Quante persone migranti sono arrivate nel 2020?67 min read

12 Gennaio 2021 Dati migrazioni -

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Sociologo

Quante persone migranti sono arrivate nel 2020?67 min read

Reading Time: 50 minutes

Migranti 2020: i numeri in Italia al 31 maggio

Nei primi cinque mesi del 2020 sono sbarcate in Italia 5.123 persone, un incremento del 218% rispetto allo stesso periodo 2019, quando arrivarono 1.600 persone. A maggio sono arrivate 1.654 persone, dato in netta crescita rispetto ai mesi precedenti (come è normale che sia, andando verso l’estate), ma anche rispetto a maggio 2019, quando arrivarono 782 persone. A maggio 2018 però gli arrivi erano quattromila.

Se prendiamo gli ultimi 12 mesi – esercizio più significativo che non paragonare gli anni solari o i singoli mesi – passiamo dagli 11.502 arrivi tra il 1 giugno 2018 e il 31 maggio 2019 ai 22.953 arrivi del periodo 1 giugno 2019 – 31 maggio 2020, un aumento del 100%.

arrivi a maggio 2020

Tra i paesi di provenienza negli ultimi 12 mesi sono arrivate persone da Tunisia (2,9 mila persone, 13% del totale) seguite da Costa d’Avorio (1,7 mila persone, 8%), Bangladesh, Algeria, Pakistan, Iraq e Sudan.

Nei primi cinque mesi del 2020 sono in grande crescita gli arrivi di persone da Bangladesh e Costa d’Avorio, in diminuzione invece gli arrivi da Pakistan e Iraq.

Quanto al genere e all’età delle persone sbarcate, il 68% delle persone arrivate sulle coste italiane negli ultimi 12 mesi è di sesso maschile, le donne sono il 10%, i minori il 22% – in buona parte minori non accompagnati. Nel 2020 stiamo assistendo a un calo della percentuale di uomini, con maggiore presenza di donne e minori.

Migranti 2020: i numeri in Europa al 31 maggio

Se consideriamo gli arrivi in tutta l’area del Mediterraneo, nei primi cinque mesi del 2020 sono arrivati via Mediterraneo in Europa circa 25 mila migranti, nello stesso periodo del 2019 furono 28 mila.

arrivi in europa maggio 2020

La Grecia continua ad essere l’approdo più significativo, con 9.917 arrivi nel 2020, di cui 7,9 mila via mare e duemila via terra attraverso il delta del fiume Evros tra Turchia e Grecia. È un dato inferiore ai primi cinque mesi del 2019, quando arrivarono 14 mila persone. In particolare, c’è stato un netto calo di arrivi ad aprile e maggio, dopo che la Turchia ha ripreso a vigilare sulle partenze. In Grecia arrivano soprattutto afghani (il 40% degli arrivi) e siriani (25%).

In Spagna sono arrivate 7.607 persone nei primi cinque mesi del 2020, contro le 10,5 mila dello stesso periodo del 2019. Si tratta di persone che entrano in Spagna in buona parte via mare ma in parte anche via terra nelle enclave di Ceuta e Melilla confinanti con il Marocco. In Spagna arrivano persone provenienti dal Maghreb (soprattutto Marocco e Algeria) e dell’Africa subsahariana (Guinea, Mali, Costa d’Avorio, Senegal).

Vanno poi considerati anche i 1.700 arrivi registrati a Malta e i 500 registrati a Cipro.

Migranti 2020: strategie politiche

La trappola libica

La Libia è sempre stata una trappola per i migranti, una trappola infernale. In questi tempi di coronavirus tuttavia, lo è diventato se possibile ancora di più. Per le decine di migliaia di migranti rinchiusi nei centri di detenzione o in sistemazioni informali dalle organizzazioni che gestiscono il traffico all’incubo della guerra e delle torture si è aggiunto quello della pandemia. I casi accertati sono pochi ma c’è la sensazione che basti un piccolo focolaio per fare una strage.

A complicare la situazione, ci si sono messe anche Italia e Malta che, con la scusa della pandemia, si sono dichiarate “porto non sicuro”, una definizione ridicola visto che basterebbe mettere in quarantena le persone arrivate.

