Festival di Cannes: 4 capolavori da rivedere4 min read
Reading Time: 3 minutesQuest’anno, poi. Restando nell’equazione linguistica, il tifo per l’Italia è alle stelle. Tre film nostrani in concorso con Moretti, Garrone e Sorrentino e Minervini selezionato per la categoria Un certain regard. E se negli ultimi anni le Festival è stato un po’ snobbato dai media nazionali, speriamo che questo poker italico riporti il concorso verso una più ampia popolarità.
[quote align=”center” color=”#999999″]Questo mese vogliamo celebrare il Festival ricordando quattro film vincitori del concorso che vale la pena vedere (o rivedere).[/quote]
1976. Taxi Driver
Un giovane Robert De Niro, diretto da Martin Scorsese, dà vita al tassista più famoso del grande schermo e il film diventa una pietra miliare del cinema di tutti i tempi. Travis è un reduce del Vietnam con problemi psichici che combatte l’insonnia lavorando come tassista notturno. Sempre più disadattato, nella sua solitudine la sua mente inizia ad elaborare pensieri estremi. Morte e salvezza, distruzione e redenzione. Qual è il vero Travis? Questa pellicola senza tempo andrebbe rivista almeno una volta l’anno, così come, almeno una volta l’anno, si rivedono i parenti. E anche se non avete ancora visto il film, vi sarà capitato di citare, almeno una volta nella vita, la frase “Ma dici a me?”.
https://www.youtube.com/watch?v=r6hp5g9Cx2Q
Impossibile riassumere Taxi Driver in poche righe, ma se non l’avete visto recuperatelo. Come per un italiano non aver mai visto il Colosseo.
1994. Pulp Fiction
Quando incontro alcuni coetanei, ragazzi sui trent’anni, che confessano di non aver mai visto Pulp Fiction (e vi giuro che esistono) rimango di stucco e penso qualcosa alla “Focus”, tipo “gli alieni sono tra noi”. Per la mia generazione, oltre che per per il cinema mondiale, Pulp Fiction è stato davvero un film rivoluzionario. Tarantiniano è diventato persino un aggettivo, utilizzato come sinonimo di pulp, per indicare quella violenza estrema ed efferata, ma allo stesso tempo ironica tipica, appunto, dei film di Tarantino.
Il cinema di Quentin o lo si ama o lo si odia. Le vie di mezzo non sono ammesse. Ma su, anche se non siete patiti del genere, come si fa a non amare questa indimenticabile scena del ballo tra Uma Thurman e John Travolta, rinominata anche “le patatine”? Da vedere e rivedere.
2000. Dancer in the Dark
Di questo film firmato Lars Von Trier mi fecero vedere prima il finale in un’aula universitaria, alla lezione di cinema. Me lo ricordo bene, perché una sala da 150 persone divenne un mortorio e, anche uscite dall’aula, io e le mie compagne di corso non riuscimmo a proferire parola per un bel po’. Anche Von Trier o lo si ama o lo si odia, ma è impossibile che vi lasci indifferente. Qua, una Bjork immensa interpreta Selma, una madre arrivata in America dalla Cecoslovacchia con suo figlio. Selma è affetta da una grave malattia agli occhi che la sta rendendo cieca e il figlio è colpito dalla stessa malattia. L’unica via di fuga da una realtà che conduce al buio sono i colorati musical hollywoodiani, di cui Selma è appassionata. Un film che è anche un’esperienza fisica, palpabile, che non si può dimenticare.
2013. La vie d’Adele
Non so se si tratta solo di effetto cocktail (l’effetto per cui, quando sei concentrato su un evento o su una parola, sembra che tutte le informazioni ruotino attorno ad essi), ma da un paio d’anni mi sembra di vedere più ragazze con i capelli blu elettrico, e mi piace pensare che un po’ sia merito anche del film di Abdellatif Kechiche. La ragazza dai capelli blu è Emma e, quando incontra Adele, una liceale parigina, le due iniziano una intensa relazione sentimentale. Un po’ Il tempo delle mele 2.0, La vie d’Adele racconta con poesia e apparente semplicità il complicato primo amore e la ricerca della propria identità. Prendetevi del tempo e mettetevi comodi, tra vent’anni ne staremo ancora parlando.
[quote align=”center” color=”#999999″]Questo pezzo esce un po’ in ritardo rispetto al solito. Mea culpa, scegliere solo quattro film tra tutte le Palme d’Oro della storia ha richiesto giorni e giorni di elucubrazioni. Una ricerca che mi ha messo più in crisi che scegliere le scarpe da abbinare ai vestitini Desigual.[/quote]