Israele-Palestina. Muore un soldato a Tel Aviv. Punizione collettiva.3 min read

16 Novembre 2014 Politica Politica interna -

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Israele-Palestina. Muore un soldato a Tel Aviv. Punizione collettiva.3 min read

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israele/palestina
@مخيم عسكر الجديد
L’operazione “Brother’s Keeper” (13.06.2014-23.09.2014) lanciata da Israele nella West Bank, in seguito alla scomparsa dei tre coloni israeliani, vede centinaia di arresti, raid e feriti, nonché molti morti.

L’operazione “Protective Edge” (8.07.2014-26.08.2014), lanciata da Israele contro la Striscia di Gaza, vede 51 giorni di bombardamenti, più di 2100 morti e di 11100 feriti.

La ripresa incalzante della politica israeliana di nuovi insediamenti illegali a Gerusalemme est: 1000 colonie si aggiungono alle oltre già annunciate 2600.

Le restrizioni che si susseguono a partire dal mese di settembre, che vietano ai palestinesi musulmani l’accesso alla moschea Al-Aqsa (terzo luogo sacro dell’Islam) a Gerusalemme est, tutt’ora teatro di duri scontri ed epicentro della tensione. Le continue demolizioni che continuano a colpire i Territori Palestinesi Occupati: il 27 ottobre nel villaggio beduino di Um Al Kher (area C della West Bank) vengono demolite 5 case.

@Filistin Palestina
@Filistin Palestina

Una nuova ondata di arresti: circa 200 i palestinesi finiti in carcere nelle ultime due settimane, tra cui molti in detenzione amministrativa, cioè senza accuse.

Il 10 novembre, Noor Abu Hashi, 17 anni, originario di Haifa (land ’48) e rifugiato del campo profughi di New Askar (Nablus, West Bank) oltrepassa il Muro di separazione e s’introduce ‘illegalmente’ in Israele. Accoltella un soldato israeliano presso la stazione di Tel Aviv.

Sono nato durante la prima intifada ed ho vissuto durante la seconda. Mi rifiuto di giudicare coloro che sono ricorsi alla violenza a causa di una vita vissuta da detenuti in una prigione a cielo aperto. Io aspiro ad un grande movimento di resistenza popolare non violenta. Gli israeliani hanno il potere, hanno le armi, noi dobbiamo trovare dei nuovi mezzi per combattere l’occupazione. Conservo la speranza che un giorno noi saremo liberi.

(Noor Abu Hashi, qualche mese prima l’omicidio del militare israeliano).

israele/palestina
@مخيم عسكر الجديد

La notte seguente, il primo ministro israeliano Netanyahu dà ordine di demolire immediatamente l’abitazione della famiglia di Noor Abu Hashi. Una politica definita di punizione collettiva che Israele mette in atto sistematicamente per far pagare le conseguenze dell’atto di un responsabile alla sua intera famiglia. Una politica illegale secondo il diritto internazionale e considerata crimine di guerra e un crimine contro l’umanità dal diritto umanitario.

L’11 novembre all’una di notte circa, le forze d’occupazione israeliane fanno irruzione nel campo profughi di New Askar. I palestinesi scendono per le strade del campo, iniziano gli scontri con i soldati israeliani. Gas, spari, scoppi. Il campo si attiva in solidarietà con la famiglia del ragazzo, sentendo forte il senso di ingiustizia verso questa misura di punizione contro un’intera famiglia. Perché la punizione collettiva? Cos’ha fatto la famiglia di questo ragazzo? Dopo due ore di scontri violenti e alcuni feriti, i militari arrestano il padre di Noor Abu Hashi, i suoi tre fratelli e si ritirano dal campo.

Le incursioni militari israeliane nei campi profughi sono frequenti. Talvolta si manifestano con irruzioni nelle abitazioni del campo, saccheggiando e distruggendo, aventi come scopo arresti (molte volte ingiustificati) e perquisizioni. Altre volte sono dei veri e propri scontri tra i militari e i rifugiati: gas, spari, bombe, pietre, feriti, morti. Altre volte ancora le jeeps dei militari girano per il campo con il solo scopo di intimorire e continuare lo stress psicologico, ricordando che da 66 anni sei sotto la loro occupazione, che ci sei nato sotto la loro occupazione.

Il 13 novembre, alle ore 2 circa, un altro raid delle forze israeliane all’interno del campo. Tre ragazzi vengono gambizzati. Il 14 novembre, il campo profughi di New Askar organizza una manifestazione in solidarietà con la famiglia di Noor Abu Hashi, che spera ancora che la propria casa non venga demolita. Qualche ora dopo, il campo viene dichiarato zona militare chiusa. Elicotteri israeliani sorvolano a bassa quota tutta la zona e viene imposto il coprifuoco.

Appropriarsi dello spazio, mantenere un clima di paura, di repressione e d’intimidazione. Prosegue la strategia di punizione collettiva.

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Ricercatrice presso l'Istituto di Studi Internazionali dell’Università Birzeit, in Palestina. Convinta sostenitrice del potenziale rivestito dalle politiche EuroMed; ha un marcato senso di appartenenza alla Regione Mediterranea.
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