Chievo-Napoli 0-1, tutti i numeri per non parlare di scudetto5 min read

26 Ottobre 2015 Uncategorized -

Chievo-Napoli 0-1, tutti i numeri per non parlare di scudetto5 min read

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chievo-napoli
@marte.com

Rieccoci. Come vanno le cose, eh? Lo so, lo so. Molto bene, capisco. Ascoltate, io non ce la faccio e andrò dritto al punto: forse non avrete mai pensato di tradire il vostro partner – e ok, sono disposto a credervi – o di cambiare squadra – vi credo, anche per me significa nulla – ma quanti di voi ieri sera, dopo Chievo-Napoli 0-1, non hanno pensato anche una volta sola alla parola scudetto? Bugiardi. Lo ha fatto anche Sarri, in un certo senso: “Chi pensa allo scudetto non entra nel mio spogliatoio”. Tutti fuori, mister.

Quelli di Lenius.it sono così gentili da ospitare me e la mia rubrica nel loro spazio, e con ragionevolezza dovrei tenere piuttosto bene a mente ciò che mi suggeriscono di fare (“I pezzi dove ti lasci andare tirano di più”). Vi assicuro: a me sembrano ragazzi vispi, interessanti e ricchi d’idee agili,  quindi di solito li ascolto con sincero interesse. Ma questa volta il punto è un altro, gente.

Oggi chi non tifa Napoli non conosce il disperato bisogno che abbiamo di non parlare di scudetto. Non dico di non pensarci (io ci sono riuscito – bugiardo anche tu, bravo – mentre dormivo) ma almeno di cercare il razionale, che serve come il pane ed è comunque, fidatevi, cosa molto gradevole. Ecco perché non state per leggere cose gocciolanti passione raccontate dalla curva, ma un bel po’ di numeri. Do the math, folks.

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Dopo nove giornate di campionato siamo secondi in classifica con 18 punti, a due dalla Roma; con noi ci sono Lazio, Inter e Fiorentina. Il Napoli ha il secondo miglior attacco (19 reti) dopo quello giallorosso, e la seconda miglior difesa (8) dopo quella interista (è fantastico, il dato più importante è proprio quest’ultimo, ma se riesco ad aspettare altri due o tre punti lo spiegherò meglio, spero).

Siamo circa a un quarto di campionato (9/38) e un primo, breve paragone scappa. La scorsa stagione, alla nona giornata, il bollettino era il seguente: 15 punti (tre in meno), attacco poco meno produttivo con 17 reti (due in meno) e difesa meno solida con 13 gol subiti (cinque in più). Non male. (Quando dico che ti voglio bene sono sincero, Rafa; te ne voglio molto più di quello che pensa – ma non dice – un mio caro amico. E poi io lo so, lo so perché non sei voluto andare a Varsavia in finale. Con tutta la crisi del mondo: vuoi paragonare due città come Atene e Varsavia? Mi sembra di sentirti ancora. Come biasimarti).

Quella di Verona è la quarta vittoria consecutiva in campionato. Non suona già bene la cosa? Naturalmente. Ma aprite bene gli occhi: è l’ottavo risultato utile di fila, l’undicesimo tra campionato ed Europa League; significa che l’unico k.o. è stato quello in apertura col Sassuolo, il 23 agosto (siamo la squadra in serie A con la sconfitta più lontana).

Parliamo dell’attacco (sì però calmati, suggerivi razionalità). In campionato abbiamo visto gli Azzurri esultare 19 volte. Facciamo oltre due reti a partita (2.11), in casa quasi tre (2.75) e in trasferta oltre una e mezza (1.60).

In difesa siamo migliorati sensibilmente. Se guardiamo meglio le 8 reti incassate si può dire che siamo più vulnerabili al San Paolo (media 1) che fuori (0.80).

Ah, Higuain guida la classifica cannonieri con Eder della Samp, entrambi a 7; ma se si considerano anche le reti europee l’argentino sale a 9, quindi non lo dico io che è il giocatore del campionato italiano che vede meglio la porta, per ora.

Giocatori di bollette, segnate: l’Over 2.5 del Napoli in casa è una garanzia, finora è uscito sempre. Per altri consigli chiedete a lui:

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Con uno così tra i pali…

Se ho voluto tirare un po’ di somme dopo nove giornate di campionato  (non sono sufficienti? Tutto è sufficiente se ci consente di non parlare di scudetto questo lunedì) è perché già adesso emerge una cosa piacevole come l’acqua della doccia che si fa finalmente calda e scivola lungo la schiena: fino alla terza giornata il Napoli ha balbettato, rimediando in tre incontri due punti, sei reti incassate e cinque siglate; ma dalla partita con la Lazio al San Paolo (20 settembre, 5-0) l’undici di Sarri ha cambiato motore: in sei partite 16 punti (media 2.6 a match! E vi assicuro, il punto esclamativo non lo uso quasi mai), due reti subite (un gol ogni 270’) e 14 fatte (1 ogni 38,5’). Zan-zà.

Naturalmente, dopo questa sfilza di numeri molto positivi e beneauguranti il nostro campionato finirà qui, perché succederanno le seguenti cose:

  • Higuain verrà lasciato dalla fidanzata – esatto, aveva miracolosamente trovato un partner stabile – e in preda a una visibile crisi sarà ospite di Marzullo, in via eccezionale in prima serata;
  • Come anticipato a inizio stagione, Reina a gennaio davvero lascerà il mondo del calcio per darsi al mondo dei buttafuori, all’Arenile;
  • Mertens andrà in Erasmus ad Alicante. Tornerà single e con cinque kg in più;
  • Senza Gonzalo avrei subito pensato a Gabbiadini, se solo non ci fosse stata quell’interrogazione di Latino il giorno dopo Napoli-Roma (potete anche ammetterlo se Manolo vi ricorda un vostro compagno di classe, o comunque di istituto. Non siamo qui per giudicare);
  • Sarri smette di fumare. Di fumare le sigarette (…);
  • Quel fighetto di Jorginho non farà altro che stare tutto il tempo a via Aniello Falcone con un bicchiere bianco avvolto da un fazzoletto rosso, a parlare di Gallipoli;
  • Ad Allan piacerà un sacco il centro storico con le sue birre a un euro e cinquanta. A fine serata ogni tanto suonerà i bonghetti;
  • Resta disponibile Maggio, che giocherà.

Noi arriveremo alla celebre linea di galleggiamento della Serie A, i quaranta punti, e Sarri inizierà a dire cose come Emiliano Mondonico (“Non sono queste le partite da vincere”), Walter Mazzarri (“Non vi pare che l’erbetta del San Paolo sia cresciuta un poco?”) e persino Josè Mourinho (“Zero tituli”).

Avete impiegato verosimilmente cinque minuti per completare la lettura di questo articolo. Avete incontrato sette volte la parola scudetto.

Lo scudetto non esiste.

È un’invenzione dei media.

 

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Napoli, luglio '87. Due mesi prima gli Azzurri vincono lo scudetto, lui arriva in ritardo. Una laurea in Storia contemporanea, ma scopre che la Storia non si ripete. Poi redazioni, blog, libri, ciclismo, molti aerei, il tifo, la senape, la vecchia Albione, un viaggio di 10mila km in camper in capo al mondo. Per dimenticare quel ritardo sta provando di tutto.
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