Copa América: cent’anni in cinque storie10 min read

18 Giugno 2015 Uncategorized -

Copa América: cent’anni in cinque storie10 min read

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1953 – El aguatero de Lima

Il Paraguay campione nel 1954  |  @futbolnostalgia.com
Il Paraguay campione nel 1953 | @futbolnostalgia.com

Pablo León non ha mai giocato neanche un minuto con la Albirroja prima della Copa América del 1953. La preparazione al torneo non è stata delle più rilassanti: come nel 1924, quando sarebbe toccato al Paraguay ospitare la competizione, spostata però in Uruguay a causa dei postumi di una guerra civile appena terminata, la federazione deve accontentarsi di ricevere le nazionali del continente in casa d’altri, in Perú. Ad Asunción c’è un solo albergo e un solo stadio in grado di ospitare partite di quel livello, peraltro con una capienza molto ridotta: meglio vedersi a Lima.

La nazionale viene da un buon periodo, ha partecipato ai mondiali brasiliani del 1950 e il commissario tecnico, il futuro allenatore del Real Madrid Manuel Fleitas Solich, alla quinta delle sue sei esperienze sulla panchina guaraní, non ha lasciato nulla al caso: tre mesi di ritiro nei locali dell’Estadio de Sajonia, l’odierno Defensores del Chaco, ginnastica al mattino, calcio al pomeriggio, letti a castello, stretti controlli sulla dieta, tutto ciò immersi nei 40 °C dell’estate paraguaiana. Da uno così meticoloso non ci si aspetterebbe, durante l’incontro che mette di fronte i teorici padroni di casa con quelli effettivi del Perú, l’errore di effettuare ben quattro sostituzioni, senza essere fermato dall’arbitro, un inglese abbastanza incompetente da meritarsi, secondo alcuni, il pugno assestatogli dal paraguaiano Milner Ayala. La CONMEBOL, però, si accorge dell’irregolarità e trasforma il pareggio sul campo in una vittoria peruviana.

L’ultima giornata, che prevede lo scontro diretto con il Brasile, diventa così cruciale: tra tanti giocatori di valore, destinati a carriere europee, come Heriberto Herrera o Juan Ángel Romero, il momento di gloria spetta proprio a Pablo León. Fino ad allora si era limitato a correre lungo il campo per porgere l’acqua ai compagni, ma a cinque minuti dalla fine Solich, obbligato a vincere, decide di giocarsi anche quell’ultima, disperata, carta, ordinando a León in lingua guaraní di vincere la partita:

Eike ha egana chéve ko partido!

La prima palla toccata dall’esordiente finisce in rete e vale la vittoria per 2-1: ma al tecnico del Paraguay non basta, perché il Perú, vincendo contro un Uruguay senza più obiettivi, sarebbe campione, e decide di partire alla volta di Buenos Aires in cerca di un contratto con qualche squadra. Quando nella capitale argentina gli giunge la notizia del 3-0 della Celeste fa appena in tempo a mettersi in viaggio per arrivare a Lima a poche ore dallo spareggio con il Brasile: il Paraguay vince 3-2 e per la prima volta è campione, ma per organizzare una Copa in casa sua dovrà aspettare fino al 1999. Pablo Leon, l’aguatero de Lima, non ha mai più giocato in nazionale dopo quei cinque minuti.

Vai alla quarta storia sulla Copa América: L’altra mano de Dios

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Classe 1988, appassionato di campionati di dubbio gusto. Scrive su Calcio Sudamericano, Canale Milan e Fantagazzetta. Venera Ibrahim Ba.
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