Click #3 – Pro Evolution Soccer e l’Amicizia4 min read

9 Dicembre 2013 Giochi -

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Click #3 – Pro Evolution Soccer e l’Amicizia4 min read

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Click. Schiacci il pulsante, si crea un collegamento.
Un collegamento casuale, non cercato né voluto, ma dettato dall’entropica connessione globale, per cui la realtà è un aggrovigliato insieme di cavi elettrici, lungo i quali gli impulsi viaggiano secondo percorsi imprevedibili. Schiacci il terzo pulsante e scoppia un boato da
stadio.

Pro Evolution Soccer, il videogioco di calcio più amato in assoluto (assieme a quell’altro, che per ragioni di decenza non nominerò), può dirci tante cose sull’amicizia. Non solo perché è uno dei principali catalizzatori di serate in compagnia, passate a fare le ore piccole con tornei che suscitano entusiasmi e livori manco fossero i Mondiali di calcio. Ma anche perché ci può far capire come vediamo i nostri amici. Ecco, se per caso siete dell’altra parrocchia, fate finta che al posto di PES ci sia scritto… beh, voi sapete cosa, e proseguite pure nella lettura, serbando gli insulti per la fine dell’articolo.

Pro Evolution Soccer, dicevamo, è un gioco che si presta bene alla fruizione in compagnia. Ma il vero invasato ci gioca pure da solo a casa, magari la notte, a spese del sonno riparatore e a scapito dell’efficienza produttiva. E probabilmente ci gioca nella modalità Master League, nella quale può mettere in luce al contempo le proprie doti di giocatore, ma anche di allenatore. E se davvero la sua passione sconfina nella malattia, almeno una volta si sarà cimentato con l’imprescindibile Squadra degli Amici.

Giocare alla Master League di Pro Evolution Soccer con la Squadra degli Amici, significa spendere almeno un paio di sessioni a creare un team composto invece che da giocatori reali, dai propri compagni di scorribande, premurandosi di bilanciare le statistiche in base alle loro capacità, a cercare di ricreare i loro volti nella maniera più verosimile possibile, scegliendo uno per uno i loro modi di esultare quando vanno in gol. Insomma, perdere un sacco di tempo che potrebbe essere altrimenti dedicato al gioco in sé, oppure, perché no, a centinaia di altre attività più significative.

pes_2014_02Ma non ha importanza, perché alla fine saremo premiati con la possibilità di sfidare la Juventus di Pirlo, Tevez e Giovinco con l’Atletico Amiconi di Colombo, Fracasso e Dell’Oca, di vedere il team partire in sordina, per poi diventare squadra rivelazione che si qualifica per l’Europa e da lì tutta un’ascesa fino al trionfo, fino al giorno in cui Agustoni, il capitano della squadra, potrà sollevare la coppa al termine di un’accesissima finale di Champions League contro il Barcellona. Il pubblico in tripudio. La stampa impazzita. Mia moglie che mi chiede che diavolo ci faccio ancora in piedi  a ballare da solo davanti alla tv alle cinque del mattino. Forza Amiconi!

Il punto è che Pro Evolution Soccer è anche un prezioso indicatore sociale. Perché nel creare il team dell’Atletico Amiconi non potremo prescindere dalle reali capacità calcistiche dei suoi componenti. Il socio tanto bravo a giocare a pallone, che magari ha pure militato in qualche lega di tutto rispetto, non potrà che essere tra i più forti della squadra. E il pippone del gruppo, con tutto il bene che gli possiamo volere, non sarà mai un asso. Non sarebbe serio. E la Squadra degli Amici di PES è una cosa molto seria.

D’altro canto, è inutile nasconderlo: al momento di editare i giocatori in modalità modifica, le nostre simpatie, le preferenze, le antipatie magari inconfessate si faranno strada e andranno a influenzare in maniera sottile ma decisa le statistiche degli amici. Sì, va bene, lui è il più forte di tutti, ma è anche un po’ spocchioso e quindi gli tolgo 5 punti al controllo palla. Dai, quell’altro è uno spasso, io ci aggiungo quei 10 punti di velocità anche se in realtà ha lo scatto di un totem di ghisa. Anche i ruoli possono essere motivo di dispute interiori non indifferenti: a meno che non ci sia un amico portiere per vocazione, è probabile che il ruolo venga riservato a qualcuno che volete punire inconsciamente.

pes_2014_03Ma la Squadra degli amici di PES ci dice qualcosa anche su come vediamo noi stessi. Presupponiamo che voi siate bravini a calcio, ma non i migliori del gruppo. Al momento di creare il vostro stesso giocatore, le ipotesi saranno tre: siete dei fottuti egomaniaci, per cui il vostro avatar sarà di gran lunga il più forte di tutti, centravanti anche se di solito giocate in difesa e ovviamente capitano; vi volete bene, ma avete ancora senso della misura, per cui il vostro alter ego sarà il secondo o terzo più forte e giocherà nel ruolo che vi è proprio; siete delle persone ragionevoli, per cui le doti del doppio rispecchieranno le vostre, destinandovi se necessario a fare il gregario. Non è vero, le opzioni sono due perché la terza non sarà mai presa in considerazione.

Insomma, non date retta ai delatori: Pro Evolution Soccer non è solo una perdita di tempo, è anche un utile percorso di autoanalisi, in grado di farci capire come percepiamo noi stessi e il mondo che ci circonda. E con questa scusa, possiamo tornare a buttare il nostro tempo alla guida dell’Atletico Amiconi. Olé olé olé! Arbitro cornuto! Amiconi campioni del mondo!

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Ciao a tutti, mi chiamo Agu e ho un problema con l’alce. E pure con i correttori automatici. Sono giornalista freelance. Pubblico racconti e disegnetti sul mio blog, Come un dinosauro in un bicchier d’acqua. Se ne avete voglia, dateci un occhio. Prima o poi ve lo restituiremo.
6 Commenti
  1. Davide

    Ora non resta che vedere che voti mi hai dato...:D

  2. Agu

    eh, quello dipende da come ti sei comportato in campo!

  3. Paolo Dell'Oca

    Ricordo che noi lo si fece insieme, un lavoro immane ma scientifico: ciascuno dei presenti (direi in 5 o 6) attribuiva un punteggio per ogni caratteristica dei 22 nostri avatar (meno il proprio, mi pare) e poi si faceva media.Più che autoanalisi era quindi una terapia di gruppo.Vincemmo tutto.

  4. Agu

    Che lavoraccio... e non ci sono state liti e discussioni per un punticino di più o di meno? E soprattutto, poi chi è che giocava le partite?

  5. Paolo Dell'Oca

    Beh, i voti erano su base 10 e non su base 100, e nel rispetto della regola del non prendere posizione su di sé, se non molto diplomaticamente ("Avrei pensato di avere uno scatto più fulminante, davvero mi percepite così loffio?"), non rammento risse particolari. Anche perché comunque c'era voglia di giocare, più che di dare le pagelline.

  6. Paolo Dell'Oca

    Le partite le giocavamo a coppie; ognuno giocava due tempi consecutivi, ma sfasati. Per spiegarti: se il 1° tempo della partita 1 è giocato da A e B, il 2° tempo lo giocheranno B e C, e il 1° tempo della partita successiva lo giocheranno C e D.

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