Diario olimpico: Rio 2016, tempo di bilanci28 min read

22 Agosto 2016 Uncategorized -

Diario olimpico: Rio 2016, tempo di bilanci28 min read

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diario olimpico

Giorno 14

– Umano –

Abituarsi alla normalità, quando sei sempre stato abituato a stupire, non deve essere cosa semplice. La normalità, per Usain Bolt, non è solo vincere i 100 e i 200 metri piani. È farlo mantenendo quello spirito sfacciato e burlone con cui l’abbiamo conosciuto 8 anni fa. È farlo con tempi che nessun atleta in precedenza poteva pensare possibili.

Quando Usain Bolt ha tagliato il traguardo dei 200 metri, ieri notte, si è lasciato andare a un insolito gesto di stizza. Il campione dei campioni, il più grande velocista della storia dello sport, l’unico a vincere per tre Olimpiadi consecutive i 100 metri e i 200 metri piani dopo essere stato l’unico a vincerli per due Olimpiadi di seguito, non era felice.

Usain Bolt è abituato a stupire, e per lui, 19″78 nei 200 metri piani non ha nulla di stupefacente. Dopo aver vinto i 100 con un tempo superiore a 9″80, soglia che in un certo senso ha diviso l’atletica della velocità da un periodo pre-Bolt, in cui valeva le migliori prestazioni di sempre, a un periodo post-Bolt, in cui diventava soglia necessaria per salire sui podi delle gare olimpiche e mondiali, Bolt voleva colpire nei 200, la sua vera gara, quella per cui il suo corpo lungo e la sua falcata ampia possono dare il meglio.

Non avendo avversari all’altezza, l’unico vero avversario era il cronometro. Certo, non il 19″19 stampato nei mondiali berlinesi del 2009, ma un tempo che potesse finire negli annali, insieme a una delle 10 migliori prestazioni di sempre, 5 delle quali a nome Bolt.

Complice la pioggia di Rio, complice la fatica degli ultimi 50 metri, Bolt ha chiuso con il suo miglior tempo dell’anno, ma era dal 2006 che il suo migliore non era così alto.
Appena tagliato il traguardo, l’uomo che aveva appena firmato uno dei record di vittorie più impressionanti di sempre, era un po’ stizzito. Per la prima volta nella sua vita, Usain Bolt aveva tradito le sue aspettative, non quelle del pubblico, non aveva raggiunto l’obiettivo che si era prefissato.

L’uomo che ha stracciato i record della velocità, l’uomo che ha sempre vinto negli ultimi 8 anni qualsiasi finale olimpica e mondiale a cui ha preso parte, l’uomo che è riuscito a difendere il titolo nei 100 ai mondiali del 2015 quando tutti lo vedevano battuto, per la prima volta, dopo aver tagliato il traguardo, non era felice.

In quei pochi secondi di quasi-rabbia, Usain Bolt si è mostrato per la prima volta umano, vincente senza strabiliare. Poi è ripreso lo show, con il pubblico e le telecamere.

Number one, number one

Ripeteva Usain. A se stesso, prima che al mondo.

Diario olimpico: Giorno 14

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Statistico atipico, ha curato la sezione Sport e amministrato i profili social di Le Nius. Formatore nei corsi di scrittura per il web e comunicazione social, ha fondato e conduce il podcast sul calcio Vox2Box e fa SEO a Storeis. Una volta ha intervistato Ruud Gullit, ma forse lui non si ricorda.
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