Cosa succede in Venezuela | Guaidó e Maduro si contendono il potere63 min read

16 Maggio 2019 Mondo Politica -

Cosa succede in Venezuela | Guaidó e Maduro si contendono il potere63 min read

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Cosa succede in Venezuela: Aggiornamento 25 giugno 2017
Le proteste nelle piazze contro il Presidente Maduro non si sono mai interrotte da aprile e il bilancio delle vittime continua a salire: dall’inizio delle manifestazioni, secondo i dati della Procura Generale, sono già morte 66 persone. Maduro continua a rimanere saldo alla guida del Paese nonostante il Parlamento sia da mesi controllato dall’opposizione. Nel frattempo, i Paesi dell’OSA (Organizzazione degli Stati Americani) si sono riuniti per discutere la crisi venezuelana.

Venezuela: proteste e violenze senza fine

L’ultima vittima degli scontri fra manifestanti e forze governative è stato Neomar Lander, 17enne ucciso lo scorso 25 maggio da un proiettile che lo ha raggiunto al petto. La morte di Neomar ha scosso profondamente l’opinione pubblica del Paese. La Chiesa venezuelana ha preso posizione, condannando apertamente l’atteggiamento delle forze dell’ordine nella gestione delle proteste.

Il numero di manifestazioni nate spontaneamente in tutte le città venezuelane è aumentato esponenzialmente nell’ultimo mese con l’aggravarsi della crisi umanitaria: secondo i dati diffusi a maggio, negli ultimi tre anni la mortalità infantile é aumentata del 30% e la mortalità per parto o problemi in gravidanza é del 65%. Per una donna in venezuelana mettere alla luce il proprio figlio è di fatto diventato un pericolo e due terzi dei Venezuelani riescono a mala pena a fare due pasti al giorno.

Il fatto che le proteste siano scoppiate non solo nelle grandi città, da sempre principali motori di attivismo fin dai tempi di Chavez, ma anche e sopratutto nei piccoli centri urbani e nelle periferie, è indice di quanto la situazione si sia fatta disperata. Le migliaia di cittadini scesi in piazza non hanno più niente da perdere e le minacce della polizia non servono a placare i morsi della fame.

La posizione di Maduro

Il Presidente venezuelano ha recentemente scritto una lettera a Papa Francesco in cui chiede al Santo Padre di fare di mediatore nel conflitto istituzionale scoppiato con l’opposizione. La situazione rimane in stallo, con Maduro saldamente attaccato al potere e le opposizioni unite nella MUD che cercano una via istituzionale per destituirlo.

In questo caos più totale, al momento è la Procuratrice generale Luisa Ortega Diaz a dover garantire il corretto funzionamento della macchina istituzionale. All’inizio di quest’anno, la Diaz aveva fatto ritirare dalla Corte Suprema la sentenza con cui esautorava il Parlamento dalle sue funzioni e recentemente ha chiesto il rinvio a giudizio di ben otto magistrati della Suprema Corte.

Il commento della procuratrice all’iniziativa riprende quanto molti aspetti già espressi in occasione del ritiro della sentenza:

Non può accadere che la Corte Suprema dica: ‘Oggi non mi piace l’Assemblea Nazionale e la cancello’, domani, ‘Non mi piace la Procura generale e la cancello e via dicendo. Sarebbe la morte della legge se permettiamo a questi giudici di rimanere in carica perché hanno cercato di smantellare lo Stato.

La procuratrice generale ha più volte evidenziato che tale provvedimento ha il puro scopo di tutelare “la salute istituzionale del Paese”. In risposta all’iniziativa della Diaz, Maduro all’inizio di maggio ha lanciato la convocazione di un’Assemblea costituente per cambiare la Costituzione in una direzione più “chavista”.

Il Presidente sa bene che non ha alcuna speranza di essere rieletto e il rinvio delle elezioni non potrà perdurare ancora molto col mantenimento dello Stato di emergenza. Per questo motivo sta cercando di sfruttare la sua attuale posizione per cambiare le regole del gioco a suo favore. Le sue intenzioni sono ormai chiare per tutti: l’attuale Costituzione del Venezuela fu scritta da Chavez in persona e da lui stesso definita “la migliore del mondo”.

Provare a cambiare un’eredità così importante lasciata dal suo venerato predecessore è una chiara manifestazione della sua volontà di non voler lasciare la guida del Paese. Da questa consapevolezza è scaturito l’inasprimento e l’escalation di violenza nel Paese. Le elezioni per scegliere i delegati per l’assemblea costituente sono state fissate per il 10 luglio, anche se le opposizioni stanno richiedendo con fermezza il ritiro del provvedimento. Non è ancora chiaro quale sarà la partecipazione dei cittadini e se i manifestanti permetteranno l’apertura dei seggi. Se la situazione non dovesse distendersi nei prossimi giorni, l’election day rischia di diventare un pericoloso palcoscenico per le proteste e la repressione violenta della polizia venezuelana.

Le posizioni internazionali

L’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) sta monitorando la situazione in Venezuela, ma non ci sono al momento prospettive per un intervento diplomatico esterno. Quattordici Paesi capeggiati dal Messico hanno presentato la propria proposta, nella quale si chiedeva al Presidente Maduro di “riconsiderare” la propria iniziativa di riforma costituzionale. La proposta di dichiarazione non è però riuscita a raccogliere i 23 voti necessari (su 35) per essere adottata dall’Assemblea: hanno votato a favore 20 Paesi, 5 contrari e 8 astenuti.

Il rappresentante venezuelano ha volontariamente abbandonato l’assemblea prima del voto, dichiarando che i Paesi stranieri non hanno diritto di prendere decisioni riguardo il futuro del Venezuela.

Un’altra proposta, in cui si promuoveva l’apertura di un canale politico di dialogo con Caracas, era stata presentata anche dal gruppo delle nazioni dei Caraibi. Questa ha però ottenuto solo l’appoggio di 8 Paesi, segno che anche gli altri Stati sudamericani non riescono a definire una linea comune per rispondere alla crisi politica e umanitaria in corso in Venezuela.

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Fiorentino di nascita, Web Marketing Specialist per diletto e Nerd di professione. Si nutre di cultura pop e vive la sua vita perennemente in direzione ostinata e contraria. Per Le Nius supporta l'area editoriale, in ambito politica, e l'area social. matteo@lenius.it
3 Commenti
  1. Massimo Gilardi

    Un brillante collage della politica internazionale sul Venezuela. Peccato che la scelta abbia privilegiato le fonti di destra. Non una volta, ripeto, nemmeno una, è successo in tutto l'articolo/collage che sia stata usata una fonte un poco meno che dalla parte dell'interventismo in Venezuela. Una forma davvero singolare di fare informazione e soprattutto di fare controinformazione. Non ci siamo amici carissimi; nulla di nuovo sul fronte occidentale.

  2. Davide

    Massimo, accogliamo di buon grado la tua critica. A noi però non pare tutta un'orchestrazione della destra venezuelana, per altro non messa benissimo: Maduro ci sta mettendo molto del suo in questo caos.

  3. Antonietta Antonucci

    La mia famiglia vive in Venezuela e da quando Chávez era presidente la situazione era andata a peggiorare. Maduro poi ha finito l'opera. Ma quando Papa Francesco è stato eletto si è affacciata una speranza......forse qualcosa stava per cambiare. Niente: Fame e morte oltre che una svalutazione senza misura. Poi la speranza con Guaido' e ancora lotta e sofferenze er il popolo venezuelano, perché non tutti capiscono ciò che succede in questa nazione. Lottiamo per la libertà del Venezuela

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