Copa América: cent’anni in cinque storie10 min read
Reading Time: 8 minutes1919 – Morte di un poeta
Roberto Chery è un poeta. Ama leggere e comporre versi tra una partita e l’altra: cresciuto nel Barrio Sur di Montevideo, insieme agli amici Isabelino Gradin e Antonio Campolo entra nel settore giovanile del Peñarol. Nel 1917 fa il suo esordio nel Clásico contro il Nacional, l’anno dopo vince il campionato, nel 1919 viene convocato in nazionale per la Copa América da disputarsi a Rio de Janeiro.
Chery è ancora giovane e dovrebbe agire da riserva del portiere titolare, Cayetano Saporiti, che infatti scende in campo per la prima partita, contro l’Argentina. Il debutto con la maglia della Celeste arriva contro il Cile: è anche l’ultima, perché quella che poteva essere l’inizio di una brillante carriera diventa tragedia nel secondo tempo, quando Chery evita un gol dei cileni con una parata che gli procura gli applausi dell’Estadio das Laranjeiras e al tempo stesso lo lascia con un’ernia inguinale strozzata. Tredici giorni dopo, a soli ventitré anni, Chery muore in un letto d’ospedale a Rio, davanti agli occhi del capitano del Peñarol José Beninicasa.
Il 1° giugno successivo, dopo che i giocatori dell’Uruguay, ancora scossi, hanno declinato l’invito, Brasile e Argentina partecipano a un incontro per raccogliere fondi da donare alla famiglia Chery: i primi vestono la maglia giallonera del Peñarol, i secondi la Celeste dell’Uruguay. Finisce 3-3.