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Sondaggi elezioni Germania 2017 | Si vota

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Le elezioni tedesche, così come in passato quelle francesi o il referendum sulla Brexit, sono un appuntamento che ci riguarda da vicino, dato il peso della Germania nell’Unione Europea. È quindi un bene cercare di capire che atmosfera tira a Berlino e dintorni nella settimana che porta a nuove elezioni.

Pocket Nius: da sapere in breve

1. Si vota domenica 24 settembre.
2. Vincerà la CDU di Angela Merkel. Per la Cancelliera sarà il quarto mandato.
3. Non tutto però è già scritto: resta da vedere infatti se la Merkel potrà governare con il suo partito o avrà bisogno di alleanze coi liberali o coi verdi. Non è esclusa una nuova versione della “Grande Coalizione” con l’SPD di Schulz.
4. L’effetto Schulz è durato poco: quasi impossibile la rimonta dei socialisti, come resta altamente improbabile un possibile governo più a sinistra a tre tra SPD, Linke e Verdi.
5. Entreranno in Parlamento gli estremisti di destra di Alternative für Deutschland, che nonostante le divisioni dovrebbe ottenere oltre il 10%, soffiando sul fuoco della paura dei migranti e della sicurezza.

Gli ultimi sondaggi prima del voto in Germania

Secondo gli ultimi sondaggi diffusi dall’agenzia Zdf, la formazione Cdu-Csu guidata da Angela Merkel si conferma prima col 36% delle preferenze. L’Spd di Martin Schulz rimane al secondo posto ben distanti a quota 23%. I liberali e gli estremisti di destra di Afd si confermano entrambi al 10%. Fanalino di coda rimangono la sinistra Linke al 9% e i Verdi all’8%. Rispetto alle passate rilevazione, il Cdu-Csu ha perso due punti ma mantiene saldamente il vantaggio sui socialdemocratici che hanno, invece, recuperato un solo punto percentuale. Anche i sondaggi sulla popolarità dei leader effettuati dall’agenzia Forsa sorridono alla Cancelliera tedesca: ben il 48% degli intervistati confermerebbe la scelta della Merkel, mentre solo il 22% preferirebbe Schulz alla guida del Paese. Rimane comunque ampissima la soglia degli indecisi: ben il 39% non ha ancora deciso per chi voterà alle elezioni del 24 settembre. Una cosa rimane però certa: la futura composizione del Bundestag sarà più ampia di quella odierna, con il ritorno dei liberali di Fdp e l’ingresso di AfD. Si avrà quindi una frammentazione maggiore all’interno del Parlamento che porterà una forte instabilità politica. Solo un’ampia coalizione post-elezioni potrà garantire la maggioranza per un probabile nuovo governo Merkel. Solo dopo le elezioni saranno però chiari i rapporti di forza.

La sicurezza della Merkel

I successi della Merkel dopo l’esperienza di 12 anni di governo si stanno rivelando determinanti per la corsa alla Cancelleria. Secondo quanto dichiarato dalla Cancelliera stessa:

Mai nella storia i tedeschi sono stati tanto bene.

Dati alla mano, le sue affermazioni non sembrano essere solo campagna elettorale: la Germania sotto la sua guida ha registrato un record nelle esportazioni; la disoccupazione nazionale è ormai assestata sotto il 5% (praticamente dimezzata dal 2005 ad oggi), mentre quella giovanile è intorno all’8%; il Bilancio dello Stato registra un deficit uguale a zero e i redditi dei tedeschi hanno ripreso a crescere; infine, l’80% dei tedeschi afferma di trovarsi in una condizione di benessere soddisfacente. È evidente che con queste premesse, Schulz e gli altri leader si ritrovano a dover fronteggiare un avversario in un forte vantaggio oggettivo. Di fronte anche alla grande instabilità internazionale, la Merkel rappresenta un punto fermo per l’Europa: dai difficili rapporti con la Russia e la delicata questione dei migranti, la Cancelliera è sempre riuscita a gestire la situazione in maniera tale da mantenere compatto il proprio schieramento. Malgrado il dibattito sull’accoglienza abbia provocato un profondo solco all’interno del CDU, il partito è rimasto unito sotto la sua leadership. Anche gli alleati del CSU alla fine sono rimasti vicini alla Cancelliera, lanciando una campagna elettorale incentrata sulle parole chiave “unità, prosperità e sicurezza”. Su queste solide basi, la CDU ha condotto una campagna elettorale dai toni bassi, cercando di non enfatizzare il dibattito politico ed evitando apertamente lo scontro diretto con gli avversari. Le garanzie offerte dalla leadership della Merkel hanno superato qualunque tipo di divisione, ma la popolarità della Cancelliera da sola potrebbe non bastare a garantire la maggioranza nel nuovo Bundestag.

Le speranze di Schulz

L’entusiasmo che lo scorso gennaio aveva portato alla ribalta il leader socialdemocratico si è ormai del tutto esaurito. Schulz non è riuscito ha cavalcare pienamente il fattore “novità” finendo schiacciato dal pragmatismo della Cancelliera tedesca uscente. Considerazione confermata anche dall’esito dell’unico dibattito televisivo di tutta la campagna elettorale che si è tenuto lo scorso 3 settembre: di fronte ai numeri concreti di crescita portati in campo dalla Merkel, Schulz non è riuscito a far valere le proprie ragioni, non ha rivendicato neanche l’importante contributo che i socialdemocratici hanno offerto alle riforme del governo di coalizione attualmente in carica. La sua volontà di staccarsi completamente dalla passata gestione Schroeder ha messo in ombra anche i meriti concreti che l’SPD avrebbe potuto vantare in campagna elettorale. Il partito di Schulz non sembra più in grado di parlare alla maggioranza dei tedeschi, ormai rassicurati dalla figura della Merkel. Anche i più indecisi sembrano propensi a spostare le proprie preferenze verso i partiti più di rottura, come Linke o AFD.

