Cosa succede in Venezuela | Guaidó e Maduro si contendono il potere63 min read

16 Maggio 2019 Mondo Politica -

Cosa succede in Venezuela | Guaidó e Maduro si contendono il potere63 min read

Reading Time: 44 minutes

Cosa succede in Venezuela: Aggiornamento 1 maggio 2017

Dalla crisi umanitaria alle accuse di golpe verso Maduro. Il Venezuela sta attraversando un periodo di grande incertezza, macchiato anche dal sangue dei manifestanti oppositori del governo. Cerchiamo di capire perché la situazione è degenerata e quali sono state le reazioni della politica internazionale.

Venezuela: cronologia della crisi

Dal dicembre del 2015 il Parlamento venezuelano è controllato con un’ampia maggioranza (167 a 112) dall’opposizione del Presidente Maduro, saldo alla guida del Paese solo grazie allo stato di emergenza. La crisi economica in Venezuela è da tempo degenerata in una vera e propria crisi umanitaria e Maduro ha più volte dimostrato di essere inadatto a gestire la situazione. Per questo motivo, nel marzo di quest’anno è stata presentata in Parlamento una mozione per la messa in stato di accusa di Maduro che viene approvata con un’ampia maggioranza. Ma il Presidente detiene ancora un ampio controllo sulle istituzioni e la sua reazione non tarda ad arrivare. Alla fine di marzo una sentenza della Corte Suprema, il Tribunale Supremo di giustizia, esautora il Parlamento delle sue funzione, lasciando pieni poteri al Presidente Maduro. Questa la motivazione dell’Alta Corte:

Siccome il Parlamento si ribella e oltraggia le deliberazioni del presidente, le sue competenze saranno esercitate direttamente dal Tribunale Supremo.

A poche ore dalla sentenza, arriva l’inaspettato dietrofront: la procuratrice generale del Venezuela Luisa Ortega Diaz, figura di spicco fra gli eredi spirituali di Chavez, prende netta posizione contro la sentenza bollandola come “una chiara rottura dell’ordine costituzionale”. Spinto dall’alta considerazione di cui gode la Diaz anche fra i suoi sostenitori, Maduro convoca il Tribunale supremo di giustizia in piena notte per spingerlo a revocare la sentenza con la quale si era attribuito i poteri del Parlamento. Malgrado il Presidente abbia cercato di minimizzare le conseguenze dello scontro istituzionale, le opposizioni si sono riunite in protesta assieme ai cittadini organizzando manifestazioni in tutte le piazze del Venezuela per chiedere le dimissioni di Maduro e nuove elezioni.

Le elezioni che non arrivano

Forte dei suoi poteri straordinari, Maduro ha in tutti i modi cercato di rimandare le elezioni amministrative che avrebbero dovuto svolgersi nel 2016 e non ha permesso agli oppositori di tenere i propri comizi elettorali previsti per le elezioni presidenziali. Il pieno controllo sul Tribunale superiore elettorale gli ha permesso di rallentare le procedure amministrative e ostacolare la presentazione dei candidati avversari. Malgrado il suo mandato finisca formalmente nel 2018, l’intenzione di Maduro è sempre stata quella di non tornare alle urne per paura della pesante sconfitta già preannunciata dai sondaggi. Dopo la sconfitta alle elezioni parlamentari del 2015, l’obiettivo è restare al potere evitando di offrire occasioni di confronto all’opposizione e grazie al sostegno strategico dei militari.

L’Organizzazione degli Stati Americani (Osa), che riunisce molti Paesi del Sud America, era intervenuta sulla questione: un dossier presentato da Luis Almagro (ex cancelliere dell’Uruguay e segretario dell’Osa) e ratificato da una ventina di Paesi, sosteneva che Maduro aveva tenuto un comportamento apertamente antidemocratico e vi era la richiesta di sospensione del Venezuela dall’organizzazione. Anche il Parlamento venezuelano in mano all’opposizione aveva ratificato il dossier, provocando l’ira del Presidente e la sua dura reazione che ha poi portato l’intervento del Tribunale Supremo. In questa situazione insostenibile il provvedimento contro il Parlamento è stata la scintilla che ha fatto scoppiare le proteste e le accuse di golpe.

