Giovani NEET: chi e quanti sono in Italia e in Europa?27 min read

22 Agosto 2022 Giovani -

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Sociologo

Giovani NEET: chi e quanti sono in Italia e in Europa?27 min read

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Giovani NEET: quanti sono in Italia ed Europa dati 2015

Intanto, una precisazione. Cosa intendiamo per giovani? Eurostat, la nostra principale fonti di dati, ci consente di scegliere tra diverse fasce di età. Scegliamo quella dai 15 ai 29 anni. Ci sembra la più adeguata per leggere il fenomeno, comprendendo sia i giovani in fascia scolare che quelli potenzialmente già in fascia lavorativa.

Come siamo messi quindi rispetto al resto d’Europa? Così, secondo i dati Eurostat relativi al 2015.

giovani neet europa

Già, siamo il paese europeo con la più alta percentuale di giovani NEET. Un italiano su quattro tra i 15 e i 29 anni non lavora, né studia, né si sta formando. La media europea è del 14,8%.

Come è evoluto invece il fenomeno nel tempo? I dati Eurostat sono disponibili dal 2004 e da quell’anno, in cui eravamo al 19,6%, il dato è sceso fino al 18,8% del 2007 ed è poi salito vertiginosamente fino al 26,2% del 2014. Infine, una flessione dello 0,5% nell’ultimo anno.

In fondo all’articolo trovate la tabellina relativa a tutti i paesi europei. Qui preme solo segnalare che la tendenza generale è quella di un aumento della percentuale di giovani NEET nei paesi dell’Europa mediterranea (Italia, Grecia, Portogallo, Spagna) e una stabilizzazione, quando non un decremento, del fenomeno nel resto d’Europa. Questo significa che non ci sono tendenze globali in atto ovunque, ma contesti più favorevoli e altri meno.

Giovani NEET: i dati in Europa 2015

giovani neet

Fonte: Eurostat

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Sociologo, lavora come progettista e project manager per Sineglossa. Per Le Nius è responsabile editoriale, autore e formatore. Crede nell'amore e ha una vera passione per i treni. fabio@lenius.it
7 Commenti
  1. Daniele

    In effetti io tra i 15 e 19 anni ero al liceo, ma dai 19 ai 24 non ho fatto sostanzialmente una mazza (nominalmente ero uno studente universitario, ma essendo iscritto a Lettere...)

    • Fabio Colombo

      in questo caso non rientravi tra le statistiche NEET, essendo iscritto all'Università

  2. dav1de

    Articolo interessantissimo. Personalmente sono stato NEET in America Latina, ed era un gran bel stare :)Domanda: la differenza tra disoccupato e NEET è data solo dall'età?

    • Fabio Colombo

      No. Ponendo come stabile una fascia di età (es. 16-24 anni) rientri fra i NEET se, oltre a essere disoccupato, non sei iscritto né a scuola né all'Università e nemmeno a percorsi formativi professionalizzanti. Infatti il dato sulla disoccupazione giovanile per quella fascia è più alto (40%). Il vero problema è che questo dato non distingue chi è disoccupato perché va a scuola e chi lo è perché non trova/non cerca lavoro. In questo senso il dato sui NEET è più significativo per leggere fenomeni che riguardano i giovani.

      • Lia

        Quello che scrive non è corretto, chi studia non viene considerato tra i disoccupati ma tra gli inattivi. Per ISTAT il disoccupato non è solo chi non lavora, ma chi sta cercando attivamente un'occupazione. Tutti i dati che lei ha citato sono di fonte ISTAT o EUROSTAT e i criteri di rilevazione sono gli stessi.

  3. Libero Labour

    Concordo con Fabio, infatti sul tema della disoccupazione giovanile i dati non sono "pacifici".https://www.lenius.it/disoccupazione-giovanile-italia/

  4. Barbara

    Leggendo questo articolo e rapportandomi con il mondo esterno devo dire che comprendo la dinamica giovanile. L'opportunità di crescita lavorativa in Italia è satura, anzi, più una persona è specializzata e intraprendente più viene declassata dalle società di selezione del personale. Sembra che questo stato, questa cultura "moderna" dia molta più sostanza e lavoro a una persona che non si pone poi così molte domande nella vita, che qualcuno che sia disposto a voler crescere e cambiare il mondo in cui siamo. Non è una questione di fare i preziosi, ma chi andrebbe mai a lavorare a nero o accettare stage a 300 euro al mese se ha passato gran parte della sua vita sui libri? se lo ritengono un insulto, non posso che dargli ragione. Il mercato del lavoro è cambiato è inutile negarlo e più ci avviciniamo a questo stereotipo di lavoro "macchina" più le persone risulteranno insoddisfatte e depresse nelle loro vite, motivo? perché stiamo andando contro natura.

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