Noi vogliamo 11 Gnoukouri3 min read

20 Aprile 2015 Uncategorized -

Noi vogliamo 11 Gnoukouri3 min read

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inter-milan. Noi vogliamo 11 Gnoukouri
@inter

Tranquilli, non è la solita esaltazione del giovane di turno alla sua prima buona partita, anche perché un derby di questo livello avrebbe fatto notare la prestazione di chiunque avesse più testa degli altri (e non era così complicato). Nè tantomeno è l’esaltazione del settore giovanile, alla ricerca del “tanto non si vince allora puntiamo sui ragazzini”. Nulla di tutto questo, si vede cha sa giocare a pallone, ma a 18 anni ha ancora tutta la vita davanti, può diventare un Obi, un Nicola Beati o un giocatore di alto livello, lo dirà solo il tempo. Però Assane Gnoukouri, ivoriano classe ’96, nel derby contro il Milan ha fatto vedere qualcosa che i suoi compagni non hanno mostrato così spesso: personalità.

Soprattutto in avvio tra i più positivi, ha ispirato un paio di azioni pericolose, è stato sostanzialmente il più coraggioso. Il che la dice lunga sulla situazione dell’Inter oggi, una squadra in cui c’è ancora qualcuno che ha paura di San Siro. Ecco, il senso del titolo è questo: ai tifosi piacerebbe una squadra così, senza timore, che dimostri personalità e voglia di giocare. Cose che nella seconda era Mancini si sono viste soltanto a piccoli sprazzi, derby con il Milan compreso. L’inizio è stato positivo, poi un lungo periodo di pausa (soprattutto a causa del duo sulla sinistra Kovacic-Juan Jesus, con una prestazione da catalogare sotto la voce “analfabetismo difensivo”) e, dopo la solita sveglia all’intervallo, un secondo tempo di buon livello, complice anche un’avversaria in difficoltà più a livello fisico che tattico. Una prestazione direi propositiva più che positiva, quantomeno si è vista voglia di vincere, è mancata tutto sommato la mira (ha contribuito la sfortuna, anche se non segnare ad una squadra che ha preso gol in 24 partite su 30 è una grande pecca), oltre ad un Icardi in serata non proprio positiva (capita, ma la trasformazione in attaccante completo continua).

Se fosse stato il derby d’andata, con il Mancio appena sedutosi sulla panchina, avrei definito la prestazione “un buon punto di partenza”. Essendo però passato un girone intero, la sensazione di essere sulle montagne russe prosegue: due prestazioni buone, poi una orrenda, poi un altro paio discrete, poi si torna a giocare a calcio, così è stato da novembre ad oggi e così sarà fino a maggio. Come spesso nella storia recente, all’Inter è mancata continuità, la frase più usata è “se avesse giocato sempre con questa voglia…”, ma, visto che niente è mai normale, fare due partite identiche pare non sia nel dna nerazzurro.

Uno dei derby più inutili della storia si risolve quindi con un pareggio che non può quindi che essere completamente inutile. Se qualcuno credeva ancora nell’Europa immagino si sia ricreduto, davanti ci sono ancora sette partite in cui provare a dimostrare che le ultime due prestazioni non sono solamente frutto del caso. Credo sarà difficile, ma sono pronto a rimangiarmi tutto.

P.S. Non ho volutamente parlato degli arbitri. Un po’ perché non mi piace, un po’ perché se ne è già parlato abbastanza, un po’ perché non mi stupisco più.

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Classe 1990, trapiantato a Milano ma orgogliosamente friulano, collaboro dal 2011 con il Messaggero Veneto, dal 2013 con Libero e dal 2015 su FabbricaInter, occupandomi prevalentemente di sport. Il mio film preferito è "The Blues Brothers" e John Belushi è la mia guida spirituale, anche se Dio è portoghese.
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