Rugby e tradizione: guida al Sei Nazioni 201711 min read
Reading Time: 9 minutesSei Nazioni 2017: l’Inghilterra
Da quando nel novembre 2015 Eddie Jones, il sanguigno tecnico australiano che ha fatto le fortune della nazionale giapponese, ha assunto l’incarico di commissario tecnico dell’Inghilterra, il quindici della rosa rossa non ha mai perso. Anche a costo di ricorrere a un gioco eccessivamente duro, ai limiti del regolamento, accompagnato da una spavalderia un po’ alta per gli standard rugbistici e per la tradizionale signorilità inglese (il capitano Dylan Hartley, di origini neozelandesi, ha vari episodi di scorrettezza alle spalle). Ma c’è poco da discutere: di questi tempi, l’Inghilterra è difficilissima da battere. Se lo ricordano bene gli italiani, che un anno fa all’Olimpico, dopo un discreto inizio, si sono ritrovati sotto di brutto senza quasi accorgersene.
L’Inghilterra, campione in carica con tanto di Grand Slam, è la favorita assoluta del Sei Nazioni 2017, forse solo l’Irlanda può insidiarla. Le uniche incognite provengono dagli infortuni, che hanno condizionato le convocazioni, ma resta un team più che completo in ogni reparto. Nel ranking mondiale gli inglesi sono secondi, alle spalle degli All Blacks. Coach Jones chiede a tutti una leadership ancor più forte e in preparazione ha fatto ricorso a sistemi poco convenzionali come l’impiego di tecniche di wrestling e arti marziali. L’Italia farà visita al tempio di Twickenham, il più prestigioso stadio di rugby al mondo, il 26 febbraio.