Musulmani in Italia: una presenza stabile e sempre più italiana15 min read

2 Gennaio 2023 Dati migrazioni -

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Sociologo

Musulmani in Italia: una presenza stabile e sempre più italiana15 min read

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Quanti sono i musulmani in Italia: dati 2017

In Italia, come in tutta Europa, la questione della presenza musulmana è elemento di accesa discussione politica e sociale. Il sentimento anti-islamico è in crescita, tanto che secondo una ricerca dell’Istituto PEW realizzata nel maggio 2014 e ripetuta due anni dopo, i due terzi circa della popolazione italiana si dichiara poco favorevole alla presenza dei musulmani (passando dal 63% del 2014 al 68% del 2016).

Gli oppositori ai processi di integrazione ed inclusione delle comunità musulmane sostengono l’incompatibilità delle stesse sia con i valori laici europei sia con quelli cristiani della maggioranza degli italiani. Alcuni denunciano addirittura una vera e propria “invasione islamica”, che mina i valori e le fondamenta della nostra società. Ma è veramente così? Cosa ci dicono i numeri? Quanti sono i musulmani in Italia?

Una stima dei musulmani in Italia nel 2017

Stimiamo il numero di musulmani in Italia basandoci su una serie di ricerche prodotte dalla Fondazione ISMU in collaborazione con Orim Lombardia, e qui rielaborate ed integrate con i dati aggiornati dell’ISTAT e del Ministero dell’Interno al 1 gennaio 2017.

Questi calcoli ci portano a stimare circa 2.520.000 musulmani residenti in Italia, pari al 4% di tutta la popolazione residente in Italia. Questa la suddivisione per cittadinanza.

musulmani in italia
Fonte: Elaborazione Fabrizio Ciocca su dati Istat/Ismu

Sui 2.520.000 musulmani stimati in Italia, il 43% ha cittadinanza italiana, mentre il restante 57% ha nazionalità straniera. Vediamo ora più nel dettaglio le caratteristiche di queste due componenti della presenza musulmana in Italia.

I musulmani di cittadinanza italiana nel 2017

Dai dati emerge una prima sorpresa: la comunità musulmana più numerosa è quella italiana, con oltre un milione di presenze, divisa al suo interno nel seguente modo:

musulmani in italia
Fonte: Elaborazione Fabrizio Ciocca su dati Istat/Ismu

Il 37% dei musulmani italiani sono naturalizzati, sono cioè diventati italiani attraverso le procedure per ottenere la cittadinanza, quindi per residenza dopo 10 anni, per matrimonio dopo 3 anni, per trasmissione automatica ai figli ed elezione al compimento dei 18 anni.

Si stima che solo nel biennio 2015-2016 circa 160 mila musulmani stranieri sono diventati italiani; tra le prime dieci nazionalità per numero di richieste di cittadinanza accolte dal 2013 al 2015, figurano sette paesi musulmani.

musulmani in italia
Fonte: Elaborazione su dati Istat

Il restante 63% dei musulmani italiani, circa 680 mila persone, comprende i convertiti all’Islam, che l’Ucoii (Unione delle comunità islamiche italiane) stima in circa 100 mila unità, di cui la maggioranza donne, i figli di questi ultimi e i figli nati in Italia di genitori naturalizzati. Allo stato attuale non ci sono informazioni sufficienti per separare il dato dei figli di convertiti da quello dei figli di naturalizzati.

I musulmani di cittadinanza straniera nel 2017

I musulmani con cittadinanza straniera residenti in Italia sono stimabili in 1.440.000, il 57% dei musulmani presenti nel nostro paese. Queste le nazionalità più rappresentate.

musulmani in italia
Fonte: Elaborazione Fabrizio Ciocca su dati Istat/Ismu

Le prime cinque comunità per numerosità rappresentano i due terzi di tutti i musulmani stranieri residenti in Italia.

musulmani in italia
Fonte: elaborazione Fabrizio Ciocca su dati Istat/Ismu

Queste comunità hanno caratteristiche ben precise. I loro primi membri sono immigrati in Italia a cavallo tra gli anni ottanta e novanta, hanno sviluppato una forte presenza sul territorio (con la presenza di centri, associazioni e rappresentanti), e si sono poi allargate con familiari che hanno ottenuto il ricongiungimento familiare, segno evidente di una volontà di stabilirsi in Italia.