Fatto sta che le possibilità si sfuggire alla trappola si sono ancora più ridotte, e molti di coloro che partono vengono riportati indietro. Cosa succede in questi casi? Vengono portati in segrete gestite dai miliziani, in cui nessuno sa cosa succede.

La situazione tra Grecia e Turchia

In Grecia il pericolo, ancora non scampato, è che il coronavirus si diffonda nei campi profughi dove vivono ammassate e in condizioni sanitarie devastanti decine di migliaia di persone. A fine marzo si sono registrati due casi ufficiali di Covid-19 in due campi profughi vicino ad Atene, il rischio contagio di massa sembra essere stato però al momento scongiurato, anche perché è stato preso qualche timido provvedimento: ad aprile e maggio alcune centinaia di persone più vulnerabili sono state trasferite in hotel e altri alloggi d’emergenza.

Coronavirus a parte, la situazione in Grecia rimane esplosiva, da quando a fine febbraio Erdogan ha concretizzato la minaccia che da tempo sventolava, quella cioè di far saltare l’accordo siglato nel 2016 tra Unione Europea e Turchia affinché quest’ultima, in cambio di 6 miliardi di euro, trattenesse i profughi sul suo territorio.

Così, decine di migliaia di persone si sono ammassate al confine greco-turco, nei pressi di Kastanies, o hanno tentato l’attraversamento del breve tratto di mare che separa la costa turca dall’isola di Lesbo. Ci sono stati morti, scontri, umiliazioni, assalti fascisti, interventi violenti delle forze di polizia greche, gravi violazioni del diritto internazionale (con il governo greco che ha sospeso la possibilità di chiedere protezione internazionale per i nuovi arrivati).

A seguito di questi eventi, il numero di richiedenti asilo e persone migranti nei campi profughi in Grecia, già molto alto, è ulteriormente cresciuto: sarebbero centomila i richiedenti asilo presenti e 40 mila le persone ospitate (o detenute) nei campi profughi allestiti sulle isole e sulla terraferma.

Particolarmente esplosiva la situazione sulle isole (Lesbo, Chio, Samo, Kos, Leros) dove, a fronte di una capacità di accoglienza di seimila persone, sono presenti nei campi profughi oltre 37 mila persone. Il caso più noto è quello del campo di Moria, sull’isola di Lesbo: ventimila persone in uno spazio pensato per duemila.

Ora si è aggiunto un altro capitolo: secondo alcune testimonianze, alcuni migranti sarebbero stati illegalmente deportati in Turchia dalla polizia greca.

La strategia di Erdogan sembra aver raggiunto il suo obiettivo: l’Unione Europea, pur denunciando a parole l’operato turco, ha fatto capire che adeguerà il contributo versato alla Turchia in cambio del trattenimento dei migranti. Subito dopo la polizia turca ha ripreso a impedire le partenze di migranti dalle proprie coste.

La situazione sulla rotta balcanica

Con l’arrivo di migliaia di migranti in Grecia, si torna a parlare anche di rotta balcanica, quella che migliaia di persone hanno continuato ad attraversare in questi anni, 160 mila secondo alcune stime tra il 2016 e il 2019, disegnando traiettorie impensabili per superare i vari confini dei paesi balcanici e sperare di entrare in Austria, Germania, Italia.

La rotta è percorsa da persone provenienti da Afghanistan, Pakistan, Siria, Iran e Iraq, mentre Serbia, Bosnia e Croazia sono i paesi maggiormente interessati.

Un’altra situazione da monitorare è quella del confine tra Serbia e Romania. I passaggi lungo questo confine sono cresciuti dopo che l’Ungheria ha costruito recinzioni sempre più efficaci per impedire l’accesso dei migranti. D’altra parte la Romania è sempre un paese dell’Unione Europea, anche se non certo il più ambito dai migranti. Le condizioni di accoglienza in Romania sono tuttavia molto precarie, e solo pochissime persone sono destinate ad ottenere la protezione internazionale che concederà poi loro di muoversi anche in altri paesi UE.

