Play 2019 viaggi nella terra di Modena, fra sottomarini ed escape room7 min read
Reading Time: 6 minutes5 aprile 2019. Sveglia alle 7 per essere a Modena per le 10.30 ad affrontare una giornata al Modena Play 2019.
Play Modena 2019, giochi che volevo vedere
Il tema di quest’anno è lo spazio, per ricordare i 50 anni dallo sbarco sulla Luna, ma non sono i giochi spaziali quelli che punterò; ricapitoliamo, mi riterrò soddisfatto se riuscirò a provare o ad intuire le meccaniche dei seguenti titoli:
– Escape room, della Cranio Creations: voglio capirne la rigiocabilità.
– KeyForge – l’era dell’ascensione, probabilmente più perché ci sto giocando che non perché ne abbia fatto una malattia. Il nuovo starter set comprenderà due mazzi come quello precedente, e se vi piace il gioco e, come me, non siete riusciti ad acquistare in tempo il base con le ambre incorporate potrebbe essere un’occasione da non perdere. E potrei smetterla di servirmi impropriamente delle tessere di Azul.
– Altro titolo di Asmodee che mi incuriosisce è Mysterium, voglio trovare le differenze con Sesto Senso della uPlay.
– Il Signore degli Anelli – Viaggi nella Terra di Mezzo mi dicono sia il gioco definitivo per me, in quanto amante dei collaborativi e del mondo fantasy. L’utilizzo di un’applicazione per controllare l’esercito di Sauron mi ricorda molto Le Case della Follia (seconda edizione), gioco che al Play 2018 avevo apprezzato molto.
– Della Ghenos Games proverò a capire se vale la pena spendere 40 € per prendere Azul: Le vetrate di Sintra, o se, sostanzialmente, mi ritroverei con due giochi uguali.
La giornata finisce alle 20.10, quando compriamo l’ultimo gioco, prima di tornare in quel di Milano. E in mezzo?
Play 2019, le novità: Viaggi nella Terra di Mezzo e UBOOT
La fiera alle 10.20 è già popolatissima. Ci mettiamo in coda da Asmodee per provare Il Signore degli Anelli – Viaggi nella Terra di Mezzo e per risolvere i miei dubbi su Mysterium. Rimango colpito da Mysterium: il gioco è quasi identico a Sesto Senso, e non solo nelle dinamiche, ma anche nelle carte “sogno”, sono proprio le stesse! Le differenze che ho notato sono la grafica degli oggetti, dei personaggi e della stanze diverse, la presenza di una clessidra e l’aggiunta di qualche carta sogno, ma ovviamente non spenderò 40 € per una clessidra e qualche carta.
Il Signore degli Anelli – Viaggi nella Terra di Mezzo invece non mi ha riservato grosse sorprese, in quanto si è rivelato essere abbastanza simile alle Case della Follia, anche come dinamiche di gioco: un turno è composto dalle azioni dei giocatori e dalla fase ombra gestita dal tablet, dove i mostri, se presenti, attaccheranno i personaggi. Ogni personaggio ha 5 caratteristiche oltre ai danni e alla paura (i corrispettivi di cuore e mente de Le Case della Follia). Viaggiando nella Terra di Mezzo possiamo compiere delle azioni per esplorare e fare gli incontri: la riuscita di ogni prova dipenderà dal numero di carte successo che volteremo dal mazzo personale.
Il gioco costa 99 € ma, rispetto a Le Case della Follia, la campagna comprende 14 missioni e si vocifera di un’espansione gratuita rilasciata via applicazione. Quindi il prezzo forse vale la candela, a differenza del titolo con cui l’ho continuato a paragonare in queste righe.
Ci siamo in seguito avventurati nelle corse di Vektorace, che ci è stato spiegato, in maniera eccelsa, dai due creatori, Davide Ghelfi e Spartaco Albertarelli.
Vektorace è una corsa di stock car che sposteremo lungo un percorso proprio grazie a dei vettori. E come fanno a curvare? Una volta che la macchina ha compiuto il suo movimento, a seconda della marcia che sta usando, potrà agevolare la sua posizione per favorire le curve o per disturbare gli avversari. Se vogliamo andare più veloci possiamo usare il Nitro, mentre per inchiodare senza subire penalità disponiamo di gettoni Gomma, consumabili per scalare due o più marce: la composizione di nitro e gomma è a scelta, in totale devo avere 8 gettoni. Influenzato probabilmente dalla vittoria, devo dire che questo gioco non mi è dispiaciuto. Vektorace costa 35 €.
