Scomparsi tre israeliani. C’è da preoccuparsi?3 min read
Reading Time: 3 minutes(Una finestra sulla Palestina è la testimonianza diretta di Anna, ricercatrice che risiede nei Territori Occupati e da quelle terre cercherà di inviarci notizie non filtrate su quello che realmente accade.)
Cosa è successo?
Hanno rapito 3 ragazzi israeliani.
Sono studenti.
Sono armati.
Sono coloni.
Uno di loro è anche cittadino americano.
Quando?
La sera del 12 giugno.
Come è successo?
Stavano facendo l’autostop per tornare a casa, sono saliti su un auto ma non sono mai arrivati a destinazione.
Chi li ha rapiti?
Israele dice che sono stati i terroristi palestinesi di Hamas.
Dove?
Nei pressi di Allon Shvut, nel blocco colonico di Gush Etzion, tra Bethlhem ed Hebron, a sud della West Bank.
E adesso?
Sono stati arrestati centinaia di palestinesi.
Sono stati feriti tanti palestinesi.
È stato ucciso un ragazzo palestinese.
L’esercito israeliano ha imposto la chiusura di Hebron a tempo indeterminato.
Gaza è stata bombardata.
Raid e incursioni militari israeliane in varie citta’ e campi profughi palestinesi.
Irruzione presso le abitazioni palestinesi: danneggiando, distruggendo, saccheggiando.
Perché?
Devono trovare i tre ragazzi.
Continueranno finché non li trovano.
Ma ci dobbiamo preoccupare?
No, ma se vuoi inizia a far scorte di cibo.
Succede che la sera del 12 giugno tre ragazzi, tra i 16 e i 19 anni, coloni ebrei, studenti presso la scuola rabbinica di un insediamento colonico a sud della West Bank non raggiungono mai casa. Il primo ministro israeliano, Netanyahu, non ha dubbi: i tre coloni sono stati rapiti da un gruppo armato palestinese del movimento di Hamas.
Hamas è un’organizzazione politica palestinese, paramilitare, spesso identificata come movimento islamico di resistenza, il cui scopo è la creazione di uno Stato Islamico Palestinese. Dal 2007 è alla guida del governo della Striscia di Gaza.
Vivo a Ramallah, e vedo la città cambiare. Alcuni negozi sono chiusi in segno di protesta o di solidarietà, c’è meno movimento del solito, ci sono molte più sirene durante la notte. Ci sono le incursioni militari israeliane.
Oltre ad Hebron, dove fino ad ora si sono concentrate la maggior parte delle misure punitive, anche le altre città palestinesi vengono prese di mira: Ramallah, Nablus, Al-Bireh. Raid, arresti (circa 150 i palestinesi arrestati, tra cui deputati ed ex ministri), rastrellamenti, distruzioni, uccisioni. Ahmed Arafat, ragazzo palestinese del campo profughi di Jalazone, 19 anni, viene ucciso con un colpo di pistola sparato al petto.
Mentre Hamas continua a negare di essere coinvolto nella scomparsa dei tre ragazzi e ritiene l’accusa infondata, Netanyahu addita ora anche il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), Abu Mazen (Mahmud Abbas), come principale responsabile della sorte dei tre coloni.
Tuttavia, il presidente Abu Mazen, tra i fondatori dell’organizzazione politica, paramilitare, Al-Fatah (Movimento di Liberazione Nazionale), controlla solo il 14% del territorio della West Bank. E inoltre, il rapimento è avvenuto in Area C, zona sotto il totale controllo militare e civile israeliano.
Da quando ho appreso la notizia, il 13 giugno, ad oggi, 16 giugno, sono passati solo tre giorni. Eppure, è stato un crescendo di violenze senza sosta. Ogni giorno si aggiungono decine di arresti, feriti, attacchi, incursioni, chiusure di checkpoint. I movimenti all’interno della West Bank cominciano a diventare lenti, incerti e pericolosi, i coloni attaccano le auto palestinesi lanciando pietre.
Succede anche che lo scorso 23 aprile è stato firmato un accordo di riconciliazione (dopo la frattura del 2007) tra le fazioni di Fatah e Hamas, per formare un governo di unità nazionale. Accordo che ha aggravato la tensione tra il governo Netanyahu, forte del sostegno statunitense, e l’Autorità Nazionale Palestinese. E ora c’è chi parla di un piano architettato da Israele per distruggere quest’intesa in vista delle prossime elezioni.
Adesso, la sera, il canto del muezzin è spezzato da sirene e spari. Adesso molti piani che avevo fatto per le prossime settimane vengono rovesciati. Adesso più che mai le notizie da leggere al mattino si moltiplicano e capita di dover accertarmi che l’amico che vive nel luogo in cui la sera prima ha avuto luogo un raid delle forze israeliane, stia bene. Eppure, ancora mi dicono di non preoccuparmi. Mi dicono che qui è normale.
Vedere per capire. #TicketToPalestine
Immagini| nena news| activestills.org| Spondasud.it
Carlo
Morti tre ragazzi israeliani.....rapiti e uccisi....e di questo cosa si dice... Io dico sempre che quando si avvicina. Una mezza pace arrivano i morti. Non vogliono la pace con Israele per cui se pensano di vincere contro gli ebrei hanno da correre.............ognuno e padrone del suo destino
winni
Sono indignato per le colossali menzogne di cui è farcito il vostro articolo:i tre ragazzi sono stati barbaramente uccisi e non erano armati!le vostre bugie sono come gli schizzi velenosi di un serpente a sonagli:voi NON VOLETE LA PACE e fomentate odio e falsità.11Cara Anna,fantomatica ricercatrice che vive nei territori occupati,a chi ti sei venduta.?!!e che ti foraggia per scrivere simili falsità?!!Vergognatevi11
Don Marco Zorri
Sei tu che attacchi, sei tu che non sei stato nei territori occupati, sei tu che non conosci la realtà perchè non l'hai vissuta, sei tu che ti lasci abbindolare dai media, sei tu che non conosci la storia, sei tu non sai com'è l'area C, sei tu che non conosci i giochi di potere di Israele ... poi puoi pur pensare realmente che dietro la morte di quei tre poveri ragazzi non ci sia israele nonostante sarà l'unico a trarne vantaggio, puoi anche pensare che è una coincidenza che sia successo 15 gg dopo l'accordo tra Fatah ed Hamas ... puoi pensare quel che vuoi, rimanere nella tua ignoranza (non conoscenza per scelta) e continuare ad informarti dai media dei partiti e continuare ad urlare coi tuoi toni accusatori da paleolitico, oppure provare ad aprire gli occhi (non penso che lo farai). Che la pace sia con te e ti apra il cuore!
Gretchen
Io ho visto cosa succede lì. Io sento ogni giorno quello che vivono le persone lì. E' troppo difficile cantare fuori dal coro: le menzogne (o ancora peggio l'omertà) sono quello che ogni giorno propinano i nostri media. Dobbiamo avere la forza e la volontà di guardare oltre la siepe: di opporci all'eterna scusa del popolo perseguitato che ha patito le pene dell'inferno. Perché ora stanno facendo la stessa cosa che i loro nonni hanno patito: violenza e omertà civile. Anna ti siamo vicini, continua nella tua impresa di aprire gli occhi di una società addormentata e drogata.