Copa América: cent’anni in cinque storie10 min read

18 Giugno 2015 Uncategorized -

Copa América: cent’anni in cinque storie10 min read

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1916 – La prima volta non si scorda mai

Copa América
L’Uruguay campione nel 1916 | @therealfootball.com

All’epoca non c’è una Copa América in palio, le nazionali partecipanti sono solo quattro e l’evento è concepito come un unicum, tanto da essere denominato Torneo Extraordinario.

Per festeggiare i cento anni dalla Dichiarazione d’Indipendenza, nel luglio del 1916 l’Argentina invita le nazionali di Uruguay, Brasile e Cile. Una federazione sudamericana ancora non esiste, tanto che sarà fondata proprio nei giorni delle gare: nella data fatidica del 9 luglio, a un secolo esatto da quando, nella casa di Francisca Bazán de Laguna a San Miguel de Tucumán, venivano rotti i vincoli con la monarchia spagnola, da un’idea del giornalista uruguaiano Héctor Rivadavia Gómez nasce la Confederación Sudamericana de Fútbol e, con essa, quel torneo che oggi ben conosciamo e per il quale viene acquistata in una gioielleria di Buenos Aires, per la cifra di 3000 franchi svizzeri, una coppa d’argento.

Le quattro nazionali si sfidano in un girone all’italiana e le partite, almeno in teoria, dovrebbero svolgersi tutte nello stesso impianto, lo stadio del Gimnasia y Esgrima di Buenos Aires. Fin dalle prime battute questa proto-Copa América non si fa mancare nulla, dal razzismo alla violenza, con un po’ dell’ingenuità tipica di uno sport ancora giovane. Basta l’incontro inaugurale, un Uruguay-Cile finito 4-0 per i charrua, per scatenare le prime polemiche: la delegazione cilena protesta per la presenza tra gli avversari di due “schiavi africani”, Juan Delgado e Isabelino Gradín, il secondo dei quali ha segnato una doppietta. I due, detti entrambi, inevitabilmente ma con poca creatività, El Negro, sono ovviamente uruguaiani in tutto e per tutto, nonché i primi calciatori di colore a scendere in campo per una nazionale: Gradín chiuderà il torneo da capocannoniere e, tre anni più tardi, vincerà l’oro nei 200 e nei 400 metri ai campionati sudamericani d’atletica.

Un altro Negro, di soprannome ma non di fatto, si ritrova a giocare con l’Argentina per puro caso: poco prima di affrontare il Brasile, infatti, si scopre che l’attaccante Alberto Ohaco, non rientrato in tempo da un viaggio di lavoro, è assente. Ricardo Naón, contattato dai dirigenti, si nega, indispettito per non essere stato convocato per due anni e non resta altra soluzione che cercare sugli spalti e convincere uno spettatore, José Laguna, che era stato prima presidente e poi giocatore dell’Huracán, a vestire per la prima volta la maglia della nazionale: lui ringrazia, va negli spogliatoi e fa addirittura gol davanti ai 16000 spettatori assiepati sulle tribune di legno. Saranno molti di più per l’ultima partita del torneo, che mette di fronte Argentina e Uruguay e, di fatto, assegna la vittoria finale: si dovrebbe giocare alle 14.30 di domenica 16 luglio, ma gli undici poliziotti presenti faticano a contenere una folla che eccede di 20000 unità la capienza dello stadio, prontamente invaso e dato alle fiamme. Partita sospesa dopo cinque minuti e spostata allo stadio del Racing, dove l’indomani finisce a reti inviolate: l’Uruguay è il primo campione del Sud America.

Vai alla seconda storia sulla Copa América: Morte di un poeta

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Classe 1988, appassionato di campionati di dubbio gusto. Scrive su Calcio Sudamericano, Canale Milan e Fantagazzetta. Venera Ibrahim Ba.
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