Tutti i numeri sugli stranieri in Italia, li trovate qui

Qui invece le parole delle migrazioni: cosa intendiamo con migranti, rifugiati, richiedenti asilo, immigrati, profughi?

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Sociologo, lavora come progettista e project manager per Sineglossa. Per Le Nius è responsabile editoriale, autore e formatore. Crede nell'amore e ha una vera passione per i treni. fabio@lenius.it
16 Commenti
  1. Stefano Merlini

    in percentuale meno morti in mare, ma numeri relativi più morti, glielo spieghi a chi muore che le percentuali sono diminuite. Che ipocrisia. Secondo lei meglio 100 morti su 1000 partenti oppure 200 su 5000. La cosa migliore per me è meno morti in termini numerici.

    • Fabio Colombo

      Buongiorno Stefano, non c'è un meglio o un peggio, entrambi i dati - come su tutti i temi - hanno qualcosa da dire.

      • IB

        Nell'articolo leggo: "Un conteggio certamente sottostimato e che sarebbe molto più alto se non fosse per l’operato delle navi umanitarie delle ong". In base a cosa lo affermate?Le persone di cui parliamo pagano anche 10'000 dollari ( https://bit.ly/3dkPPAH , http://bit.ly/2XBuNKb ) per andare volutamente in Libia. Poi salgono su gommoni che materialmente non possono navigare più di 200km. Quindi, necessariamente, fanno affidamento ai soccorsi in mare. Più persone vengono salvate, più ne accorreranno in Libia per tentarci (come è successo nel 2016 e 2017).Sappiamo bene che tutti i migranti sbarcano con uno smart phone. Lo leggevano già nel rapporto UNHCR del 2017 ( http://bit.ly/2wBJI7n ). "A large majority of refugees and migrants interviewed in Libya had access to a functioning phone at all times" Senza neanche ipotizzare collusione tra ONG e trafficanti, è sufficiente usare vesselfinder per capire se è il momento giusto per entrare in mare con i gommoniIn altri termini, c'è un meccanismo premiante del rischio (pull factor) che va spezzato. Occorre salvare tutti, ma riportarli in campi UNHCR in Libia o, preferibilmente, in Tunisia. Le persone, come successo alle fine del 2017, inizieranno a spostarsi su altre rotte, come mostrano i dati 2018-9-20.Ho già letto le varie ricerche che negano il pull factor, ma le ritengo pretestuose. Basta un argomento: i gommoni usati non possono raggiungere l'Italia. Quindi non c'è alternativa alle navi e se partissero a prescindere dalla presenza di navi, ci sarebbero decine di volte i morti che si contano.Quindi, in ultima analisi, ritengo che le ONG abbiano l'effetto opposto a quello che dite sul numero di morti in mare.

        • Fabio Colombo

          Buongiorno, che non ci sia alcuna correlazione tra presenza di navi umanitarie e partenze, e che quindi la presenza di navi umanitarie non sia un pull factor è stato ampiamente dimostrato (https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/migrazioni-nel-mediterraneo-tutti-i-numeri-24892)

          • IB

            Grazie per la risposta, ma penso di aver già anticipato la sua risposta (" i gommoni usati non possono raggiungere l'Italia").I migranti usano gommoni cinesi e non caricano carburante sufficiente per arrivare a Lampedusa. Quindi non ci sono dubbi sul fatto che l'uso delle navi di passaggio sia necessario e non opzionale. Questo non è oggetto di discussione.I migranti hanno dimostrato di conoscere le nostre leggi meglio di noi (ad esempio "pèrdono" il passaporto se vengono in Italia, ma non fanno altrettanto se vanno alle Canarie. Quindi, è chiaro che hanno imparato a usare VesselFinder e telefoni satellitari molto prima di Luca Donadel.Facciamo l'ipotesi inversa. I migranti partono a prescindere dalla presenza di qualunque nave in mare, ma sappiamo che non hanno carburante sufficiente a raggiungere Lampedura. Che fine fanno? Dobbiamo credere che si comportino come Lemmings pur avendo gli strumenti per evitarlo? Oppure il dato omesso è che sfruttano navi delle missioni internazionali, navi di passaggio, "navi madri" etc.Quindi l'analisi statistica sta facendo cherry picking, altrimenti l'analisti, vedendo le discrepante, avrebbe cercato di spiegarle. Il bias è chiaro, l'articolo vuole solo smentire l'ipotesi di collusione. Ipotesi che però è indipendente da quella del pull factor. Per questo motivi l'articolo che linka è inattendibile.

