Giovani NEET: chi e quanti sono in Italia e in Europa?27 min read
Reading Time: 21 minutesGiovani NEET: aggiornamento dati 2014
Eurostat ha aggiornato i dati sui giovani NEET al 2014. La percentuale di giovani tra i 15 e i 24 anni che non lavorano, non studiano e non fanno formazione in Italia è del 22,1%. Praticamente nessuna differenza rispetto al 2013, quando era al 22,2%. Rimaniamo dunque al primo posto in Europa in questa classifica. La Bulgaria rimane al secondo posto, ma con un miglioramento notevole (dal 21,6% del 2013 al 20,2% del 2014). Terza è la Grecia al 19,1%.
La maggioranza dei paesi europei ha visto diminuire la percentuale di giovani NEET tra il 2013 e il 2014, tanto che la media europea è passata dal 13% al 12,4%. La performance peggiore è quella del Lussemburgo, che passa dal 5% al 6,3%. Fa male anche la Finlandia, che dal 9,3% passa al 10,2%.
Vediamo ora i dati del 2013 e l’evoluzione storica del fenomeno dei giovani NEET in Italia e in Europa.
Giovani NEET: quanti sono in Italia ed Europa
Ma quanti sono questi giovani NEET? Gli ultimi dati sull’Italia li ha diffusi l’ISTAT, che ne calcola 3,7 milioni. Ma attenzione, l’ISTAT è di manica larga e considera la fascia 15-34 anni. A livello europeo invece solitamente si considera la fascia 15-24 anni. Una bella differenza, che però in questo caso, come vedremo, non cambia il succo della questione.
Addentriamoci nelle informazioni che abbiamo sul fenomeno con due operazioni che a noi di Le Nius piace fare: confrontarci con il resto d’Europa e vedere come è cambiata la situazione nel tempo.
Come siamo messi quindi rispetto al resto d’Europa? Così, secondo i dati Eurostat 2013.

Già, siamo il paese europeo con la più alta percentuale di giovani NEET. Un italiano su quattro tra i 15 e i 24 anni non lavora, né studia, né si sta formando. Questo potrebbe in linea di massima anche significare che un sacco di giovani italiani sono in giro per il mondo a godersi la vita. Oppure che sono depressi e chiusi in casa senza neanche più la spinta a studiare o cercare lavoro. O ancora che stanno lottando per trovare una via d’uscita dall’universo NEET senza trovarla. È il limite dei numeri, quello di non raccontarci le storie.
Come è evoluto invece il fenomeno nel tempo? I dati Eurostat sono disponibili dal 2002 e da quell’anno, in cui eravamo al 16,8%, il dato ha continuato a salire, salvo lievi oscillazioni, fino al 22,2% del 2013.

Fonte: Eurostat
Daniele
In effetti io tra i 15 e 19 anni ero al liceo, ma dai 19 ai 24 non ho fatto sostanzialmente una mazza (nominalmente ero uno studente universitario, ma essendo iscritto a Lettere...)
Fabio Colombo
in questo caso non rientravi tra le statistiche NEET, essendo iscritto all'Università
dav1de
Articolo interessantissimo. Personalmente sono stato NEET in America Latina, ed era un gran bel stare :)Domanda: la differenza tra disoccupato e NEET è data solo dall'età?
Fabio Colombo
No. Ponendo come stabile una fascia di età (es. 16-24 anni) rientri fra i NEET se, oltre a essere disoccupato, non sei iscritto né a scuola né all'Università e nemmeno a percorsi formativi professionalizzanti. Infatti il dato sulla disoccupazione giovanile per quella fascia è più alto (40%). Il vero problema è che questo dato non distingue chi è disoccupato perché va a scuola e chi lo è perché non trova/non cerca lavoro. In questo senso il dato sui NEET è più significativo per leggere fenomeni che riguardano i giovani.
Lia
Quello che scrive non è corretto, chi studia non viene considerato tra i disoccupati ma tra gli inattivi. Per ISTAT il disoccupato non è solo chi non lavora, ma chi sta cercando attivamente un'occupazione. Tutti i dati che lei ha citato sono di fonte ISTAT o EUROSTAT e i criteri di rilevazione sono gli stessi.
Libero Labour
Concordo con Fabio, infatti sul tema della disoccupazione giovanile i dati non sono "pacifici".https://www.lenius.it/disoccupazione-giovanile-italia/
Barbara
Leggendo questo articolo e rapportandomi con il mondo esterno devo dire che comprendo la dinamica giovanile. L'opportunità di crescita lavorativa in Italia è satura, anzi, più una persona è specializzata e intraprendente più viene declassata dalle società di selezione del personale. Sembra che questo stato, questa cultura "moderna" dia molta più sostanza e lavoro a una persona che non si pone poi così molte domande nella vita, che qualcuno che sia disposto a voler crescere e cambiare il mondo in cui siamo. Non è una questione di fare i preziosi, ma chi andrebbe mai a lavorare a nero o accettare stage a 300 euro al mese se ha passato gran parte della sua vita sui libri? se lo ritengono un insulto, non posso che dargli ragione. Il mercato del lavoro è cambiato è inutile negarlo e più ci avviciniamo a questo stereotipo di lavoro "macchina" più le persone risulteranno insoddisfatte e depresse nelle loro vite, motivo? perché stiamo andando contro natura.