Molti commentatori sono convinti che Schulz, ormai consapevole dell’imminente sconfitta e della probabile instabilità post elettorale, si stia preparando politicamente per assumere il ruolo di vice-cancelliere in una nuova “Grosse Koalition”: piuttosto che rimanere in secondo piano all’opposizione, i socialdemocratici resterebbero protagonisti nel governo del Paese sotto l’ala sicura dell’attuale Cancelliera. Questo escluderebbe anche pericolose alleanze di comodo dei conservatori coi liberali o, anche se poco probabile, con l’AFD. In quest’ottica, Schulz ha già indicato quali punti di programma non sarebbero per lui negoziabili in un’eventuale coalizione di governo con la CDU: parità di stipendio fra uomini e donne, abolizione arbitraria dei contratti a tempo determinato, innalzamento dell’età pensionabile, un piano di modernizzazione delle scuole e abolizione delle rette per l’asilo.

5 link per saperne di +

1. Il + centrista

Il Guardian spiega come la Germania sia il paese con più elettori al centro.

2. Il + quieto

Intorno alle elezioni tedesche c’è molta tranquillità e poca aria di cambiamenti, scrive il New York Times.

3. Il + numerico

Tutti i numeri dei sondaggi da Termometro Politico.

4. Il + disilluso

I tedeschi votano senza passione. L’analisi del giornalista Michael Braun su Internazionale.

5. Il + partecipativo

Il presidente della Caritas tedesca invita i tedeschi (e non solo) a partecipare attivamente alla costruzione politica della società, non solo nelle urne elettorali. Da Agensir.it.

18 giugno 2017

Ultimi sondaggi sulle elezioni in Germania del 24 settembre 2017

Brutte notizie per i socialdemocratici dopo gli ultimi sondaggi tedeschi: le rilevazioni per il mese di maggio hanno evidenziato un ridimensionamento dell’Spd di Martin Schulz fermo al 28%; il primo partito tedesco rimane il Cdu di Angela Merkel con ben il 36%, miglior dato dal febbraio dell’anno scorso. Tutti gli altri principali partiti non superano il 10%: Alternativa per la Germania (AFD), dopo l’abbandono della leader storica Frauke Petry, si assesta solo sul 9%; la Sinistra di Die Link segue a breve distacco con l’8,8%, mentre i verdi si confermano al 7%. Il Partito Liberale (FDP), principale alleato storico della Merkel, si conferma in crescita al 7%, con un punto percentuale in più rispetto ad aprile.

@termometro politico
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Le difficoltà di Schulz

Pochi mesi fa, l’effetto Schulz aveva portato i socialdemocratici sopra il 30% a un passo dal sorpasso del CDU della Merkel. Ma le sconfitte incassate con le ultime elezioni regionali hanno affossato tutto l’entusiasmo iniziale.

In particolare, la sconfitta dell’Spd nella Nordreno-Westfalia ha evidenziato tutti i limiti dei socialdemocratici. La regione è sempre stata una delle roccaforti della sinistra tedesca, ma le ultime elezioni hanno riservato una brutta sorpresa al partito di Schulz: la governatrice uscente Hannelore Kraft ha perso nove punti percentuali rispetto alle ultime consultazioni, fermandosi al 30%; il candidato del Cdu, Konrad Adenauer, ha vinto con il 34% delle preferenze. Fattore determinante nella sconfitta della Kraft è stato il tema della sicurezza. I tassi di criminalità nella regione non sono aumentati sotto la sua direzione, ma episodi controversi come i fatti di Colonia hanno evidenziato criticità nella gestione della pubblica sicurezza.

L’Spd ha cercato inizialmente di giustificare la sconfitta attribuendola a fattori di natura locale senza soffermasi troppo sui risultati. Ma le proporzioni della debacle hanno portato Schulz a riflettere sui temi discussi della campagna elettorale: gli argomenti vincenti su cui il Cdu sta puntando sono stabilità economica, sicurezza e investimenti, punti su cui l’Spd non riesce ancora a stare al passo. Il leader socialdemocratico si è reso conto che puntare sui temi della giustizia sociale non è più sufficiente. Al contrario della Merkel, Schulz non ricopre alcun incarico pubblico utile da sfruttare finestra mediatica e banco di prova per dimostrare le sue capacità di amministratore. L’essere una figura politica nuova lo ha facilitato all’inizio, ma in questa situazione di crisi si sta rivelando un limite nell’affermare la sua immagine di leader capace.

Il successo della Merkel

Il successo nel Nordreno-Vestalia è un chiaro segnale di quanto il partito della Merkel sia in forte ripresa. La regione dopo quarantacinque anni di governo socialdemocratico torna sotto il controllo del centro-destra per la terza volta dalla guerra. Nel suo territorio vivono diciotto milioni di tedeschi, un quinto della popolazione di tutta la Germania, numeri più che significativi in vista delle elezioni di settembre. La Merkel è riuscita confermare nuovamente la propria leadership puntando sui temi della sicurezza e della stabilità, punti su cui i socialdemocratici si sono spesso rivelati spesso inconsistenti. L’entusiasmo della novità scoppiato attorno a Schulz si è consumato presto contro la politica chiara e pragmatica della Cancelliera tedesca.

