 2015 arrivarono 26.228 persone, contro le 27.893 del 2016 (+6%). Circa novemila migranti sono sbarcati sulle coste italiane ad aprile 2016, ne erano arrivati il doppio ad aprile 2015.

Migranti 2016: paesi di provenienza

L’80% dei migranti arriva da tre paesi: Siria (43%), Iraq (23%) e Afghanistan (14%). I migranti provenienti da questi tre paesi rappresentano addirittura il 91% degli arrivi in Grecia. Il quadro sta tuttavia rapidamente cambiando: siriani, iracheni e afghani non riescono più ad arrivare in Europa a seguito dell’accordo della Turchia.

In Italia la situazione è diversa, e sono soprattutto persone provenienti da paesi africani a sbarcare: Nigeria (18%), Gambia (12%), Senegal (9%), Mali, Guinea, Somalia e Costa d’Avorio (8%), a seguire Marocco e Sudan.

Sono completamente scomparsi dal quadro gli eritrei, che pure erano il gruppo più numeroso nel 2015 (26%). Cosa è successo? Non risultano miglioramenti nella situazione del paese, né si ha notizia di accordi ufficiali sul modello Turchia.

A giugno 2015 era circolata la notizia di trattative segrete in corso tra l’Unione Europea e il governo eritreo per la chiusura delle frontiere in cambio di denaro. Da allora il silenzio, non si sa quindi se quelle trattative siano proseguite, né se siano all’origine al blocco dei flussi migratori dall’Eritrea.

Migranti 2016: rotte

La ormai famosa rotta balcanica, che portava i migranti a raggiungere Austria e Germania passando per Macedonia, Serbia, Croazia e Slovenia, ha funzionato a pieno ritmo fino a metà febbraio 2016, quando in media tra le duemila e le cinquemila persone al giorno passavano le diverse frontiere.

Da metà febbraio 2016 la rotta balcanica è impraticabile. Le frontiere sono chiuse. Lo hanno fatto praticamente tutti i paesi coinvolti, a partire dalla Macedonia, bloccando decine di migliaia di profughi in Grecia, soprattutto nell’ormai noto accampamento di Idomeni, al confine tra i due paesi. Idomeni è il tappo d’Europa, dove sono ammassate circa 10-15 mila persone, nella speranza che la frontiera macedone riapra.

Quanto alla tanto chiacchierata rotta italiana, che vedrebbe centinaia di migliaia di profughi attraversare il nostro paese per andare verso Austria, Germania, Svezia e Francia, finora non se ne vede traccia. Gli sbarchi in Italia non aumentano, anzi hanno subito un rallentamento ad aprile.

L’Austria sta costruendo una barriera al confine del Brennero, e intende intensificare i controlli delle persone in entrata a partire, probabilmente, da fine maggio. Questo creerà inevitabilmente un tappo, rallentando il cammino di alcuni migranti e costringendoli a rimanere fermi più del previsto in Italia. Tuttavia al momento i numeri non sembrano essere così significativi, e siamo ben lontani dagli scenari biblici visti in Grecia negli ultimi mesi.

Migranti 2016: la situazione al 31 marzo

Il 2016 è cominciato come il 2015 è finito. Grandi afflussi di migranti via mare in Europa, soprattutto dalla Turchia alla Grecia. Eppure, la sensazione è che siamo a un punto di svolta. La chiusura delle frontiere lungo la rotta balcanica ha generato il mostro Idomeni e di fatto intrappolato in Grecia decine di migliaia di persone.

L’accordo tra Unione Europea e Turchia siglato il 17 marzo 2016 rappresenta, almeno in teoria, la pietra tombale sulla rotta balcanica, costringendo i migranti che vogliono fare domanda di asilo a presentarla in Grecia, pena il respingimento in Turchia.

Gli effetti di questa nuova situazione si sono già fatti sentire a fine marzo 2016, quando gli arrivi in Grecia sono calati drasticamente. Li potremo tuttavia valutare compiutamente solo nei prossimi mesi, cosa che faremo monitorando periodicamente la situazione.

Migranti 2016: arrivi nel primo trimestre

Nel 2015 circa un milione di persone ha attraversato il Mediterraneo. Si tratta del dato più alto di sempre, pensate che erano 216 mila nel 2014, 60 mila nel 2013 e 22 mila nel 2012. Di questo milione di persone, 856 mila sono sbarcate in Grecia e 153 mila in Italia.

