“Più forti dell’invidia”: 30 anni di Berlusconi dalla A alla Z25 min read
Reading Time: 19 minutesE come Edilnord
«Ho fatto l’allenatore: la mia squadra, l’Edilnord, vinceva tutto. Un giorno i miei ragazzi si imposero 2-0 contro il giovane Milan di Zagatti. Mio fratello Paolo segnava caterve di gol. Fedele Confalonieri è stato un discreto dilettante. Adriano Galliani stava all’ala destra».
Fondatore e presidente della Torrecalla-Edilnord, Berlusconi non solo tira le righe del campo, recluta i giocatori, cura l’abbigliamento e organizza i ritiri, ma allena anche la squadra. Un patrimonio di conoscenze che, una volta al Milan, non ha paura di utilizzare: a Sacchi, nel 1989, spiega che «siccome eravamo in una situazione d’emergenza, bisognava studiare una soluzione d’emergenza. Beh, se io fossi stato in panchina avrei mandato Maldini e Rijkaard là davanti, sicuramente qualcosa sarebbe successo. Quando allenavo e mi mancava un attaccante, mandavo avanti il più forte della difesa, una carta a sorpresa fuori dal cilindro. Con la fantasia spesso si vince».
Due anni più tardi si paragona a Orrico: «Quando facevo l’allenatore, cambiavo sempre il mediano di spinta durante la partita, perché così garantivo alla squadra un supporto forte e continuo. Mi sembra che anche Orrico applichi gli stessi concetti».
Precursore del turnover («ai centrocampisti facevo giocare solo un tempo, così davano l’anima: erano super per mobilità, pressing e chilometri percorsi»), un uomo di tal fatta non può certo farsi sorprendere dall’avvento del tiki-taka: «Ora si dice “gioco alla Barcellona”, ma io lo praticavo già da allenatore: 24 passaggi corti di fila, mai più lunghi di quattro metri, perché con i cross 9 volte su 10 si perde palla. Contro il gioco dialogato del Barcellona suggerisco di anticipare qualche passaggio con un uomo della difesa. Ho vinto tutti i campionati giovanili e un po’ di esperienza l’ho portata».