Ci piace ancora la Superbike?3 min read

17 Giugno 2015 Uncategorized -

Ci piace ancora la Superbike?3 min read

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Dopo il ritorno di Bayliss con Ducati ad inizio stagione, la Superbike, che correrà domenica in quel di Misano, si appresta a riabbracciare un altro grande pilota del suo recente passato: Max Biaggi, infatti, torna alle corse sfruttando una wild card in sella all’Aprilia ufficiale. Tra l’altro, anche se la notizia non è ancora confermata ufficialmente, si sta lavorando per una ulteriore apparizione del pilota romano in quel di Sepang ad inizio agosto, in occasione della tappa del campionato in Malesia.

Come è stato per Bayliss, indubbiamente il ritorno di Biaggi è destinato a calamitare l’attenzione dei media, per vedere cosa saprà fare e qual è il suo livello di competitività a quasi 44 anni. È davvero ammirevole che piloti plurititolati, e con quindi ben poco altro da dimostrare, decidano di rimettersi in gioco, alimentando un fuoco per le competizioni che probabilmente non si è mai sopito del tutto. Tuttavia, questo ritorno suggerisce come il campionato faccia fatica ad andare oltre quelli che sono stati i suoi piloti storici, che ne hanno caratterizzato l’ultimo periodo: gente come lo stesso Biaggi, Corser, Haga, Bayliss ed Edwards avevano talento e personalità da vendere, e sapevano infiammare le folle con il modo di correre e le imprese fatte. Si sapeva che rimpiazzarli non sarebbe stato facile, ma il campionato dovrebbe passare oltre, staccandosi definitivamente dal suo passato, per quanto glorioso sia stato, ed andando alla ricerca di soluzioni utili per rilanciarne l’immagine.

La Superbike è in crisi?

Da poco si sono avuti dei cambi regolamentari molto importanti, che necessitano di essere valutati nel lungo periodo per vedere gli effetti che produrranno, ma che al momento non hanno dato una scossa alla competizione: sempre e solo i pochi piloti super-ufficiali presenti a giocarsi le prime posizioni, alcuni “privati” che più o meno riescono ad affacciarsi tra i migliori occasionalmente ed altri che, invece, fungono da vere e proprie comparse, buone giusto per riempire la griglia. In tutto questo, si nota come poche case investano seriamente nello sviluppo del mezzo (Kawasaki e Ducati) mentre altre, come Honda e Suzuki, impegnate maggiormente su fronti diversi, sembrano quasi accettare un ruolo di sostanziale anonimato senza velleità di miglioramento. In mezzo al guado c’è una Aprilia che si sta mantenendo a galla in termini di competitività, ma che con il ritorno in Motogp sicuramente non ha più nella Superbike la sua categoria di riferimento.

Oltre a questa considerazione tecnica, è importante riuscire a ridare dignità al campionato, facendo tornare quel senso di “fidelizzazione” alla categoria che ormai è andato un po’ perso. In questi ultimi anni, infatti, si sono visti diversi piloti che hanno provato subito il salto in Motogp, magari accettando di correre con mezzi non propriamente di primissimo livello, invece di provare a restare in Superbike a meglio giocarsi le proprie opportunità. Oppure ancora, il campionato è stato visto troppo spesso come un salvagente buono per non rimanere senza una sella, ma raramente è davvero ambito e visto come una prima scelta dal pilota di turno. Non è un caso che, tra i piloti maggiormente protagonisti in questo 2015, la stragrande maggioranza di essi provenga dalla Gran Bretagna, movimento che da sempre è molto più orientato alle derivate di serie rispetto ai prototipi ed in grado di produrre una “nidiata” che sta sostanzialmente monopolizzando il campionato: Rea, Sykes, Haslam e Davies, senza dimenticarsi dei vari Lowes e Camier che, con una moto maggiormente competitiva, potrebbero essere anche loro li a giocarsi le posizioni di vertice.

Insomma, è importante che Dorna riesca a far crescere l’immagine del campionato, rendendolo più appetibile per il “grande pubblico”, sfruttando la presenza di piloti che per talento e combattività hanno tutte le carte in regola per riaccendere la passione di chi segue la categoria. Magari cercando di non ripetere l’errore che è stato fatto con la Motogp, dove tutto è stato accentrato eccessivamente intorno ad un solo pilota/personaggio (Rossi) tralasciando l’opportunità di sfruttare un catalizzatore di folle per promuovere il campionato a 360°, con scelte logiche e coerenti che permettessero una crescita complessiva dell’intero movimento. Anche qui, bisognerà aspettare qualche anno per potersi pronunciare, essendo il gestore anche della Superbike in controllo della categoria solo da un paio d’anni, ma le premesse non sono delle migliori.

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Studente di giurisprudenza come "occupazione" ufficiale e appassionato di sport in generale, più come spettatore che come atleta, ahimè. Seguo con particolare interesse gli sport motoristici e da qualche anno a questa parte il motomondiale (ma pure la superbike), pur essendomi avvicinato ad essi con le 4 ruote e la F1.
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