Rugby e tradizione: guida al Sei Nazioni 201711 min read
Reading Time: 9 minutesSei Nazioni 2017: l’Irlanda
Nel test match di novembre giocato nell’inusuale Chicago, l’Irlanda ha ottenuto uno storico successo sugli All Blacks. Nonostante un Sei Nazioni 2016 non eccelso (in cui ha comunque inflitto all’Italia un impietoso 58-15) e nonostante il rinnovamento dopo il ritiro di O’Driscoll e della vecchia guardia, la vittoria sulla Nuova Zelanda ribadisce che l’Irlanda resta una delle più forti del mondo, quarta nel ranking. La nazionale del trifoglio, quest’anno, è data per seconda solo all’Inghilterra e per l’Italia il pronostico dell’11 febbraio, nonostante si giochi a Roma, appare chiuso. Forte di un sistema funzionante che continua a sfornare talenti importanti e versatili come il mediano d’apertura Carbery, quello di mischia Marmion e il centro Ringrose, il nucleo è composto da giocatori affermati come Murray, Sexton (in dubbio), Trimble, Zibo, Henshaw, O’Brien e capitan Best.
Il ct neozelandese Joe Schmidt guida un gruppo forte e in crescita, che pratica un gioco con grandissima disciplina, è insomma una solidissima realtà. Qualche difficoltà può arrivare dal calendario che propina subito due trasferte. Sul piano della tradizione, immutato il fascino della nazionale che rappresenta l’Irlanda unita, compresa quella del Nord: infatti ha un suo inno (il breve ma emozionante Ireland’s Call) e una sua bandiera. L’Aviva Stadium, aperto nel 2010, è un’astronave che svetta sui tetti di Dublino senza perdere un minimo di eleganza. I verdi hanno vinto il torneo nel 2009, 2014 e 2015.