Altro fattore che può aver influenzato positivamente la Cdu è la vittoria schiacciante di Macron nelle passate elezioni francesi: il programma del nuovo Presidente Francese è ricorda per molti aspetti quello proposto dalla Merkel e proprio la Cancelliera è stata una delle maggiori sostenitrici dell’outsider francese. Sono adesso in molti ad auspicare un nuovo asse franco-tedesco che traini l’Unione Europea dopo la Brexit.

Con i numeri dati dai sondaggi, la storica coalizione liberal-democratica Cdu-Fdp arriverebbe al 43% segnando potenzialmente il ritorno del di centro-destra alla guida della Germania dopo l’esperienza delle “larghe intese” con l’Spd. A poco più di tre mesi dal voto il risultato sembra fortemente indirizzato, ma dopo quanto successo in Inghilterra con la debacle verticale della May, è prudente non sbilanciarsi troppo prima della prova delle urne.

@Nicolas Raymond


Aggiornamento 24 aprile

Dopo la grande ubriacatura di marzo, in cui i socialdemocratici sembravano sul punto di sorpassare la CDU di Angela Merkel grazie alla candidatura di Martin Schulz, ex presidente del Parlamento Europeo, sembra tornato l’inverno per la SPD-

Le prime elezioni regionali post candidatura di Schulz, tenutesi in Saarland a fine marzo, hanno detto infatti che è ancora la Merkel “il cavallo più veloce”: la SPD deve rincorrere. Intendiamoci, non che l’effetto Schulz fosse una bufala o non abbia permesso ai socialdemocratici di pensare addirittura ad una vittoria elettorale, ma la strada è ancora lunga.

Le rilevazioni condotte ad aprile dai principali istituti – Insa, Forsa, Ipsos, Emnid, Forschungsgruppe Wahlen – danno la CDU al 34%, sopra di 3 punti rispetto alla SPD. Ancora peggio dei socialdemocratici starebbero i partiti minori: a parte la sinistra radicale (Die Linke), stabile all’8% circa, Verdi (Grüne) ed estrema destra (AFD) sono in grande difficoltà. I verdi sono al 7%, l’AFD sembra in una discesa senza fine, a maggior ragione dopo la bocciatura della leader Frauke Petry, accusata di essere troppo moderata dalla base più radicale, quella antisemita e con simpatie naziste.

Come rileva Termometro Politico, i numeri dicono che i due partiti maggiori si stanno prendendo 2/3 dell’elettorato tedesco, e la concentrazione potrebbe aumentare ulteriormente a causa del cosiddetto “voto utile”, inclinazione a votare per i soggetti politici protagonisti della contesa elettorale. Dovessero arrivare punto a punto, sarà probabile CDU e SPD debbano proporre ai cittadini tedeschi l’ennesima versione della Grande Coalizione (Große Koalition), con a capo il segretario del partito che avrà la meglio.

@termometro politico

aggiornamento a cura della redazione

11 marzo

I sondaggi di febbraio ribaltano uno scenario che fino a pochi mesi fa sembrava quasi scontato: Angela Merkel ha trovato un degno avversario alla corsa per la cancelleria tedesca. La media dei sondaggi tedeschi di febbraio effettuata a inizio marzo, evidenzia come l’Spd di Martin Schulz abbia superato la soglia del 30% assestandosi intorno al 31%, con il CDU-CSU costante al 32%.

@termometro politico

Guardando nel dettaglio le rilevazioni, si può notare come nella seconda metà di febbraio l’Spd abbia guadagnato più popolarità mentre, per tutto il mese, il Cdu abbia perso molti punti passando dal saldo 35% di gennaio ad un preoccupante 32%. Il vantaggio del partito della Merkel sarebbe attualmente solo dell’1,8%, con le proiezioni che vertono prevalentemente in favore dell’ex-Presidente del Parlamento Europeo.

@termometro politico

Addirittura secondo alcuni istituti come Infratest dimap, Emnid ed Insa Schulz e SPD sono in vantaggio

Sondaggi elezioni Germania 2017: l’SPD e l’”effetto Schulz”

Non bastano i presunti scandali legati alle sue spese pazze e abuso d’ufficio da europarlamentare a fermare Martin Schulz: la forza portata dalla novità della sua candidatura ha sparigliato le carte e ha riaperto la corsa per le prossime elezioni. Secondo i sondaggi pubblicati dal “Polibarometer” a metà febbraio, il 49% dei tedeschi lo vorrebbe come cancelliere. Solo il 38% vorrebbe invece una riconferma della Markel. Fra i leader tedeschi Schulz sembra quindi non avere rivali in termini di popolarità. Quello che la stampa internazionale ha chiamato “Effetto Schulz” ha permesso all’Spd di riguadagnare consistente terreno rispetto agli avversari storici del Cdu. A fine 2016, il divario fra i due partiti sembrava quasi incolmabile, coi socialdemocratici ancora impegnati a capire quale direzione prendere dopo l’esperienza di governo con la Merkel. Il ritorno di Schulz alla politica nazionale e la sua rinnovata leadership hanno costituito la svolta di cui il partito aveva bisogno per ritrovare se stesso: attenzione allo stato sociale, preoccupazione per il mondo del lavoro e un rilanciato europeismo sono solo alcuni dei fattori di questa ritrovata popolarità. Apparentemente, l’Spd ha ritrovato la propria identità ed è riuscito a rompere col recente passato di convivenza col Cdu. Importante sarà adesso la definizione delle alleanze. Le altre formazioni di sinistra hanno registrato un forte calo a fine marzo: GRUNE è ferma al 7,5% (-1,8%), mentre Die Linke è all’8,3% (-1,5%). Con queste eventuali alleanze, l’Spd avrebbe potenzialmente i numeri per garantire la formazione di un governo a maggioranza socialdemocratica, ma i trascorsi fra i partiti in questione potrebbero minare la stabilità di un eventuale esecutivo. La corsa alle elezioni è ancora lunga, ma sicuramente la sinistra tedesca dovrà fare i conti per misurare le proprie forze e le proprie ambizioni.

