Cos’è il microcredito, come nasce e come funziona in Italia8 min read
Reading Time: 6 minutesArticolo di Francesca Pallara, ricercatrice sui temi dell’impact investing all’Università di Bologna, impact finance incubation and acceleration specialist.
“Non si presta solo ai ricchi” è il titolo del primo libro di Maria Nowak, madre della microfinanza europea e fondatrice in Francia nel 1988 della prima organizzazione di microcredito europeo – l’Associazione per i diritti all’iniziativa economica. Ma cosa intendeva comunicare con questa espressione? Cos’è il microcredito? Come funziona in Italia?
Cos’è il microcredito
Il microcredito è un servizio di microfinanza. Il termine “microfinanza” fa riferimento all’insieme dei servizi e degli strumenti finanziari (credito, risparmio, assicurazione, leasing) rivolti ai soggetti “non bancabili”, ovvero esclusi dal mercato finanziario tradizionale a causa della loro condizione socio-economica. La microfinanza include la micro-assicurazione, il micro-leasing, l’housing microfinance e, appunto, il più diffuso “microcredito”.
Il microcredito consiste nella concessione di un capitale di ridotte dimensioni (“micro”) sottoforma di debito (“credito”). È uno strumento di “finanza inclusiva” o “finanza ad impatto sociale”, in quanto il prenditore ed il prestatore di fondi costruiscono una relazione di fiducia che non consiste in un mero passaggio di danaro ma che ha come obiettivo assicurare il diritto allo sviluppo e all’imprenditorialità per tutti coloro che altrimenti sarebbero esclusi da queste opportunità.
L’esclusione finanziaria è un tema ancora assolutamente centrale ed attuale. Basti pensare che, come riportato dal Global Findex Database, 1,7 miliardi di persone nel mondo nel 2017 non avevano nemmeno un conto bancario e nelle economie in via di sviluppo solo il 43% della popolazione aveva risparmi, e più del 20% prendeva capitali in prestito da familiari ed amici e non dal sistema bancario.
La difficoltà di accesso al credito tramite banche ed altre istituzioni finanziarie tradizionali riguarda anche i paesi occidentali. Ciò è stato sottolineato dal Rapporto sull’inclusione finanziaria 2020 di Banca Etica in riferimento all’Italia e alla Spagna, dove l’inclusione finanziaria risulta ancora molto lontana da livelli ritenuti adeguati e presenta numerose asimmetrie territoriali tra Nord e Sud dei paesi.
Come e quando nasce il microcredito
Il problema dell’inclusione finanziaria, delle disuguaglianze reddituali e patrimoniali e dell’accesso al credito, si acuisce in alcuni momenti storici. Proprio durante una durissima carestia che colpì il Bangladesh che nel 1974 Muhammad Yunus, il cosiddetto “Banchiere dei poveri”, ha dato vita alla Banca Grameen. Si tratta della prima esperienza internazionale di microcredito che gli è valsa il premio Nobel per la Pace nel 2006.
Esisteva una serie di esperienze pregresse di iniziative popolari in Africa, in Asia e nell’Europa del XV secolo. Ma è solo quando l’economista bengalese, capo del programma economico rurale dell’università di Chittagong, iniziò a prestare 27 dollari alle donne che costruivano cesti ed attivò differenti forme di credito verso gli abitanti dei villaggi rurali (“grameen” in lingua bangla) che nacque il microcredito nella sua accezione moderna.
Il successo del meccanismo del credito portò alla necessità di costituire una vera e propria banca che offrisse un sistema finanziario “antagonista”, come si legge nel libro autobiografico Il banchiere dei poveri: una banca rivolta ai poveri e non ai ricchi, che non chiede garanzie, che non vuole “sapere tutto dei suoi clienti ma solo l’impegno che ci metteranno” e che presta più alle donne che agli uomini.
Per questa ragione, il microcredito viene visto anche come un ottimo strumento a supporto del raggiungimento dell’obiettivo di sviluppo sostenibile 1 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, orientato a sconfiggere la povertà nel mondo.
Cos’è il microcredito oggi
In questi cinquant’anni, l’esatta definizione di cos’è il microcredito ha assunto sfumature differenti nei vari contesti: nei paesi in via di sviluppo è diventato una forma di accesso al credito su larga scala, infatti, in alcuni paesi gran parte della popolazione (circa 70-80%) è servita dalla microfinanza.
Nei paesi occidentali rappresenta, invece, uno strumento di finanziamento per le piccole e medie imprese che non trovano prodotti e servizi adeguati alle proprie esigenze nel mercato finanziario tradizionale o per tutti i soggetti che sono sprovvisti di garanzie.
Le differenze nei vari paesi fanno sì anche che i soggetti coinvolti, come prestatori di fondi nei paesi sviluppati, siano di vario tipo, come banche, istituzioni di microcredito, organizzazioni non governative, associazioni, enti pubblici, e che spesso, seppure il prodotto di microfinanza sia offerto da un soggetto privato, ad esempio una banca, ci sia anche il coinvolgimento di un attore pubblico a causa dell’alto costo dell’operazione in questi mercati.
Differenti sono anche i soggetti a cui il capitale viene concesso: è possibile definire i destinatari sulla base del mestiere (credito agricolo o casse artigianali), del reddito (solo per i più poveri), del genere (microcredito solo per le donne), della presenza o meno di garanzie, del supporto di cui si ha bisogno se solo finanziario o anche non finanziario, di monitoraggio, formazione, sviluppo dell’attività di impresa. In ogni caso, si tratta di uno strumento finanziario che non è esclusivamente indirizzato alle imprese ma che è a supporto anche delle persone.