Le manifestazioni anti-governative sono ormai all’ordine del giorno e si sono fatte molto più accese dopo la sentenza di l’ineleggibilità per 15 anni decisa dal Tribunale Supremo elettorale nei confronti di Henrique Capriles, uno dei principali leader dell’opposizione. L’inasprimento delle proteste e la loro persistenza hanno scatenato la dura reazione del governo. Ad aumentare la tensione ci sono state anche le iniziative violente dei colectivos, bande armate nate con Chávez per la difesa della rivoluzione bolivariana, che in più di un’occasione si sono opposte con violenza ai manifestanti. Dopo tre settimane ininterrotte di manifestazioni con scontri fra civili, forze dell’ordine e colectivos, il bilancio delle vittime confermate è salito a 28: buona parte di loro sono giovani studenti. Il rischio più che mai concreto è che la situazione degeneri portando a uno stato di vera e propria anarchia nelle strade venezuelane.

Le reazioni internazionali

Dopo l’inizio degli scontri, il consiglio direttivo dell’Osa si è riunito a Washington per ideare un progetto di risoluzione. La proposta messa in campo preve un vertice fra i ministri degli Esteri dei Paesi dell’Organizzazione per trattare la crisi venezuelana. Il governo di Maduro da parte sua non vuole permettere ingerenze estere sui problemi interni. Per questo motivo, Caracas ha iniziato le procedure per uscire dall’Osa e per voce della Ministra degli Esteri, Delcy Rodríguez, ha motivato l’iniziativa:

L’Osa ha insistito con le sue azioni intrusive contro la sovranità della nostra patria e dunque procederemo a ritirarci da questa organizzazione. […] La nostra dottrina storica è segnata dalla diplomazia bolivariana della pace, e questo non c’entra niente con l’Osa.

Il Parlamento Europeo ha espresso la sua posizione attraverso una risoluzione che condanna la “brutale oppressione esercitata dalle forze di sicurezza venezuelane e dai gruppi armati irregolari contro le proteste pacifiche in Venezuela”, mentre gli USA hanno riconosciuto il Venezuela come fattore “destabilizzante” nell’America Latina.

Un’ultima speranza per trovare una via di mediazione fra governo e opposizioni sembra arrivare direttamente dal Vaticano. Il ministro degli Esteri argentino Susana Malcorra ha sostenuto un colloquio privato con Papa Francesco per capire se ci sono margini per percorrere questa strada. Il Pontefice avrebbe aperto la possibilità di un suo intervento solo nel caso vengano rispettate le condizioni poste dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, già bocciate in passato dal governo di Maduro: il permesso all’invio di assistenza sanitaria internazionale, la presentazione di un calendario elettorale chiaro e vincolante, la restituzione dei poteri al Parlamento e la liberazione di tutti i prigionieri politici. Gli stessi punti erano stati ripresi dall’Osa come punto cardine del vertice fra ministri prima dell’abbandono del Venezuela.

La situazione in venezuelana è in continua evoluzione. L’emergenza umanitaria sembra essere passata in secondo piano rispetto ai problemi della politica e la gente che scende in piazza a protestare finisce nel mirino delle bande armate. Gli altri Paesi dell’America Latina si stanno impegnando per trovare una soluzione pacifica, ma l’intransigenza del governo di Caracas e l’evidente inconsistenza della leadership di Maduro rendono difficile trovare interlocutori disposti a scendere a compromessi. Governo e opposizione si stanno affrontando nelle sedi istituzionali, apparentemente sordi al massacro che si sta compiendo nelle strade.

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Fiorentino di nascita, Web Marketing Specialist per diletto e Nerd di professione. Si nutre di cultura pop e vive la sua vita perennemente in direzione ostinata e contraria. Per Le Nius supporta l'area editoriale, in ambito politica, e l'area social. matteo@lenius.it
3 Commenti
  1. Massimo Gilardi

    Un brillante collage della politica internazionale sul Venezuela. Peccato che la scelta abbia privilegiato le fonti di destra. Non una volta, ripeto, nemmeno una, è successo in tutto l'articolo/collage che sia stata usata una fonte un poco meno che dalla parte dell'interventismo in Venezuela. Una forma davvero singolare di fare informazione e soprattutto di fare controinformazione. Non ci siamo amici carissimi; nulla di nuovo sul fronte occidentale.

  2. Davide

    Massimo, accogliamo di buon grado la tua critica. A noi però non pare tutta un'orchestrazione della destra venezuelana, per altro non messa benissimo: Maduro ci sta mettendo molto del suo in questo caos.

  3. Antonietta Antonucci

    La mia famiglia vive in Venezuela e da quando Chávez era presidente la situazione era andata a peggiorare. Maduro poi ha finito l'opera. Ma quando Papa Francesco è stato eletto si è affacciata una speranza......forse qualcosa stava per cambiare. Niente: Fame e morte oltre che una svalutazione senza misura. Poi la speranza con Guaido' e ancora lotta e sofferenze er il popolo venezuelano, perché non tutti capiscono ciò che succede in questa nazione. Lottiamo per la libertà del Venezuela

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