Riforma Pubblica Amministrazione: le proposte di Renzi5 min read

1 Aprile 2015 Politica Politica interna -

Riforma Pubblica Amministrazione: le proposte di Renzi5 min read

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Riforma Pubblica Amministrazione: le proposte di Renzi

La riforma della Pubblica amministrazione continua il suo lungo e faticoso iter con l’approvazione della delega al ministro Madia da parte della commissione Affari costituzionali del Senato.

Rispetto alle prime indiscrezioni rimane il tetto, già esecutivo, dei 240.000 euro annui agli stipendi dei dirigenti pubblici. A questo si aggiungerà la loro rotazione triennale, l’accesso ai ruoli dirigenziali tramite corso/concorso per i funzionari e tramite concorso pubblico per gli esterni che verranno però stabilizzati solo dopo tre anni dall’assunzione.

Sempre per i dirigenti previsto un sistema premiale basato sui risultati effettivamente raggiunti. Dal punto di vista dell'”open data” ecco la fatturazione elettronica obbligatoria per le aziende che lavorano con il pubblico e, pare, finalmente, l’esordio di “PagoPa” un sistema che collegherebbe i singoli e le aziende con le banche e le pubbliche amministrazioni rendendo più semplice il pagamento di tasse, multe et similia.

Pare insomma che, seppur lentamente, ci si incammini verso quel sistema di “identità elettronica” auspicato da anni ma mai reso realmente operativo, capace di garantirci qualche fila in meno agli sportelli pubblici e qualche chiamata in meno al commercialista.

Fra i tagli previsti dal governo ecco la riduzione da 105 a 60 delle Camere di Commercio distribuite sul territorio nazionale e la ventilata abolizione del Corpo Forestale dello Stato. Questi provvedimenti aprono ovviamente il capitolo della ricollocazione dei dipendenti degli enti soppressi ai quali si aggiungono quelli delle ex amministrazioni provinciali.

Temi questi fra i più caldi vista la potenza di fuoco dei dipendenti della funzione pubblica e dei loro sindacati. C’è da giurare che il Premier non si auguri di ritrovarsi contro organizzazioni che, come nel caso della FP CGIL, hanno dimostrato storicamente una importante capacità di mobilitazione oltre che, in tempi più o meno recenti, una vicinanza alle posizioni della Fiom di Landini e che potrebbero quindi sommare il proprio scontento e la propria forza a quella della coalizione sociale del segretario dei metalmeccanici.

12 giugno 2014. Finito il tempo degli annunci e delle manovre ad effetto per il governo Renzi è il momento di confrontarsi con la realtà. E quale realtà è più massiccia e concreta della macchina burocratica che regge l’impalcatura dello Stato? Negli ultimi vent’anni riformare la Pubblica Amministrazione è stato l’obiettivo dichiarato di ogni governo in carica, pochi sono però riusciti ad andare oltre gli annunci o, peggio, ai tagli lineari privi di una qualsivoglia ratio.

Oggi il Ministro Madia convocherà le relative categorie dei sindacati maggiori per discutere una riforma che, presentata quaranta giorni fa, è stata saggiamente rinviata dal Premier a dopo le elezioni, evitando che un confronto che si presenta già duro fra l’Esecutivo e i rappresentanti dei lavoratori, potesse compromettere l’esito delle europee.

Riforma Pubblica Amministrazione: le proposte di Renzi

I tre “pilastri” sui quali si dovrebbe reggere la riforma sono “capitale umano, tagli agli sprechi della Pa e open data come strumento di trasparenza e innovazione”. Gli investimenti sul “capitale umano” prevedono la riforma del ruolo dirigenziale con l’unificazione delle fasce (sostituite dagli”incarichi”) e l’introduzione del tetto di 240 mila euro per la loro retribuzione, la mobilità interna (fino a 50 o 100 km dal luogo di lavoro precedente), la possibilità di licenziare chi è a meno di due anni dalla pensione e l’abolizione del “trattenimento in sevizio” (i due anni di permanenza in servizio oltre l’età pensionabile) con la conseguente assunzione di dieci mila giovani.

La riduzione degli sprechi dovrebbe avvenire attraverso l’accorpamento degli enti di ricerca e delle prefetture (che dovrebbero essere ridotte a non più di 50 unità) mentre un pin dovrebbe garantire a ciascun Italiano l’accesso immediato e costante ai dati amministrativi ed alle pratiche che lo riguardano.

Messa così la riforma potrebbe effettivamente incidere positivamente sulla burocrazia del Belpaese, ma non sembra certo quella “rivoluzione” che ci si sarebbe potuti aspettare dal rottamatore fiorentino. Se infatti la parte riguardante gli “open data” costituirebbe un indubbio passo avanti nel rapporto del cittadino con la pubblica amministrazione nessuna garanzia è data sul fatto che questo serva effettivamente a snellire i tempi di espletamento della stessa, vero tallone d’Achille dell’apparato amministrativo statale. Difficile sarà insomma convincere della bontà della riforma i tanti Italiani che individuano nella macchina pubblica il buco nero che ingurgita le loro tasse e le loro multe non dando in cambio i servizi promessi nei tempi e nei modi da essi auspicati.

Ancora più difficile sarà convincere i sindacati, che giustamente denunciano come la macchina sia ingolfata da cinque anni di mancato rinnovo del contratto, invecchiata dal blocco del turn over, menomata da tagli lineari privi di logica. Le sigle sindacali non si sono comunque limitate a stendere un cahier de doleances ma hanno condiviso 45 punti che tracciano una vera e propria controriforma della P.A., forse più coraggiosa e incisiva di quella proposta dal Governo, a partire dalla proposizione di un vero turn over che consenta l’assunzione di 100.000 giovani invece dei 10.000 proposti da Madia.

Dopo i toni aspri fra sindacato e Governo usati nei mesi scorsi, comunque, sul tema pubblica amministrazione pare ci sia una certa disponibilità a trattare da ambo le parti, a partire dall’apertura all’ipotesi di riduzione dei permessi sindacali da parte dei rappresentanti dei lavoratori e sullo sblocco del contratto a partire dal 2015 da parte dell’Esecutivo.

Non ci resta quindi che auspicare che dal confronto fra le parti emerga una proposta condivisa capace di riformare in meglio il sistema amministrativo statale, se così non fosse lo scontro che ne scaturirebbe potrebbe costituire l’ennesima ferita inflitta ad un Paese costantemente sull’orlo del baratro.

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Quest'anno ho fatto il blogger, il copywriter, il cameriere, l'indoratore, il web designer, il dottorando in storia, il carpentiere, il bibliotecario. L'anno prossimo vorrei fare l'astronauta, il rapinatore, il cardiochirurgo, l'apicoltore, il ballerino e il giocatore di poker prof.
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