Quello del microcredito è oggi ormai un vero e proprio mercato internazionale che, secondo le stime del Microfinance Barometer 2019, ha portato solo nel 2018 a servire circa 140 milioni di persone attraverso 916 istituzioni di microcredito. La crescita è particolarmente elevata in Europa, dove in un solo anno il numero di clienti attivi è cresciuto del 14% ed il portafoglio di microcrediti è aumentato del 15%.
Il potenziale di crescita è tuttavia ancora molto ampio, essendoci ancora un enorme divario tra l’offerta di microcredito e la domanda di finanziamento. Il successo di questo strumento finanziario ha anche portato a forme di abuso da parte di banche che usano il brand microcredito solo per entrare in nuovi mercati.
Il microcredito in Italia
In Italia, come in tutti i paesi europei, il microcredito è diventato uno strumento di politica economica che può garantire crescita e coesione sociale, riducendo le disuguaglianze reddituali e patrimoniali ed offrendo una soluzione alla crisi finanziaria-economica.
La crisi finanziaria del 2007-2009 ha comportato l’ampliarsi di fasce di povertà e marginalità e l’emergenza di nuovi bisogni sociali che hanno ulteriormente accentuato l’esigenza di sviluppo del microcredito, e ha allo stesso tempo posto numerosi interrogativi sul modo di “fare banca” delle istituzioni finanziarie, mettendo in crisi la fiducia dei clienti/consumatori verso queste istituzioni. Inoltre, gli investimenti in microcredito negli anni della crisi avevano mostrato una minore dipendenza dai mercati internazionali, costituendo un’ottima opportunità di investimento per le banche.
In questo contesto, in cui il problema del razionamento del credito si era estremamente acuito a discapito di poveri che non presentano un elevato grado di alfabetizzazione finanziaria e di documentazione adeguata e hanno poche garanzie, l’Italia ha istituito il microcredito con Decreto 17 ottobre 2014, n. 176, oggi, art. 111 del Testo Unico Bancario. Sulla base della definizione di cos’è il microcredito fornita dall’art. 111 del TUB, il microcredito in Italia assume una duplice configurazione.
Il microcredito imprenditoriale serve a sostenere soggetti in condizioni di temporanea vulnerabilità economica o sociale, che non sono in grado di fornire le necessarie garanzie per la restituzione del prestito e mira a favorire il diritto all’iniziativa economica delle persone. Il credito concesso può essere di massimo di 40 mila euro, non richiede garanzie reali ed è accompagnato da prestazione di servizi ausiliari di assistenza e monitoraggio dei soggetti finanziati. Questa forma di microcredito può essere concessa a lavoratori autonomi e imprese individuali titolari di partita iva da non più di 5 anni e con massimo cinque dipendenti e a società di persone, società tra professionisti, srl semplificate, società cooperative titolari di partita iva da non più di 5 anni e con massimo dieci dipendenti.
Il microcredito sociale serve per il consolidamento dell’autoimprenditorialità e per lo sviluppo di attività economiche locali e mira a contrastare il fenomeno della povertà e dell’esclusione sociale. Il prestito può essere al massimo di 10 mila euro, non sono previste garanzie reali ed è accompagnato da prestazione di servizi ausiliari di bilancio familiare.
La normativa ha anche portato alla nascita dell’Ente nazionale per il Microcredito, preposto al monitoraggio, promozione e controllo nell’ambito del microcredito e della microfinanza che autorizza tutti i soggetti italiani abilitati ad agire in questo ambito e definisce i soggetti che possono concedere microcrediti in Italia: banche convenzionate e soggetti specializzati nella sola attività di microcredito che dovranno iscriversi nel nuovo elenco previsto dall’art. 111 del TUB.
La sfida principale di queste attività è quella di creare un soggetto che offra ed eroghi microcrediti in condizioni di sostenibilità riuscendo, cioè, a coprire interamente i costi operativi attraverso l’erogazione dei crediti.
Come accedere al microcredito
I soggetti interessati al microcredito possono recarsi direttamente presso banche o enti di microcredito per richiedere un prestito con tutta la documentazione necessaria che, nel caso di un’attività d’impresa, include anche un piano economico-finanziario a tre anni su base mensile con conto economico, analisi di mercato ed analisi dei flussi di cassa. Altrimenti, possono decidere di essere accompagnati dai “facilitatori” che, per legge, possono al massimo chiedere come compenso l’1% del finanziamento qualora il credito venga erogato.
Stando ai dati dell’Ente Nazionale per il Microcredito aggiornati a maggio 2021, in Italia sono presenti 146 sportelli territoriali di microcredito, e da maggio 2015 sono state accolte 16.322 operazioni di cui 14.835 effettivamente erogate per 370 milioni di euro di finanziamenti.
La maggior parte dei finanziamenti (73%) è stata rivolta ad individui giovani (età compresa tra i 15 ed i 39 anni) e di nazionalità italiana (63%). Per diventare soggetti meritevoli di microcredito non bisogna operare in uno specifico settore o area geografica né avere garanzie reali, è necessario avere una consapevolezza del progetto che si vuole intraprendere ed una pianificazione dell’attività di impresa.
Tornando alla questione iniziale su che cos’è il microcredito, possiamo dire che esso vuole riportare il credito alla sua origine etimologica nelle lingue neolatine “credĭtum”, sinonimo di fiducia, cosa affidata, e consentire la concessione di capitale, sotto forma di prestito da restituire a tutti coloro che non vengono ritenuti “meritevoli di credito” dal sistema finanziario tradizionale.