Si tratta quindi di un’immigrazione musulmana che è diventata permanente nel tempo, portatrice di bisogni all’interno della società, che da migrazione “economica” (ossia di maschi adulti temporaneamente presenti) è diventata una migrazione di “popolamento”, che si è insediata nel territorio, distribuendosi secondo precise logiche di opportunità economiche.

Se allarghiamo lo sguardo oltre queste cinque comunità, emerge una componente musulmana composta da 2 milioni e mezzo di persone provenienti da 48 nazioni e tre continenti diversi, molto diversificata al suo interno: un Islam multietnico e multinazionale, che non trova quindi un’unica nazione, comunità, o regione geografica a rappresentarlo.

Da questi elementi si comprende che quell’immagine monolitica – a cui contribuiscono anche i media – che spesso gli italiani hanno dei loro vicini musulmani, a cui attribuiscono caratteristiche, comportamenti e modi di pensare e vivere simili, non è reale.

La distribuzione geografica dei musulmani in Italia nel 2017

A livello territoriale, la maggiore presenza di musulmani si ha in Lombardia, Emila-Romagna, Piemonte e Veneto, che da sole assorbono il 55% di tutti i musulmani in Italia. Discreta la presenza anche in Toscana, Lazio, Campania e Sicilia, scarsa in tutte le altre regioni.

musulmani in italia
Fonte: elaborazione Fabrizio Ciocca su dati Istat

La concentrazione della maggior parte dei musulmani residenti in Italia nelle quattro regioni è legata ad un’immigrazione di tipo economico, inseritasi nel corso degli anni nel tessuto socio-produttivo delle industrie e delle piccole medie imprese del Nord. Ci sono poi le singole specificità, come la città di Roma, in cui sono residenti circa 120 mila musulmani, prima città italiana per numero di fedeli islamici, che insieme al comune di Milano (circa 95 mila presenze), rappresenta l’8% di tutti i musulmani in Italia, stranieri e non.

Musulmani in Italia: fu vera invasione?

Secondo i ricercatori del PEW, l’Italia dovrebbe passare dagli attuali 2,5 milioni di musulmani residenti del 2016 (pari al 4% della popolazione) ai quasi 3,6 milioni del 2030 (equivalenti al 6,2% del totale della popolazione); tuttavia poi questa percentuale sul lungo periodo è destinata a stabilizzarsi su percentuali che oscillano intorno all’8-9% per il 2050.

Una presenza strutturale, ma pur sempre minoritaria rispetto al totale della popolazione italiana. Se anche aggiungiamo i 170 mila stranieri irregolari musulmani (circa il 40% del totale immigrati irregolari che l’Ismu ha stimato in 435 mila per il 2016), il numero dei musulmani in Italia sale a 2,8 milioni, il 4,5% della popolazione.

I dati reali smentiscono quindi in maniera categorica l’ipotesi dell’Italia come terra di “invasione islamica”. Eppure, secondo una ricerca del dicembre 2016 condotta dall’Istituto IPSOS MORI, gli italiani stimano la presenza musulmana pari al 20%, cinque volte il loro numero effettivo.

Prima ancora che spaventati o diffidenti, gli italiani appaiono dunque male informati. I motivi sono molteplici: dalla semplificazione dei mass-media nel narrare il fenomeno, all’enfasi sui flussi migratori provenienti da paesi islamici, alla mancanza di conoscenza empirica del fenomeno descritto. È il caso quindi che la ragione fondata su un approccio scientifico torni ad avere un ruolo di guida del sentimento perché, come diceva Gandhi:

La percezione rimane cieca se non è illuminata dalla ragione.

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Nato a Trastevere, Roma, sociologo con un master in sistemi urbani multietnici, è studioso dei flussi migratori, ed è convinto che numeri e tabelle possano aiutare l'opinione pubblica a comprendere fenomeni complessi.
20 Commenti
  1. carlodf

    mi sorge una domanda: la religione può essere solo dedotta dalla nazionalità? non esistono altri mezzi? se così i dati sono necessariamente molto approssimativi. Mi risulta che gli egiziani della comunità cristiana copta siano molto maggiori del già cospicuo 9% in patria. Discorso simile per l'Albania (molti cristiani, sia ortodossi che cattolici oltre agli atei). D'altra parte molti indiani, etiopi ed eritrei sono islamici, sebbene la maggior parte dei propri paesi non lo sia. E' per questo che non sono stati menzionati?

