Ci sono ipotesi nel WEO che sembrano difficili da difendere per qualsivoglia motivo. Come accennato, la IEA continua a ritenere che il tasso di crescita degli impianti di energia rinnovabile si appiattisca o sia in caduta, nonostante il forte aumento degli ultimi anni. Perché la IEA non prende questa ipotesi in considerazione, continuando a proporre un modello troppo conservatore? In realtà, l’Agenzia non si limita a sottovalutare la riduzione futura del costo del solare. Stima anche che il solare sia più costoso in questo momento di quello che realmente è.
L’Agenzia sembra sbagliare in più punti. Il suo modello utilizza un tasso di interesse dell’8% (superiore a quello che gli sviluppatori effettivamente pagano), presuppone che gli impianti solari abbiano una durata di 25 anni, mentre la realtà dimostra come siano più longevi e afferma che non esistano più siti idonei per il solare, ipotesi facilmente smentibile vista la presenza di moltissimi luoghi buoni per il solare.
Perché continaure a presupporre scenari negativi sulle fonti rinnovabili quando ci sono controprove così evidenti? Nessuno sembra saperlo. Sarebbe meglio per la IEA collaborare con l’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (IRENA), un think tank internazionale creato appositamente per analizzare lo sviluppo delle energie rinnovabili. Sarebbe una buona idea, piuttosto che ipotizzare surrettiziamente cosa potrebbe accadere tra 20 o 30 anni, e consentirebbe di utilizzare modelli energetici credibili da dare ai politici per le scelte degli anni futuri.
Fondatore di Climalia, prima società italiana di servizi climatici per la resilienza territoriale. Collabora con il Kyoto Club come responsabile della cooperazione internazionale e come esperto di politiche di adattamento ai cambiamenti climatici. Consulente del Ministero dell’Ambiente, Acclimatise UK, AzzeroCO2 e Commissione Europea.