  2. Stefano Merlini

    Questo è vero, però per me meno morti ci sono e meglio è. Poi ovvio che se si riuscisse ad avere zero persone morte sarebbe un successo. Ma si potrà ottenere, solo garantendo un futuro a tutti nel proprio paese, in modo che nessuno sia costretto a migrare. La realtà però mi sembra che si investa pochissimo per questo, anche da parte di molte associazioni umanitarie e ong.

    • IB

      "La realtà però mi sembra che si investa pochissimo" Non mi sembra che non sia esattamente così.Buccini, Goffredo. "Italiani e no". Un libro che potremmo definire "pro immigrazione". Pagina 215: "L’Unione europea è già da tempo il maggior contributore per l’Africa (con il 45 per cento degli aiuti complessivi), solo nel 2012 le ha fornito 681 milioni di euro, la metà dei quali per assistenza umanitaria {...} la Cina effettua investimenti diretti per circa 40 miliardi di euro, quelli europei sono sei volte tanto, e cioè oltre 220 miliardi di euro. {...} il famoso «Piano Marshall per l’Africa», evocato da qualsiasi politico europeo a corto di idee ma che, numeri alla mano, noi abbiamo già versato varie volte all’Africa. In cinquant’anni sono piovuti sul continente almeno 1500 MILIARDI DI DOLLARI, a fronte dei 13 in quattro anni che gli americani ci destinarono nell’originale Piano Marshall del dopoguerra, equivalenti a un centinaio di miliardi di oggi"Le cause dell'immigrazione non si possono ricondurre alla semplice povertà o alla mancanza di investimenti, a cominciare dal fatto che non emigrano i più poveri (http://bit.ly/2nVTtMJ). Lo dimostra il fatto che ogni anno emigrano più di 100mila italiano.Relativamente ai paesi poveri, si parla di gobba migratoria: http://ftp.iza.org/dp8592.pdf https://bit.ly/2JZCXmp

  3. francesco

    Come mai non si riesce ad arrivare ad una politica comune europea? i migranti , dai dati che si leggono, arrivano in spagna, grecia e italia che sono le economie più deboli. Che fa ad esempio la Francia, la Germania, l'Austria e il nord Europa?

    • Fabio Colombo

      Buongiorno Francesco, grazie della domanda. Quello della politica comune in materia di migrazioni e asilo è un tema aperto da decenni. Purtroppo non si arriva ad un accordo tra gli Stati. Attenzione alla lettura dei dati: in Grecia, Italia e Spagna arrivano i migranti via mare, ma in realtà paesi come Germania, Svezia, Belgio, Austria accolgono molti più immigrati che vengono via terra, ed è anche questo il motivo per cui molti paesi sono restii alla distribuzione dei migranti che arrivano via mare. Vedi più info in questi articoli: https://www.lenius.it/quanti-sono-gli-immigrati-in-italia-e-in-europa/ https://www.lenius.it/quanti-sono-i-rifugiati-in-italia-e-in-europa/