Nel primo trimestre del 2016 la situazione è cambiata nella dimensione, ma non nella sostanza. Secondo i dati Unhcr, tra il 1 gennaio e il 31 marzo 2016 sono sbarcate 170.125 persone, di cui 150.703 (l’88%) in Grecia e 18.784 in Italia. 617 sono finora le persone morte nell’attraversamento del Mediterraneo.

Si tratta di numeri in deciso aumento rispetto al primo trimestre del 2015, quando erano arrivate 23.245 persone. Se l’incremento negli arrivi mantenesse questo ritmo (+630%), potrebbero arrivare in Europa fino a sette milioni di persone nel 2016.

Previsioni di questo tipo sono comunque del tutto senza senso, essendo i flussi migratori soggetti a variazioni anche repentine, ed essendo appena entrato in vigore il nefasto accordo tra Unione Europea e Turchia, che dovrebbe limitare l’afflusso di profughi da Siria, Iraq e Afghanistan, paesi di provenienza della maggior parte delle persone che arrivano in Grecia.

L’incremento negli arrivi di migranti è stratosferico in Grecia, dove nel primo trimestre 2015 arrivarono 12.441 persone, contro le 150.703 del primo trimestre 2016 (+1.111%). In Italia nei primi tre mesi del 2015 arrivarono 10.165 persone, contro le 18.784 del 2016 (+84%).

Migranti 2016: paesi di provenienza

L’85% dei migranti arriva da tre paesi: Siria (46%), Iraq (24%) e Afghanistan (15%). I migranti provenienti da questi tre paesi rappresentano addirittura il 91% degli arrivi in Grecia.

In Italia la situazione è diversa, e sono soprattutto persone provenienti da paesi africani a sbarcare: Nigeria (18%), Gambia (15%), Senegal (10%), Mali (9%), Guinea e Costa d’Avorio (8%), a seguire Marocco, Somalia, Sudan e Camerun.

Migranti 2016: rotte

La ormai famosa rotta balcanica, che portava i migranti a raggiungere Austria e Germania passando per Macedonia, Serbia, Croazia e Slovenia, ha funzionato a pieno ritmo fino a metà febbraio 2016, quando in media tra le duemila e le cinquemila persone al giorno passavano le diverse frontiere.

Da metà febbraio 2016 la rotta balcanica è impraticabile. Le frontiere sono chiuse. Lo hanno fatto praticamente tutti i paesi coinvolti, a partire dalla Macedonia, bloccando decine di migliaia di profughi in Grecia, soprattutto nell’ormai noto accampamento di Idomeni, al confine tra i due paesi. Idomeni è il tappo d’Europa, dove sono ammassate circa 10-15 mila persone, nella speranza che la frontiera macedone riapra.

La chiusura delle frontiere e l’accordo tra Unione Europea e Turchia hanno scoraggiato molti migranti, soprattutto i siriani, che stanno alla finestra (cioè, in Turchia) in attesa di capire se la rotta balcanica sarà effettivamente chiusa per sempre.

Tre possibili rotte alternative, di cui si parla, vedrebbero i profughi in fuga dalla Siria tentare l’approdo in Italia passando per l’Albania, per la Libia o direttamente dalla Turchia.

Al momento comunque non si registrano movimenti particolari su queste rotte. L’incremento negli arrivi ha riguardato, è vero, soprattutto la seconda metà di marzo, ma si tratta di rotte e migranti “tradizionali”, provenienti cioè dall’Africa subsahariana attraverso la Libia.

Alcune delle persone che arrivano in Italia dall’Africa tentano di arrivare nei paesi del nord Europa attraversando le frontiere al Brennero o a Ventimiglia. A febbraio 2016 l’Austria ha reintrodotto una politica di gestione dei confini (Brennero compreso) allo scopo di limitare l’ingresso di migranti sul suo territorio.

Al momento né questa decisione, né la chiusura della rotta balcanica hanno impattato sul numero di persone che arrivano e transitano in Italia. Si parla di un’Italia costretta a gestire numeri crescenti di migranti nel corso del 2016, ma la situazione appare davvero imprevedibile.

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