Inter di Mancini: segnali di vita, segnali di pazzia3 min read

29 Aprile 2015 Uncategorized -

Inter di Mancini: segnali di vita, segnali di pazzia3 min read

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Inter di Mancini: segnali di vita, segnali di pazzia
@inter

Lasciamo per un attimo perdere gli ultimi 20′ di Udinese-Inter, anche perché servirebbe più uno psicologo per spiegarli. Ci eravamo lasciati dopo il derby dicendo che, più che rincorrere l’Europa, le ultime sette partite servivano per dimostrare di sapere cosa sia la continuità. Giudizio che sostanzialmente non cambia quando ne mancano cinque alla fine, ma i segnali di vita sono comunque importanti. Lo score parla di 10 punti su 12 guadagnati, la luce pare essere tornata dopo il buio di Parma, ma per dare l’Inter cresciuta resto ancora in attesa di conferme.

Le ultime due partite, quelle contro Roma e Udinese, hanno detto che i nerazzurri stanno bene, hanno un’idea di calcio e la mettono in campo pure decentemente. Con i giallorossi si è giocato alla pari, contro i friulani se non fosse per la pazzia insita nel dna sarebbe finita in goleada (ci torniamo più sotto). Non è un caso forse che le cose siano cambiate quando Mancini ha iniziato a fare scelte un pochino più logiche, ad esempio schierare Hernanes da trequartista e dividere la famigerata coppia Ranocchia-Juan Jesus. Così in poche partite si è capito il vero ruolo del brasiliano, attualmente fondamentale, e che il 23 e il 5 giocando un calcio offensivo non possono guidare la difesa. E non è soltanto una mia opinione, è anche confermata dai numeri: da quando JJ è stato tolto dal centro l’Inter ha preso in media 0,7 gol a partita (5 reti subite in 7 gare), praticamente la metà del resto del campionato (1,3 a incontro). Scelte, dicevamo, logiche, come il ritorno di Kovacic da mezzala, e anche qui probabilmente non è un caso se abbiamo assistito alla prima prestazione decente da mesi. Aggiungiamo che poi ormai siamo al punto in cui “No Maurito no party”, con la maturazione di Icardi che prosegue a gonfie vele (il gol con la Roma da bomber assoluto), e le ultime prestazioni non sembrano così assurde. Bastava smettere di fare esperimenti, tutto qui.

Ok, adesso è momento di parlare degli ultimi 20′ al Friuli. Tralasciamo la prestazione di un Rocchi più surreale delle magliette di Udinese-Milan (andatevele a rivedere se non le avete già viste, sembrava carnevale riuscito male), ma abbiamo assistito ad un finale di partita in cui tutti hanno completamente perso la testa. Una conferma che niente è mai normale. In vantaggio sia numerico che di punteggio, dopo una prestazione comunque buona, gli 11 in campo non hanno capito che bastava far girare la palla per chiuderla in goleada, il Mancio in panchina non si è accorto di quanto fossero cotti alcuni giocatori, e se non fosse stato per una zampata quasi miracolosa di D’Ambrosio lo spettro di Goitom avrebbe fatto il suo dovere. In momenti come questi si sente l’assenza di qualcuno di personalità in campo, uno che vada a dire ai compagni cosa bisogna fare. Lì bisognerà intervenire sul mercato, perché ok la favoletta della Pazza Inter è anche bella, è vero che niente è mai normale, però vedere una squadra normale non ci farebbe mica schifo.

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Classe 1990, trapiantato a Milano ma orgogliosamente friulano, collaboro dal 2011 con il Messaggero Veneto, dal 2013 con Libero e dal 2015 su FabbricaInter, occupandomi prevalentemente di sport. Il mio film preferito è "The Blues Brothers" e John Belushi è la mia guida spirituale, anche se Dio è portoghese.
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