    • Fabrizio Ciocca

      Caro Carlo, la tua domanda è giusta. L'analisi da me sviluppata tiene conto anche delle tue considerazioni. La metodologia ( che per motivi di spazio non è illustrare nel dettaglio in questa sede) parte dalla % di musulmani presenti nella Nazione di origine, la cosiddetta "stima di appartenenza religiosa". Per esempio per l'Egitto, tenendo conto sia delle stime di prestigiosi enti di ricerca internazionali (Pew research) e nazionali ( Idos, Imu, Orimi) è stata utilizzata una percentuale pari al valore 87% ( proprio per i motivi da te illustrati), per l'Albania una percentuale pari al 48%. Spero di essere stato esauriente. Fabrizio Ciocca

  2. carlodf

    Ps: dimenticavo i nigeriani e gli ivoriani, anche loro possono essere di entrambe le religioni

  3. Alberto

    E' ragionevole anche discutere dell'evoluzione in termini di nascite, e percentuali stimate verso il 2100 per capire che forse la questione 'ínvastione', anche se molto forte come termine, non e' sbagliata. Sopratutto considerando altre migrazioni. Questi sono cambiamenti epocali in termini di cultura di una nazione che dovrebbero essere descritti onestamente

  4. Fabrizio Ciocca

    Caro Alberto grazie per l'interessante quesito. Consideri che per il 2050 le previsioni stimate dal PEW Research sono di una popolazione musulmana in Italia pari a meno del 10% totale, per un valore di circa 5 milioni di residenti. Nel frattempo, la componente 'straniera' sul totale dei musulmani andrà sempre più a diminuire. Si consideri che ad oggi, 2017, oltre il 40% dei musulmani residenti in Italia ha passaporto italiano. Quindi parlare di " invasione" rispetto ad un fenomeno ormai stabile e duraturo non descrive in maniera corretta il processo sociale di cui stiamo parlando; concordo ovviamente che siamo di fronte ad un cambiamento importante in termini cultura e sociali, se è vero che nel 2060, secondo alcune previsioni demografiche, quasi un terzo della popolazione residente in Italia sarà di origine straniera ( ossia nata in Italia ma con almeno un genitore nato in unaltro paese).

  5. etiam_nunc_frustra

    >Eppure [...] gli italiani stimano la presenza musulmana pari al 20%, cinque volte il loro numero effettivo. >Prima ancora che spaventati o diffidenti, gli italiani appaiono dunque male informati.Gli stessi dati riportati nell'articolo affermano che in lombardia la presenza di musulmani è del 25%. Questa domanda chiaramente è direttamente dipendente dalla zona di residenza dell'intervistato. Non ha senso snaturarla amalgamando tutti i dati a livello nazionale, viste le ampie differenze all'intero della popolazione di intervistati a seconda della regione, rendendola quindi una popolazione di intervistati non omogenea e praticamente inutile a fine statistici. Da ciò addiruttura sarebbe verosimile suppore che una fetta consistente degli intervistati lombardi (do per scontato che siano rappresentati in maniera proporzionale alla loro quota sulla popolazione italiana complessiva) sottostimi fortemente la presenza musulmana nella loro regione. Senza contare poi che pure all'interno della stessa regione la distribuzione non è assolutamente omogenea, ma addirittura vari fortemente a seconda dei quartieri di una stessa città.Riscrivete lo stesso articolo solo per il nord italia, visto che assorbe piu della metà dei musulmani italiani, e quindi gia solo per questo motivo si otterrebbe un lavoro molto più utile ai fini di indagine statistica, e i numeri saranno impietosi e preoccupanti. Ciò che sta avvendendo, e che qualsiasi antropologo sarebbe, o dovrebbe, essere in grado di identificare, è la messa in atto definitiva di una compartimentalizzazione razziale sul territorio italiano che negli anni prossimi, e per via della diminuzione del lavoro a fronte della popolazione, e per via dell'acuirsi fisiologico della disparità nella ripartizione della ricchezza, costituirà una bomba sociale.