La preoccupazione della Merkel

La Cancelliera tedesca non dorme più sonni tranquilli. Se a dicembre il suo quarto mandato era uno scenario messo in discussione da pochi, oggi l'”effetto Schulz” ha completamente ribaltato la prospettiva. Malgrado l’esperienza di governo apparentemente positiva, la Merkel continua pericolosamente a perdere consensi nell’elettorato in favore del leader socialdemocratico. Contrariamente alle previsioni di molti, l’alleanza stipulata con l’Spd per l’esecutivo di “larghe intese” si è rivelata controproducente per il Cdu: il ritiro di Sigmar Gabriel, attuale vice-cancelliere e contestato ex-leader socialdemocratico, e la rottura col passato provocata dall’ascesa repentina di Schulz, hanno colto di sorpresa il partito che stenta a trovare una risposta adeguata. Sicuri del proprio vantaggio, i popolari tedeschi hanno puntato sui soliti cavalli di battaglia e sulla forte leadership della Merkel per tenere a bada l’Spd. Ma adesso che Schulz ha sfidato apertamente la Cancelliera sul suo stesso piano proponendo anche un modello di Europa differente dal suo, il sistema tenuto in piedi finora rischia pericolosamente di crollare. La Merkel è quindi chiamata ad affrontare una competizione elettorale probabilmente più impegnativa di quanto si aspettasse, ma è decisamente presto per decretare già la sua sconfitta. Come Schulz è riuscito a rialzare in pochi mesi l’Spd, così anche l’attuale Cancelliera ha tutte le carte in regola per mantenere alta la propria popolarità. Elemento importante in questa prospettiva è il forte calo registrato da “Alternativa per la Germania” (Afd) dai sondaggi di febbraio: la formazione nazionalista e anti-europeista di Frauke Petry è attualmente ferma al 9,9%, con una perdita rispetto a gennaio del -2,9%. Con questi numeri Afd rimane comunque il terzo partito del Paese e si assicura alcuni dei seggi nel Parlamento tedesco, nel quale non ha attualmente rappresentanti.

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28 gennaio

Questa settimana è stata fissata la data per le prossime elezioni politiche in Germania: i tedeschi andranno a votare il 24 settembre 2017. La Merkel ha già da tempo confermato che si ricandiderà per il suo quarto mandato e anche l’Spd ha finalmente trovato il suo candidato: a sfidare la Cancelliera in carica sarà Martin Schulz. Ma ora vediamo cosa dicono i sondaggi aggiornati.

Elezioni Germania 2017: gli ultimi sondaggi

Secondo l’ultimo sondaggio della Bild am Sonntang, condotto dall’Istituto Emnid tra il 12 e il 18 gennaio, il CDU della Merkel continua ad esser in vantaggio su tutti gli avversari con ben il 36% di preferenze. A seguire troviamo l’Spd in calo rispetto alle precedenti rilevazioni fermo al 21%. Alternative fuer Deutschland (AfD), il partito di estrema destra xenofobo ed anti-europeista, continua a rimanere costante sul 12%. Subito dietro troviamo il partito di sinistra Linke in ripresa all’11% e i verdi fermi al 9%. I liberali del Fdp sono invece appena sopra la soglia di sbarramento al 6%. Per quanto riguarda strettamente la popolarità fra i candidati principali, una rilevazione di dicembre diffusa dell’emittente ARD mette in evidenza un risultato importante: Schulz avrebbe lo stesso tasso di approvazione della Merkel, assestato al 57%. A seguire, col 54% dei consensi troviamo Cem Özdemir, leader dei verdi, Thomas de Maizière, esponente di spicco del CDU, col 50%, seguito dal leader dell’Spd Sigmar Gabriel con il 43%.

Martin Schulz: l’avversario di Angela Merkel

Sigmar Gabriel ha sciolto ogni riserva riguardo la sua eventuale candidatura alle elezioni di settembre, ritirandosi ufficialmente dalla corsa per il governo. Il suo passo indietro ha dunque spianato la strada per la candidatura per i socialdemocratici dell’ex Presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz. In un’intervista rilasciata al portale tedesco Stern, Gabriel ha dichiarato:

Se corressi io, fallirei e con me la Spd.

È plausibile che alla presa di coscienza dell’attuale vice-cancelliere tedesco seguano anche le dimissioni da Presidente Federale dell’Spd, per favorire l’affermazione di Schulz come nuovo leader dei socialdemocratici. La sua candidatura verrà probabilmente ufficializzata questo fine settimana al termine di una riunione di partito già programmata. Come già evidenziato, Schulz è l’esponente socialdemocratico più popolare secondo i sondaggi: pur partendo in svantaggio, la sua lontananza dalla politica nazionale tedesca e il prestigio guadagnato grazie alle importanti cariche europee ricoperte, rappresentano un elemento di rottura forte col recente passato del partito, attualmente al governo con gli avversari del CDU. L’ascesa di Schulz apre la possibilità per l’Spd di riproporre la vecchia coalizione con il partito di sinistra Die Linke e con i Verdi, alleanza messa da parte dai socialdemocratici con Gabriel a causa dell’esperienza di governo con la Merkel. L’ostacolo più grande è dato proprio dalle fratture createsi in questi anni di esecutivo di coalizione: con l’Spd al governo e Linke e Verdi all’opposizione, non sono mancati momenti di tensione e pesanti reciproche accuse. Non è detto che la scomparsa di Gabriel ai vertici sia una garanzia sufficiente per garantire un riavvicinamento. Starà a Schulz decidere come muoversi consapevole dei punti di forza e delle criticità del proprio partito.

