X Factor 10 live: we move the system60 min read
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Guardare X-Factor ieri sera mi è costato molto. Mentre mia madre faceva ininterrotti apprezzamenti su Alvaro Soler ad ogni cambio d’abito (in effetti, come darle torto?), per la prima volta mi sono immaginata io al posto di uno degli aspiranti concorrenti.
– Ciao Annalisa, cosa ci canti?
– Buon appetito, di Dente
– Cosa?
E vai di grasse risate.
Poi mi perdo nell’immaginare i mille modi diversi che avrebbe a disposizione uno come Manuel Agnelli per annientarmi e farmi rimanere di merda, qualcosa tipo:
Ti dico di sì per farti entrare nelle squadre degli altri giudici e rendere più semplice la mia vittoria.
Poi, come minimo, sarebbe scoppiata una lite divertente tra Arisa e Fedez (una di quelle vere, non una di quelle montate dalla produzione Sky): alla prima, come per la mia professoressa di educazione tecnica delle scuole medie, sarebbe bastato il mio essere donna a rendermi meritevole delle sue grazie. Fedez, invece, avrebbe costruito un costrutto complicatissimo sul mondo dell’indie, del commercio della musica e della cultura radical chic per dire che faccio cagare. E Soler? Soler, invece, non avrebbe avuto modo di commentare la mia esibizione, braccato di brutto da mia mamma che cerca di appioppargli l’unica figlia zitella che le rimane.
Per fortuna, però, non so cantare. E i provini di X-Factor non li faccio e continuo a limitarmi a guardarli.
A guardarli, però, sento un po’ puzza di trash: c’è un’elevatissima densità di casi umani che mi disturbano.
Ma chi sono i casi umani? I casi umani sono individui che appartengono alla razza umana per puro caso.
Cosa fanno al mondo? Ammorbano. Ammorbano le nostre vite e la società trovando ampio rifugio in politica, “nell’internet” e, sempre di più, nel mondo della Tv.
Quest’anno pare abbiano lanciato, con una certa insistenza, questa moda di partecipare anche alle audizioni della decima edizione di X-Factor. Con un po’ di imbarazzo, quindi, assistiamo ai provini (o presunti tali) di ragazzine di appena sedici anni che vogliono sfondare nel mondo dello spettacolo non azzeccando nemmeno una nota o di un presunto Marcello Cannavò che canta, con un pessimo inglese, della sua amata Dani Hoh, non proprio come avrebbe fatto un John Lennon alla sua Yoko Ono, diciamo.
Fortunatamente però, ai momenti di corrida si alterna qualche esibizione degna di nota: Eva, che si era presentata a X-Factor sei anni prima; Simone che canta ‘’Something’’ dei Beatles; Graziella e Sara Robin che fanno luccicare gli occhietti di Fedez. E poi Giovanni Diana, che canta benissimo una canzone bruttissima di Jovanotti. C’è del caso umano anche in lui: esita a salire sul palco perché preso dalla strizza, dalla sbattella quella brutta, che ti paralizza male. In quel momento io ho capito di amarlo, ritrovando il senso perduto del programma nella sua fase più noiosa.
Posso assicurarvi che quest’anno i miei giudizi non saranno sbilanciati da passioni e innamoramenti improvvisi. A meno che questo bel Giovanni Diana non superi anche le fasi dei Bootcamp e gli Homevisit. In quel caso già ve lo dico che sarà difficile. Molto.
Al prossimo giovedì!
dav1de
Una domanda per Annalì: pensi che la differenza tra i giudici che ritieni più preparati (Manuel e Fedez) e meno (Arisa, Soler) penalizzi il programma?
Annalisa Ruggiero
Nonostante il fatto che la totale incapacità di Arisa e di Soler stimoli e metta in luce la parte migliore degli altri due, direi proprio di sì: il programma ci perde in credibilità. Ma quelli penalizzati veramente saranno i ragazzi delle due squadre (Uomini Under25 e Band) a cui toccherà risplendere di luce propria o, in alternativa (vedi Diego Conti e Les Enfants), sopperire miseramente alle insulse e mediocri scelte del giudice. :)
Touch
Articolo con un bel ritmo ma "fatta a posta" mi ha bruciato il router.
davide
Grazie Touch, correggiamo. E ci auguriamo il tuo router si sia aggiustato ;)