    • Fabio Colombo

      Salve Etiam, hai preso un abbaglio sulla lettura dei dati: la presenza di musulmani in Lombardia non è assolutamente al 25%, nell'articolo si dice che il 25% dei musulmani presenti in Italia (2.500.000 persone stimate) risiede in Lombardia. Si tratta quindi di circa 625.000 persone, ossia il 6,25% circa della popolazione.

  6. fulvio

    Considerando che le tre grandi religioni monoteiste hanno una radice comune e, conoscendole non necessariamente a fondo ma neanche superficialmente, hanno più punti in comune che profonde diversità, nel contesto di uno stato VERAMENTE LAICO non dovrebbero creare nessun tipo di problema. La fede religiosa è e deve rimanere un fatto privato mentre lo stato deve essere pubblico e dettare le regole di convivenza, eque e dignitose per tutti. Sinchè si continuerà a confondere l'appartenenza etnica con l'appartenenza religiosa........è un vero problema. Mai sottovalutare il fatto che i testi a base di ogni religione, per chi ci vuol credere, sono di ispirazione divina ma la religione, con tutti i suoi dogmi, regole ed imposizioni varie, è un'invenzione prettamente umana. Per cui uno stato forte ma giusto, sopratutto giusto, è perfettamente in grado di gestire la convivenza di diversi credo. Quindi dove stà il problema se il numero dei mussulmani aumenta? DITEMI VOI

  7. Marymix

    Purtroppo spesso si confonde l'islam che è una religione di pace con il terrorismo di matrice jihadista. E in questo caso la responsabilità è spesso dei media mainstream che per definizione spaventano le persone invece di informarle realmente.

  8. Marymix

    Spesso l'islam è associato al terrorismo. E questo non fa altro che aumentare pregiudizi diffidenza e razzismo. E la paura paura si sconfigge con la conoscenza. I numeri e le statistiche possono aiutare a capire ma non bastano. Una materia obbligatoria a scuola dovrebbe essere storia delle religioni. E anche festeggiare insieme è importante lo dico per esperienza personale diretta.

    • Fabio Colombo

      Buongiorno Marymix, grazie dei tuoi commenti. Hai ragione: i numeri non bastano. Rispetto all'insegnamento delle religioni a scuola puoi anche vedere questo articolo (https://www.lenius.it/ora-di-religione-cattolica/), un'altra operazione che stiamo facendo è quella di raccontare storie di persone migranti, di qualsiasi religione, che vivono in Italia, vedi ad esempio qui (https://www.lenius.it/tag/italiani-senza-cittadinanza/) o qui (https://www.lenius.it/tag/linee-di-confine/). Buona giornata!

  9. Anna

    Tutte bolle di sapone per un problema che diventerà un grosso problema con conseguenze disastrose. I musulmani sono i integrabili dovunque vadano perché non concepiscono il valore scientifico e di conseguenza la modernità. Vivono infatti in un'epoca che non esiste più le loro radici culturali sono tutte legate alla religione e quindi inizio e fine di ogni cosa. Solo che il mondo va avanti e loro restando indietro saranno sempre più arrabbiati constatando che gli infedeli progrefiscono, vanno avanti e cge nonostante alkah sia grande hanno bisogno del dio cristiano per mangiare È inutile quanto dannosa dare la cittadinanza italiano anche ad uno nato in Italia e vivente nell'occixente. Essere occidentali corrisponde ad una filosofia di vita, di libertà, di bellezza, di studio, di confronto e di risoetto Tutto il contrario di chi crede di avere la verità in mano, come loro.

    • Fabio Colombo

      Anna peccato, "tutte bolle di sapone" era un incipit molto poetico.