Le sfide della Merkel del Cdu

Se la Merkel è ancora in testa ai sondaggi un motivo ci sarà: l’economia tedesca sembra avere superato la crisi ed è tornata stabile, con una crescita annuale del Pil vicina al 2%. Addirittura il tasso di disoccupazione è inferiore al 5%, al di sotto della soglia definita “fisiologica” dalla teoria economica contemporanea. La vittoria della Cdu, per quanto rimanga al momento altamente probabile, non è comunque scontata. L’elemento di novità portato da Schulz non è l’unico fattore che può sbilanciare l’esito delle elezioni di settembre: il costante aumento di popolarità dell’Afd rappresenta un grosso problema per la Cdu. Molti analisti attribuiscono questo aumento di popolarità di “Alternativa per la Germania” soprattutto ad alcune scelte della Merkel ritenute “impopolari” da una parte del suo elettorato. Prima fra tutte l’apertura all’accoglienza dei migranti che ha portato la Germania ad ospitare più di un milione di rifugiati siriani nel corso del 2015. L’ascesa del partito euro-scettico è tenuto in grandissima considerazione fra gli osservatori tedeschi: nato solo nel 2013, il partito guidato da Frauke Petry in soli quattro anni ha guadagnato una percentuali di consensi senza precedenti arrivando addirittura a superare il partito della Merkel nelle elezioni del 2016 nel Länder del Meclemburgo-Pomerania Anteriore. Le posizioni radicali in fatto di immigrazione, euro-scetticismo e protezionismo economico hanno fatto presa anche su una parte dell’elettorato di destra insoddisfatto dell’operato della Merkel. Pur rimanendo a debita distanza dai numeri necessari per la vittoria, l’Afd potrebbe attirare una consistente parte di voti a sfavore del Cdu, compromettendo la possibilità di formare un governo stabile. In questo scenario, si ricreerebbe la stessa situazione del 2013 che ha portato alla formazione dell’attuale governo di coalizione allargata Spd-Cdu.

Fattori esterni

Oltre agli avversari politici, a minacciare una possibile vittoria incontrastate della Merkel si registrano anche possibili ingerenze estere: le agenzie di sicurezza tedesche stanno di diverso tempo contrastando gli attacchi informatici provenienti dagli stessi hacker russi accusati di aver violato i sistemi di sicurezza del Partito Democratico Americano e dell’Agenzia mondiale Antidoping. La stessa agenzia di intelligence tedesca (BfV) ha denunciato un rilevante aumento di attacchi informatici a danno di politici e partiti da parte di questo gruppo di hacker. Non è ancora chiaro se il governo russo è direttamente coinvolto nel coordinare questi tentativi di violazione, ma secondo il deputato del Bundestag Patrick Zensburg non vi sono rischi che la Russia influenzi il risultato delle elezioni: lo scopo degli hacker non sarebbe quello di favorire l’uno o l’altro candidato, ma semplicemente tentare di destabilizzare l’intera società tedesca. Il capo dell’Ufficio federale per la protezione della Costituzione, Hans-Georg Maassen, ha comunque confermato l’effettiva esistenza di questa rete e messo in guardia dalla sua pericolosità:

Le informazioni rubate attraverso gli attacchi informatici possono emergere durante l’elezione per screditare i politici. L’Europa è al centro di questo sabotaggio, in particolare la Germania.

Secondo gli esperti di sicurezza informatica il pericolo più grande per le elezioni rimane comunque la proliferazione di portali che diffondono bufale e fanno disinformazione: questi influenzano in maniera rilevante l’opinione pubblica attraverso notizie faziose che istigano all’odio e contribuiscono alla disgregazione sociale.
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26 novembre

La decisione della Merkel

Angela Merkel ha sciolto la riserva sulla sua possibile nuova candidatura per le elezioni di settembre 2017: la Cancelliera tedesca si candiderà per il suo quarto mandato consecutivo.

Mi ricandido a guidare la Germania. Ho riflettuto a lungo su questa decisione, una decisione non semplice, per me personalmente. Ma quando prendo una decisione poi la difendo. Se la salute lo permetterà. In ogni caso questa elezione sarà difficile come mai in passato, almeno dalla riunificazione tedesca

L’annuncio è arrivato lo scorso 20 novembre nel corso di una conferenza stampa organizzata nella sede del CDU, a conferma di quanto era stato anticipato da alcuni media internazionali. In vista delle prossime elezioni, l’attuale Cancelliera dovrà cercare in primis di ricucire i rapporti col principale alleato del suo partito, la CSU (Unione Cristiano Sociale bavarese): l’apertura delle Merkel alle politiche sull’accoglienza dei migranti aveva provocato uno strappo con l’alleato storico dei cristiano-democratici.

Solo il recente ripensamento della Cancelliera ha impedito uno strappo apparentemente definitivo e proprio da qui sembra sia ripartito il dialogo. Un altro elemento che gioca a favore della riappacificazione è la costante crescita di “Alternativa per la Germania”. Il movimento anti-sistema, populista e contro l’immigrazione sta riscuotendo sempre più consensi anche fra gli elettori storici del CDU-CSU: alle ultime elezioni dei regionali di marzo, AfD ha superato ogni pronostico registrandosi come terzo partito nel Land Baden-Württemberg (15,1%), come secondo nella Sassonia-Anhalt (24,2%) e ottenendo buoni risultati anche in altre regioni.

