Roma-Milan, come un finale di stagione2 min read

21 Dicembre 2014 Uncategorized -

Roma-Milan, come un finale di stagione2 min read

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Come un finale di stagione.
O forse più di midseason, come va di moda adesso.
Parlo del campionato di Serie A.
E delle serie TV.
Ieri sera Roma–Milan ha rappresentato un piccolo finale di stagione. Perché c’è la pausa natalizia. E poi perché in un modo o nell’altro finisce il 2014. Che ci ha portato un sacco de punti, ma poi coi punti e basta, come direbbe mia nonna, mica ce se magna. Nonna che tra l’altro quest’anno si rifiuterà di friggere e io ho attrezzato al volo, nel giro delle ultime 36 ore, un piccolo colpo di stato per prendere lo scettro della cucina. E quest’anno a casa Coso, il 24, si mangeranno i miei fritti. Che ve perdete, sappiatelo.

Dicevamo, finale di stagione.
Di una lei che se ne va, di un lui che perde un volo, di un amore che nasce e di uno che entra in crisi. Di proposte di lavoro, obiettivi raggiunti, falliti, del ballo di fine anno e del bacio che tutti aspettavano da tempo. Degli ultimi 30 secondi che ti scombinano 16 settimane attaccato allo schermo. Una canzone, una ballata pop-rock in sottofondo, momenti di introspezione e poi di solito piove. La gente che cambia e te che ti domandi: E mo che succederà?

Ieri Roma–Milan è stata il mio personalissimo finale di stagione.
Per chi frequenta lo stadio non c’è una canzone di sottofondo, ma il suono di un pugno sul vetro. Che rimbomba per tutto l’Olimpico, quando cala il silenzio o sfuma qualcosa. Un suono sordo e vibrato. Che c’abbiamo tutti dentro se un po’ quei posti li frequentiamo o li abbiamo frequentati. Il suono del rammarico. L’impotenza, perché non ci sei te laggiù. E allora puoi solo cantare, imprecare o dare pugni a un vetro, appunto.

Il suono sordo e vibrato di un’occasione persa (ancora una!), ma alla fine poi pensi che stai ancora là. Che forse l’eliminazione dalla Champions è più una manna che una disgrazia. Che ancora se po’ fa’ tutto. Basta solo crederci. Sperare che gli sceneggiatori di questa bislacca serie ci mettano un po’ di impegno per non regalarci l’ennesimo finale scontato. Dove ovviamente non siamo noi a baciare la bella che tutti desiderano, a essere i re del ballo o a dover prendere quel volo che ci cambia la vita.

Sogno un 2015 che regali alla Roma il finale di Breaking Bad e non di How I met your mother. Sogno un finale di stagione che mi faccia venire i brividi. Come ha fatto questo ragazzino qui, che ho conosciuto in viaggio qualche giorno fa. Un undicenne della banlieu di Lille che spiega il calcio. Che visto attraverso i suoi occhi è dannatemene bello. Che te ne innamoreresti ogni giorno di più. Come se non lo facessi già.

Buon 2015 e appuntamento per Roma–Udinese. Sempre. Forza Roma. E grazie di cuore per leggere ‘ste poche righe che di tanto in tanto scrivo che doveva esse un “vediamo come va”, ma sto ancora qui. Grazie pure a Davide.

Daje!

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Anche noto come Coso. Classe 1981, attualmente in vita. Nasce brutto e povero e non potendosi permettere di cambiare vita chirurgicamente è costretto a vendere il suo corpo al giornalismo, ma nessuno se lo compra. Casca, si rialza, non se rompe. È tipo il pongo. Scrive cose, fa lavatrici.
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