      • IB

        Dissento. C'è un'esplicita, anche non se pubblicizzata, visione comune che è iniziata dal 2001 con la direttiva 51/2001. Cioè la direttiva che impedisce a un bengalese di arrivare in aereo e lo obbliga a prendere l'aereo fino a Istanbul, per poi andare in Libia e, da lì, "farsi salvare in mare".20 anni fa hanno capito che tutte le leggi, trattati e accordi etc europei fondano le radici nelle ceneri della seconda guerra mondiale. Queste sono "troppo garantiste". Succedeva infatti che gli immigrati arrivavano con un visto turistico, ma non si riusciva a rimpatriarli. Quindi l'unico modo è far sì che non arrivino proprio. L'accordo non scritto è di spostare il problema sempre più lontano dal proprio confine.Per questo motivo, la Germania, dopo il "venite tutti", ha imposto all'Europa di pagare Erdogan per bloccare i migranti. L'Italia fa lo stesso con la Libia. La Francia rimpalla a ventimiglia. Giungla di Calais. Dublinati. La Spagna ignora il non-refoulment a Melilla. La Francia ha 5000 militari in Niger a presidiare il crocevia dei migranti. Altre nazioni alzano i muri. Sono tutte azioni con quello stesso fine.Quello che scrive lei riguarda solo lo specifico aspetto della ridistribuzione che però è vista come fumo negli occhi per diversi motivi: Il primo è sicuramente quello che dice. Ad esempio, se guardiamo i dati 2019 e usiamo le regole ipotetiche di Dublino IV ( http://bit.ly/36TZf4G ), l'Italia avrebbe preso migranti invece di darne, ma i veri aspetti cruciali sono l'automatismo che implica la perdita di sovranità dei confini. Poi, ancora più importante, c'è il rischio che paesi come Grecia e Malta potrebbero anche aprire le frontiere contando sul fatto che poi gliene spetterebbero meno rispetto a Francia, Germania, Italia e Spagna. Ciò va visto anche considerando l'inarrestabile crescita demografica africana. Ridistribuire non risolve il problema, si limita a diluirlo, ma in prospettiva potrebbe anche peggiorarlo.

  4. Muhammad

    Ciao posso chiedere io sono in italia da 2014 e evevo il permesso di soggiorno richesta asilo e 2018 corte di appello ha diciso di darmi il permesso sussidiaria poi lo fatto convertire il motivo lavoro adesso io posso fare domanda per carta soggiorno il tempo di 5 anni si conta da 2014 o da 2018 quando ho presso il permesso mi conseglia perfavore

    • Davide Fracasso

      Ciao Muhammad, dunque il conteggio dei 5 anni dovrebbe partire da quando hai un permesso di soggiorno, anche se x richiesta asilo, quindi nel tuo caso dal 2014. Non so dirti con certezza se dovranno anche verificare la residenza, ma non credo.

  5. erasmus appiah

    salve vorrei chiedere una domanda, io che lavoro come un dipendente di un azienda petrolifera come benzinaio ⛽️ posso fare la richiesta del flusso decreto 2020 per mio fratello che si trovo in africa oppure spetta a determinate categorie di lavoro, o esclusivamente i datori di lavoro . mi faccia sapere grazie mille

    • Fabio Colombo

      Buongiorno Erasmus, in generale è il datore di lavoro che può fare richiesta insieme alla persona, non un parente. Però ti consigliamo di chiedere a uno sportello di informazioni come ad esempio CGIL, CISL, ACLI oppure qualche associazione per migranti della tua città di residenza.

  6. Patrizia Zaccarelli

    Quanto di parte l'articolo. Per tua informazione: richiedente asilo e rifugiato e' la stessa cosa, ma visto i dati che tu stesso metti in chiaro, 30% arrivi di 70 % uomoni tunisini, non vedo come questi rientrino in categorie di "rifugiato" o "richiedenti asilo", sono semplicemente clandestini che ogni paese al mondo o farebbe entrare. La rimozione del decreto Salvini e' una vergogna. L'italia e' letterlmente invasa da una massa di uomini immigrati illegali di cui non si sa ninente. ma cosa parlate di richiedenti asilo o aiuti umanitari?!!! sono clandestini che non devono entrare!!!

    • Fabio Colombo

      Buongiorno Patrizia, l'articolo riporta i dati delle persone in arrivo, non occupandosi delle distinzioni giuridiche che introduci nel tuo commento. Non lo fa perché nel momento in cui le persone sbarcano, è semplicemente impossibile farle. Se la persona avrà diritto o meno all'asilo politico, o comunque a restare legalmente in Italia, lo si stabilisce secondo procedure regolate dal diritto internazionale, non certo nei commenti a un articolo.

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