L’ondata populista che sta investendo diversi fra i più importanti Paesi europei sta dilagando anche in Germania. Molti si stanno chiedendo come la Merkel riuscirà a rispondere a AfD in campagna elettorale, visto le sue ambigue posizioni relative all’accoglienza dei migranti. La Cancelliera gode, tuttavia, ancora di una grande popolarità fra i cittadini tedeschi, ponendola in netto vantaggio rispetto a tutti gli altri potenziali candidati.

Gli avversari dell’SPD

I socialdemocratici hanno più volte ribadito la loro decisione di non voler continuare l’esperienza di governo con il CDU/CSU anche nella prossima legislazione. Questo costringe l’SPD a trovare un candidato anti-Merkel che sia in grado di reggere il confronto con la Cancelliera uscente. Il prossimo gennaio verrà presa la decisione definitiva, ma al momento il candidato più papabile rimane il presidente del partito, Sigmar Gabriel, attuale Ministro dell’Economia e vice-cancelliere. Negli ultimi giorni si è però presentato un altro possibile candidato più che all’altezza: Martin Schulz.

L’attuale Presidente del Parlamento europeo ha infatti confermato in conferenza stampa che non correrà per un nuovo mandato per la sua attuale carica:

Ho preso la mia decisione, l’anno prossimo correrò al Bundestag come capolista del mio partito, l’Spd, nel Land del Nordreno-Vestfalia. Continuerò a battermi per l’Europa dal livello nazionale.

Parrebbe siano in molti a spingere la sua candidatura alla Cancelleria, ma le intenzioni dell’SPD non sono ancora chiare: Gabriel sarebbe il candidato naturale, ma in questi anni di governo coi democristiani non è riuscito a distinguere le sue posizioni da quelle della Merkel, avvicinando ancora di più suo partito verso il centro; Schulz è invece un nome quasi nuovo nella politica nazionale e il suo curriculum europeo potrebbe rappresentare un arma in più per rilanciare il sentimento europeista in Germania.

Un altro aspetto importante da considerare nella scelta del potenziale candidato sono le alleanze da curare con gli altri partiti di sinistra: Linke e Verdi sono gli interlocutori naturali per l’SPD, ma le diverse posizioni sia in ambito industriale (coi Verdi asserragliati nelle proprie posizioni ambientaliste) che internazionali (con le critiche di Linke all’Occidente) rendono il dialogo molto più difficile.

Sondaggi elezioni Germania 2017: gli ultimi dati

Secondo le ultime rilevazioni dell’istituto Emnid per il settimanale Bind, il 55% degli intervistati auspica la conferma della Merkel per un suo quarto mandato. Solo il 39% si riterrebbe contrario, con una riduzione di ben undici punti percentuali rispetto allo scorso agosto. Fra i sostenitori del CDU, la Merkel è il leader migliore con ben il 92% di preferenze. Anche fra le donne risulta essere la più amata con il 66%. Paradossalmente, anche fra gli elettori dell’SPD ben il 54% vuole che la Merkel si presenti come candidata Cancelliere. In un confronto diretto fra il papabile candidato Gabriel e la candidata del CDU/CSU, a trionfare sarebbe proprio la Merkel con il 51%, contro il 21% del presidente socialdemocratico.

Lo stesso sondaggio riporta anche le preferenze nel caso si andasse oggi ad elezioni: la coalizione CDU/CSU vincerebbe con il 33% di voti, con uno scarto di ben nove punti percentuali rispetto all’SPD, fermo al 24%. Il terzo partito sarebbe Alternativa per la Germania, che entrerebbe in Parlamento con uno storico 13%. A seguire troviamo i Verdi al 12%, Die Linke al 9% e i liberali della Fdp (Partito Democratico Libero) fermi alla soglia del 5%.

@environmental-watch.com

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5 luglio

Cosa dicono gli ultimi sondaggi. Le rilevazioni settimanali della rivista Der Spiegel presentano un chiaro quadro in vista delle elezioni del 2017: da aprile a questa parte, la coalizione CDU-CSU di Angela Merkel è rimasta stabile sopra il 30%, assestandosi per questa settimana sul 34%; il principale partito avversario, i socialisti dell’SPD, sembra essersi ripreso dalla piccola flessione che l’aveva portato sotto il 20% e si conferma al 22%; a seguire troviamo i Verdi al 12%, davanti agli euroscettici dell’Afd al 10% ed al Left Party al 9%; a fare da fanalino di coda sono i liberali dell’FDP con il 6% (tutte le rilevazioni settimanali dal luglio 2015 ad oggi, sono liberamente consultabili sul sito del Der Spiegel).

Il CDU-CSU della Merkel. La grande coalizione che sta guidando la Germania dal 2013 formata dall’asse CDU-CSU-SPD continua a governare senza grossi scossoni. Ma una cosa è apparsa chiara dopo le elezioni amministrative locali dello scorso Marzo: la politica di apertura della Merkel nei confronti dei migranti ha spostato non pochi consensi verso gli euroscettici. L’atteggiamento della Cancelliera ha innalzato il livello di sensibilità ed empatia dei tedeschi verso i rifugiati, ma sono state di fatto accantonate le regole che l’Europa si era imposta sull’asilo politico, il che ha dato una grande spinta alle rivendicazioni dei partiti che vogliono la Germania fuori dall’Europa. Le forze politiche come l’Afd hanno avuto la dimostrazione che è legittimo sorvolare sugli accordi presi con l’UE se si è spinti dal giusto appoggio elettorale. È probabile che l’atteggiamento di chiusura di una parte dell’elettorato conservatore porterà diversi voti dalla parte delle formazioni più a destra del CDU-CSU, ma il consenso generale di cui ancora gode la Merkel non è al momento equiparabile a quello degli altri leader in gioco. Non è ancora però chiaro se l’attuale Cancelliera si presenterà alle elezioni per un nuovo mandato. Le alternative più valide identificate all’interno della coalizione sono comunque altre tre donne: Julia Klöckner, leader del CDU in Renania-Palatinato, Annegret Kramp-Karrenbauer, Ministro presidente del Länder (stato federato) Saarland, e Ursula von der Leyen, attuale Ministro della Difesa. Come possibile candidato rimane caldo anche il nome di Wolfgang Schäuble, attuale Ministro delle Finanze e promotore dell’austerity,