    • AA

      🤣🤣🤣 il suo racconto mi ricorda di quando, qualche secolo fa, a seguito della caduta dell'impero romano e di quando l'europa era completamente immersa nell'ignoranza e nella barbarie; in quel periodo i popoli musulmani dall'iran al marocco furono il fulcro delle scienze, della filosofia e di ogni forma di progresso tecnico-scientifico nonchè sociale e umano. mi ricordo di quando i mori (marocchini) islamizzarono la penisola iberica portando con se ogni forma di conoscenza. stiatranquilla sig.ra che l'islam e i popoli musulmani hanno contribuito in grandissima parte al progresso umano (in tutti gli ambiti) e che senza non ci sarebbe stato il rinascimento in italia, l'illuminismo in francia e tanto altro. studi e non si faccia guidare dall'illusione di superiorità "genitico-identitaria". con il 1492 si ha la definitiva caduta del califfato di Granada (e la presenza marocchino-islamica in europa) inizia il buio per i popoli musulmani e incomincia, invece, l'acesa del mondo euro-cristiano con la "scoperta" del mondo nuovo. potrei andare all'infinito a spiegarle ma mi limito solamente stuzzicarle la curiosità, il resto spetta a lei.

  10. Anna

    È vero, il problema musulmani ci scoppierà tra le mani. Sono persone che vivono in un mondo tutto loro, studiano solo il corano e vivono in sua funzione come se non esistesse altro. Non studiano, non leggono e odiano tutto ciò che è diversi da loro. Sono popolazioni ancora barbare per certi versi e le donne ancora considerate macchine riproduttiva, da sottomettere e usare. Non possiamo vivere con loro e in generale con persone di culture talmente differenti che chiamare diverse é un eufemismo. Sono agli antipodi. Cominciamo a vedere i grossi problemi che ci creeranno. Il degrado è dilagante nelle nostre città dove vivono. E adesso le baby gang e quante saman sacrificate. Italia svegliati perché qui c è una guerra silenziosa che esploderà. Siamo in pericolo .

    • AA

      “Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l’acqua, molti di loro puzzano anche perché tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno e alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci.Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi o petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti fra di loro.Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano non solo perché poco attraenti e selvatici ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro.I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare fra coloro che entrano nel nostro Paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali”. “Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare. Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano pur che le famiglie rimangano unite e non contestano il salario.Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell’Italia. Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più. La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione”.Da una relazione dell’Ispettorato per l’immigrazione del Congresso americano (ottobre 1912) Gli Italiani visti dall’Ispettorato per l’immigrazione del Congresso americano

      • IB

        La signora Anna ha espresso la questione in un modo ingenuo, ma entrambi parlate delle stessa cosa: integrazione. La sua risposta tenta di ridicolizzare la signora però è poco costruttivo. La domanda è se le accuse della signora siano fondate e la risposta va trovata nelle statistiche. Per limiti dovuti alle possibili discriminazioni, non è possibile avere dati che mettano in rapporto la religione con i crimini, ma è la nazionalità è disponibile. Ad esempio, ci sono i dati istat sulle condanne definitive per nazionalità. Oppure c'è il report del ministero dell'interno "i minori nel periodo della pandemia 2022". In entrambi i casi, ne esce un quadro poco rassicurante. Ad esempio, in Piemonte, la maggioranza assoluta di tutti i reati, il 57%, è commessa da stranieri anche se questi sono l'8% di tutti i minori. Ma tale definizione raccoglie anche francesi e cinesi. Andando a vedere le statistiche per nazionalità, vediamo che spiccano marocchini e tunisini. Chiaramente, il DNA non c'entra niente e io credo che anche la religioni c'entri poco, però la questione non cambia. Il problema c'è!

        • IB

          Piccolo refuso: "Ad esempio, in Piemonte, la maggioranza assoluta di tutti i reati" minorili

  11. Nicola

    Gent,mo desideravo sapere in base alla sua ultima ricerca quanto è radicata la cultura halal nell'uso dei cosmetici che seguono dettami muslim friendly. E' un settore, quello del beauty e della dermocosmesi in grandissimo sviluppo tra le case cosmetiche. Lei ritiene che oggi proporre prodotti cosmetici certificati halal sia un driver apprezzato dalla comunità islamica? Grazie

    • Fabrizio

      Gentile Nicola, non sono in grado di darle una risposta precisa sul settore dei cosmetici, tuttavia, considerando che oggin Italia le donne musulmane rappresentano il 40% dell'intera comunità islamica, e quindi pari a circa 1,2 milioni, ritengo che sia un settore che possa sicuramente espandersi ed essere apprezzata dalla componente femminile musulmana.

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