Donne che hanno fatto, e fanno, la storia della politica29 min read
Reading Time: 22 minutes7. Indira Priyadarshini Nehru-Gandhi
Nasce a Allahabad nel 1917 ed è figlia di Jawaharlal Nehru, figura di spicco nella lotta dell’India dall’Impero Britannico. Studia proprio in Inghilterra dove conosce il marito Feroze Gandhi, del quale prenderà il cognome. Tornata in India e svolto la gavetta politica come assistente del padre nel frattempo diventato Primo Ministro. Alla morte di quest’ultimo nel 1962 viene nominata Ministro dell’Informazione e delle Telecomunicazioni con il governo Shastri. Nel 1966 viene nominata Primo Ministro e avvia un programma di modernizzazione del Paese, con tanto di industrializzazione dell’economia e riforme sociali. Le nuove politiche di rottura col passato suscitano la forte opposizione dei conservatori, provocando la scissione del Partito del Congresso in due tronconi: uno progressista e uno conservatore. In campo internazionale, ha lavorato per intrattenere buoni rapporti con l’URSS ed è riuscita a rafforzare il ruolo dell’India come potenza regionale.
Malgrado godesse di ampio supporto politico, le riforme di Indira non portarono i risultati sperati nella lotta alla povertà e il processo di modernizzazione non si rivelò così attuabile nella sua interezza. Ad influenzare i risultati negativi furono anche gli alti costi sostenuti per mantenere lo sforzo bellico nella terza guerra indo-pakistana, che portò l’indipendenza del Bangladesh dal Pakistan, e il conseguente esodo di profughi in India. Il 1975 è uno degli anni più neri della gestione Gandhi: un tribunale la giudica colpevole di brogli elettorali e la condanna all’interdizione dai pubblici uffici per sei anni; nello stesso periodo, forti spinte secessioniste attraversano tutto il Paese e, per tutta risposta, il Primo Ministro proclama lo stato di emergenza adottando diversi provvedimenti autoritari e di censura nei confronti delle opposizioni e dei giornalisti. Vengono sospesi i diritti civili e promulgate leggi speciali per rendere inefficace la sentenza che rendevano Indira ineleggibile.
Alle elezioni del 1977, prevedibilmente, il suo partito viene sconfitto e lei è costretta anche a scontare diversi giorni di galera. Uscita dal carcere, si riorganizza e in breve tempo riesce a fondare un nuovo partito: l’Indian National Congress. Nel 1980 si presenta alle elezioni con la sua nuova creatura e riesce a vincerle. Viene nuovamente nominata Primo Ministro e si trova subito a dover gestire una situazione difficile: deve sedare la rivolta del movimento estremista sikh che vuole ottenere l’indipendenza del Punjab indiano, Stato nella parte nord-ovest del Paese. Per rispondere alle minacce secessioniste, Indira decide di ricorrere all’esercito che espugna il Tempio sacro dei sikh. Ne segue una violenta e sanguinosa occupazione che porta anche a un bombardamento che causa la morte di molti oppositori politici. Indira Ghandi viene assassinata nel 1984 dalle sue guardie del corpo di origine sikh, desiderose di vendetta dopo i massacri conseguenti all’occupazione.