La rincorsa dell’SPD. Malgrado la positiva esperienza di governo, l’SPD di Sigmar Gabriel non riesce ad uscire dall’ombra della coalizione CDU-CSU. Gli sforzi del leader socialista rimangono comunque notevoli. È vice cancelliere e ministro dell’economia e dell’energia e sta fortemente sta spingendo per uscire da quella che lui stesso ha definito “la spirale dell’austerity”. Sono sue due delle proposte più interessanti per cercare di conciliare i vincoli comunitari con la gestione della spesa pubblica dei singoli Stati: riformare i parametri di Maastricht alzando al 3,5% del Pil il tetto del deficit e imporre regole vincolanti sugli investimenti pubblici e sulla disciplina fiscale senza necessariamente spingere al taglio netto delle voci di bilancio. Tuttavia, l’efficacia comunicativa di Gabriel e del suo partito è fortemente limitata dall’esperienza dell’esecutivo di grande coalizione. Pur remando contro le politiche di austerity, collabora e persegue obbiettivi di governo in collaborazione con la Merkel e Wolfgang Schaeuble, i portabandiera del rigore finanziario. All’interno del partito la sua figura comincia a non essere forte come un tempo: la sua leadership è stata confermata dal Congresso dell’SPD dello scorso Dicembre con il 74% dei voti, percentuale molto più bassa rispetto all’elezione precedente. Gabriel è stato comunque già designato come candidato SPD per le prossime elezioni del 2017.

Gli euroscettici. Come abbiamo già evidenziato, l’apertura della Merkel verso i migranti è stata una forte spinta elettorale per gli euroscettici di Alternativa per la Germania (Afd). Rispetto ad un anno fa, le preferenze dei tedeschi per la coalizione della Cancelliera sono calate di ben dieci punti percentuali, in buona parte finiti proprio al partito di Frauke Petry. Afd è nata in anni recenti proprio con la contestazione all’approccio della Merkel alla crisi del debito in Europa, giudicato troppo morbido: l’idea è che la Germania si sia vincolata eccessivamente al destino degli altri Paesi europei per colpa dell’Euro e che pertanto si sia strutturalmente indebolita. Solo rivedere la posizione del Paese all’interno dello scenario europeo sarebbe l’unica via per tornare ad avere una stabilità finanziaria certa. Alle ultime elezioni politiche Alternativa per la Germania non riuscì neanche ad entrare nel Parlamento Tedesco, ma alle amministrative di Marzo ha registrato un incremento considerevole. In alcuni Länder nel nord-ovest, i consensi per l’Afd arrivano a sfiorare addirittura il 20%. Il loro candidato per le prossime elezione del 2017 sarà molto probabilmente la leader, Frauke Petry.
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18 luglio 2015

Dopo le trattative che hanno portato al tanto contestato accordo per la Grecia, molti osservatori internazionali hanno fortemente criticato il ruolo della cancelliera Angela Merkel e del ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble nella formulazione delle proposte. Ma che opinione hanno gli elettori tedeschi riguardo alla questione greca e quali possono essere i possibili scenari in vista delle elezioni del 2017?

Il dualismo fra Merkel e Schäuble

Le posizioni assunte da Angela Merkel durante il corso delle trattative sul debito greco hanno messo in discussione il suo effettivo valore agli occhi dell’opinione pubblica tedesca: il comportamento del governo ellenico negli ultimi mesi aveva distrutto quasi completamente la fiducia nel popolo tedesco sul fatto che la Grecia fosse in grado di rispettare qualunque accordo preso e le conseguenze di questa convinzione sono ricadute tutte sulle spalle della cancelliera. La volontà dichiarata della Merkel era quella di mantenere la Grecia nella zona euro a determinate condizioni, ma il continuo arenarsi delle trattative aveva esasperato l’opinione pubblica. La disponibilità della cancelliera a fare delle concessioni alla Grecia è stato percepito come un’ingiustizia verso il popolo tedesco, sicuro di dover in futuro pagare di propria tasca le mancanze di un popolo insolvente. La vittoria dell’“OXI” al referendum greco ha rappresentato un pesante ostacolo per la linea seguita dalla Merkel. Le condizione imposte da lei e dagli altri creditori non erano state accettate dal popolo greco manifestando, dal punto di vista tedesco, la volontà di non voler necessariamente rimanere all’interno della moneta unica. Lo stesso vice-cancelliere social-democratico Gabriel lo aveva annunciato alla vigilia:

il referendum sarà una scelta del popolo greco sulla permanenza nell’euro

Arrivata a questo punto, la Merkel ha dovuto sostenere un duro confronto col suo ministro delle finanze Wolfgang Schäuble, con il quale i rapporti non sono mai stati idilliaci. Il ministro aveva già paventato l’ipotesi dell’uscita della Grecia dall’euro nel 2012, ma allora questa eventualità non era ancora stata presa in considerazione dalla cancelliera. Secondo alcuni sondaggi, Schäuble negli ultimi tempi avrebbe addirittura superato la Merkel negli indici di popolarità dell’elettorato tedesco, il tutto grazie alle sue posizioni più intransigenti nei confronti del debitore greco. Sua è, fra le altre, la proposta della Grexit temporanea di 5 anni. L’opinione pubblica tedesca è molto sensibile al tema, i tedeschi rivendicano di aver vissuto in prima persona gli effetti dell’austerity sotto il Governo del socialdemocratico Schroeder (poi non riconfermato). Buona parte del popolo tedesco si aspetta che anche i greci facciano i loro sacrifici per superare questo momento difficile senza che debbano essere altri a pagare per le loro mancanze. A riprova di queste considerazioni vi è un sondaggio rilevato subito dopo all’accordo: esso rileva infatti che il 49% dei tedeschi non avrebbe concesso nuovi aiuti alla Grecia, con il 46% che invece lo avrebbe fatto e con il 5% di indecisi.