UBOOT, della Cranio Creations, è indubbiamente il gioco più complesso che ho fatto oggi. Forse spiegato nel settore della Cranio risulterebbe più comprensibile ma mi son fatto un’idea abbastanza completa.
Si tratta di un gioco di simulazione in tempo reale (!) dove ogni personaggio ha un ruolo, ma può agire solo sotto ordine del Capitano. Ho trovato delle somiglianze con Novembre Rosso, dove un gruppo di gnomi deve gestire un sottomarino a cui ne capitano di tutti i colori. Una macroscopica differenza sta nell’utilizzo di un’applicazione che gestirà la casualità degli imprevisti, i tempi di riparazione e percorrenza delle varie rotte e altre dinamiche come l’essere attaccato dai nemici (combattimento gestito facendo fuoco proprio attraverso il tablet, cercando i nemici sullo schermo e premendo il tasto “spara”).
Non escludo che UBOOT sia un gioco magnifico, indubbiamente ha delle meravigliose componenti tra cui spicca la struttura, montabile, del sottomarino; provarlo al Play non gli dà lo spazio che meriterebbe, perché 50 pagine di regolamento non possono essere spiegate nemmeno in un’ora, figuriamoci nel tempo di gioco spendibile ai tavoli della manifestazione.
Se siete amanti dei collaborativi potrebbe fare al caso vostro, costa intorno ai 90 €. Qualcuno ha già scritto che è un gioco potenzialmente molto immersivo?
Play Modena 2019 giochi: le escape room
A quel punto ci siamo alleggeriti con Exit, di Giochi Uniti: una versione breve, di prova, dell’escape room mi ha tolto il dubbio di come presentare questo tipo di giochi monouso, di recente e larga diffusione, in una fiera. L’ho trovata abbastanza semplice e, a differenza dei Deckscape cui ho giocato, la necessaria manomissione delle carte non consente ad altri di giocarla senza dare grossi aiuti a eventuali giocatori seguenti.
Tornando da Asmodee abbiamo provato Unearth, titolo la cui scatola mi attirava parecchio perché richiamava la famosa applicazione Monument Valley. Effettivamente alcune grafiche decoravano anche le carte, ma la struttura del gioco non ha nulla a che vedere con l’astrattismo presente sul prodotto per smartphone.
Unearth è un prodotto in cui per ottenere punti bisogna impossessarsi delle carte rovina piazzandoci sopra dadi del nostro colore. Se il numero più alto sulla carta appartiene ad un nostro dado, ci impossessiamo della carta. Tirando invece 1, 2 o 3 otteniamo una pietra: formando degli anelli con le pietre esagonali guadagniamo una meraviglia, altri punti al termine del gioco. Tutto chiaro?
Concludiamo la giornata alla Cranio Creations, dove finalmente troviamo Escape room (ben nascosta davanti ai nostri occhi, come d’altronde tutte le soluzioni delle escape room). Abbiamo 60 minuti per scappare di prigione, cronometrati da un Chrono decoder: un marchingegno che ai lati ha riprodotti degli indizi. Per superare le diverse prove dovremo trovare dei codici di 4 cifre associabili a chiavi fisiche, da inserire nel Chrono decoder che, in caso di sequenza sbagliata, ridurrà il tempo a disposizione di un minuto.
La scatola contiene 4 scenari differenti, e provando il primo al Play otterrete uno sconto di 5 euro sull’acquisto della scatola. Il gioco, ahimè, è stato una delusione: arrivati alla terza e ultima fase con 20 minuti rimanenti, abbiamo chiesto l’ultimo indizio a 5′ dalla fine, e questo purtroppo consisteva nell’intera sequenza da inserire nel Chrono decoder per terminare la partita.
Abbiamo lasciato il tavolo con dubbi irrisolti rispetto a quell’enigma, complessivamente un po’ frustrati nonostante il mio gruppo di gioco sia un amante del genere. Ci siamo rifatti allo shop della dVgiochi, dove grazie ad una buona scontistica, ho comprato 5 Deckscape a 40 €, compresa l’ultima Dietro al sipario.
Sono riuscito a completare tutti gli obbiettivi che mi ero predisposto prima di metter piede al Play di Modena 2019: mi è spiaciuto non essere riuscito a provare Azul: Le vetrate di Sintra: sui tavoli di chi ci ha giocato ho osservato che la creatività delle nuova tessere perde qualcosa rispetto alla versione originale del titolo.
Nota di merito alla manifestazione: anche quest’anno ho avuto la conferma che la differenza al Play non la fanno gli sconti ma le facce amichevoli e sorridenti degli sconosciuti vicino ai quali ti siedi per imparare un gioco; e nei giochi collaborativi, i miei preferiti, è un elemento decisivo.