True Detective: il successo di un gioiellino televisivo3 min read

4 Novembre 2014 Cultura -

True Detective: il successo di un gioiellino televisivo3 min read

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True Detective
@David WIlson

TRUE DETECTIVE – Che la produzione di serie televisive americane non abbia più un insormontabile rivale in quella cinematografica hollywoodiana è ormai un dato di fatto. Merito dei costi di realizzazione mediamente più bassi nonostante l’alta qualità di soggetti, regie e interpretazioni, della diffusione dello streaming legale come Netflix (purtroppo non ancora approdato in Italia) e di un conseguente aumento del pubblico che da questi gioiellini televisivi può essere raggiunto grazie al web, in barba ai palinsesti e agli abbonamenti pay-tv.

Questo trend degli ultimi anni ha avuto ripercussioni anche sulla carriera degli attori americani: non solo il fatto di raggiungere il successo attraverso una serie televisiva non è più considerato un deterrente per affacciarsi alla settima arte a testa alta (pensiamo a Katherine Heigl, un tempo la bella ed emotiva Izzie Stevens di Grey’s Anatomy, oggi acclamata protagonista di celebri commedie americane), ma addirittura alcuni grandi interpreti cinematografici trovano nella serie tv il mezzo per dare una bella sferzata ad una carriera un po’ ammuffita, conquistando la stima e l’affetto di pubblico e critica (come è accaduto ad esempio a Kevin Spacey, che dopo un periodo di assenza dal grande schermo è ricomparso alla grande con House of Cards, la cinica e spietata serie politica di cui persino Barack Obama è un grande fan).

E’ con questa lunga ma dovuta premessa che parlo oggi di True Detective, la serie antologica che ha letteralmente conquistato l’America e che ad ogni stagione rinnova trama e interpreti. Scritta da Nic Pizzolatto, ha debuttato il 12 gennaio 2014 sul canale americano via cavo HBO, i cui server sono stati mandati in tilt durante la trasmissione dell’ultima puntata per l’eccessivo numero di richieste di accesso alla rete, con conseguente interruzione dello streaming. Approdata in prima tv assoluta su Sky Atlantic dal 3 ottobre, è già sulla bocca di tutti gli appassionati di serie televisive, esattamente come accaduto per Breaking Bad, Il Trono di Spade o The Walking Dead.

Merito per prima cosa degli straordinari protagonisti degli 8 episodi di cui è composta la 1° stagione: parliamo nientepopodimeno che di Matthew McConaughey, vincitore dell’ultimo Oscar per Dallas Buyers Club, e di Woody Harrelson (candidato all’Oscar per Larry Flint e The Messenger), che interpretano rispettivamente i detective Rust Cohle e Marty Hart. I due burberi poliziotti americani intrecciano le loro vite per 17 anni, dal 1995 al 2012, alla caccia di un serial killer, raccontata attraverso archi temporali diversi e continui flashback.

ATTENZIONE: SPOILER. Sin dal primo episodio, quando i due protagonisti si ritrovano sulla scena di un terribile crimine rituale – l’omicidio della prostituta Dora Kelly Lange trovata nuda e inginocchiata di fronte a un albero con delle corna in testa, come un corpo offerto ad una qualche divinità – capiamo che l’indagine non è che il fil rouge della storia, ma vera protagonista è la psicologia dei personaggi, molto meno ovvia di quanto venga presentata nei primi minuti della prima puntata. I veri “detective” sono piuttosto gli spettatori, che episodio dopo episodio impareranno a conoscere segreti e debolezze dei protagonisti, sino a scoprire il motivo per il quale nel 2012, anno in cui il caso della prostituta verrà riaperto a seguito del ritrovamento del corpo di una donna in circostanze molto simili a quelle della Lange, non si parlano più ormai da 10 anni.

Se questa prima stagione ha conquistato ben 5 Emmy Awords (miglior regia, casting, fotografia, design di una sigla e trucco), le aspettative sulla seconda non possono che essere altrettante, soprattutto da quando sono stati resi noti i nomi dei protagonisti: Colin Farrel e Vince Vaughn.

Concludo lanciando una scommessa: riusciranno Farrel e Vaughn a conquistare anche il premio come migliori attori protagonisti?

Se vi chiedete come mai McConaughey e Harrelson non ci sono riusciti è presto detto: Bryan Cranston, l’acclamato Walter White di Breaking Bad, ha fatto piazza pulita anche quest’anno…

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A 10 anni ripetevo le formule magiche delle mie eroine dei cartoni animati credendo che mi sarei trasformata in qualcuno. Ma non è mai successo. Poi ho iniziato col teatro: mi commuovevo per gli attori. Ho creduto che avrei fatto quel mestiere. Ma non è mai successo. Dopo una laurea in Beni culturali e una specializzazione alla Paolo Grassi, vedo tutti gli spettacoli teatrali e dopo fatico a tornare in me. E questo succede sempre.
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