Nell’accordo finale raggiunto, sembra che proprio Schäuble abbia avuto un ruolo importante nel definire gli impegni che la Grecia si è dovuta assumere per ottenere il nuovo finanziamento e rimanere nell’area Euro. Ma in questo caso, il contributo del ministro delle Finanze ha avuto riscontri positivi per la cancelliera: un sondaggio dell’istituto Forsa ha evidenziato che il 55% dei tedeschi è soddisfatto della linea assunta dalla Merkel nel corso dell’ultima trattativa, mentre il 31% ritiene che avrebbe dovuto costringere la Grecia ad uscire dall’euro. A riprova della poca fiducia dei tedeschi verso la Grecia, ben l’81% ritiene che il governo ellenico non rispetterà gli impegni presi. Le misure per il nuovo finanziamento sono state approvate dal Parlamento tedesco non con poche riserve all’interno della maggioranza, soprattutto interna al CDU. La sfiducia nei confronti del governo ellenico è ricaduta anche sulla Merkel, ma la cancelliera rimane al momento salda al suo posto, forte del favore dalla maggioranza dell’elettorato.

Sondaggi elezioni Germania 2017

Le ultime elezioni del 2013 hanno visto il trionfo della coalizione di Angela Merkel il CDU/CSU che ha portato a casa il 49% dei seggi parlamentari, con i diretti avversari dell’SPD fermi al 30%. Il mancato raggiungimento della maggioranza assoluta e il fatto che il partito liberale fosse rimasto fuori dal nuovo Bundestag a causa delle soglie di sbarramento, ha costretto l’attuale cancelliera a trovare nuovi alleati per poter ottenere in Aula i numeri necessari a governare. Dopo un paio di mesi di consultazioni, ha finalmente preso forma un Governo di grandi intese formato da una inaspettata coalizione fra CDU/CSU e SPD, con l’incarico di primo ministro affidato ad Angela Merkel e come vice-cancelliere e ministro dell’economia il socialdemocratico Sigmar Gabriel.

Gli scenari per le prossime elezioni del 2017 sono difficili da immaginare vista la situazione attuale. Non è ancora chiaro se la Merkel ha intenzione di presentarsi per un eventuale quarto mandato o se preferirà focalizzarsi su un importante incarico in altri organismi internazionali (si parla addirittura di una probabile candidatura al segretariato generale dell’ONU). In quest’ultimo caso, la coalizione CDU/CSU avrà bisogno di una nuovo leader, ma il nome di Schäuble, tanto chiacchierato negli ultimi giorni, non sembra al momento accontentare tutte le parti in causa. È comunque improbabile che si apra una lotta alla leadership e finché non saranno chiare le intenzioni della Merkel la coalizione non sembra decisa ad affrontare il problema.

Discorso diverso riguarda invece l’SPD. Già adesso sono iniziati i primi valzer di nomi per il prossimo candidato cancelliere: i più popolari sembrano attualmente essere proprio Sigmar Gabriel, e Frank-Walter Steinmeier, l’attuale ministro degli Esteri. Un recente sondaggio tedesco ha evidenziato come Steinmeier (già candidato cancelliere nel 2009) avrebbe la possibilità di competere con Merkel per il 40% degli elettori, rispetto al 16% di Gabriel ed al 10% di Martin Schulz, nel 2017 in scadenza del suo mandato come Presidente del Parlamento Europeo. Malgrado il lavoro svolto a fianco della Merkel e le dure posizioni dei socialdemocratici nei confronti della Grecia, l’SPD rimane indietro nei sondaggi politici: il 41% delle preferenze va all’Unione (CDU/CSU), mentre i socialdemocratici si fermano al 24%; la Sinistra è al 9%, i Verdi all’11%, gli anti-europeisti dell’AfD al 4%, mentre i liberali sono tornati oltre la soglia di sbarramento al 6%.

Con questi numeri e con una probabile ricandidatura di Angela Merkel, l’SPD si troverebbe in netta difficoltà visto il divario enorme da colmare con l’Unione. Inoltre, le posizioni dell’SPD su molte questioni chiave sono state molto ambigue in questi anni di governo col centro-destra (vedi posizioni vicine all’austerity per la Grecia) e i suoi elettori potrebbero trovarsi spiazzati di fronte ad un agenda politica in discontinuità con quanto portato avanti finora. Come in Europa, l’appiattimento dei socialdemocratici su posizioni popolari porta ad un forte distacco dell’elettorato di centro sinistra dai socialisti europei.

La strategia di seguire la posizioni della popolare Merkel e del suo partito penalizza l’SPD in favore della stessa Unione o della sinistra della Die Linke. Data l’esperienza condivisa di Governo, è difficile per i dirigenti prendere posizioni di contrasto nette, spingendo l’SPD sempre più vicino al CDU. L’unica speranza per i socialdemocratici è quella di mettere in mostra le proprie competenze di governo col Governo di larghe intese per poi cercare, nel 2017, un’alleanza con i Verdi e la Sinistra per abbattere lo strapotere del CDU/CSU.

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