Fenomenologia del bimbominkia5 min read

31 Gennaio 2014 Giochi -

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Fenomenologia del bimbominkia5 min read

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Chi sono i bimbiminkia[divider scroll_text=”il castello di Magus”]

Lunga vita e prosperità, o viandanti che accumulano carisma per passare di rango in città, spero siate calmi e tranquilli perchè io non lo sono. Oggi sono sul piede di guerra con una risma di individui che si è evoluta nel corso degli ultimi tre lustri sotto ai miei occhi: i bimbiminkia.

Cosa sono questi mitologici esseri che si moltiplicano come i funghi di un’epidemia di TBC? La sempreverde Nonciclopedia li definisce così:

Il bimbominkia, sia esso maschio o femmina, è tipicamente di età compresa fra i 9 e i 18 anni, anche se non mancano eccezioni come Mr. Lui. Lo si riconosce principalmente per il suo modo di scrivere in chat e per i luoghi virtuali dove lo si può trovare; ha uno sprezzo totale dello stile classico e compatto di molti programmi e servizi del tempo che fu (vedi IRC), ai quali preferisce cose luminose, rumorose, colorate e lampeggianti con le quali può allegramente sgretolare i maroni a tutta la sua lista di contatti di MSN. Quando scrive su MSN, dato che utilizza una media di 8 emoticon per ogni lettera, riduce i suoi messaggi a dei geroglifici. Di solito si esprime usando solo faccine del cacchio nella convinzione di vivere in un SMS con tutte le relative abbreviazioni. Solitamente adora dire in giro che ascolta i Finley o i Tokio Hotel (TH per i veri fan), li sogna perennemente single ed eterosessuali sperando inutilmente che anche lui/lei possa essere nei loro pensieri, ed è disposto a tutto per difendere i suoi beniamini dalle maldicenze della gente invidiosa. (…)

Nella vita reale (perché purtroppo esiste), il bimbominkia vive in piccoli branchi legati a diversi giochi online come Counter Strike. Il bimbominkia compra solo giochi per la Play e piglia per il culo tutti quelli che non hanno la Play, ma che invece sono costretti a passare il tempo davanti a un obsoleto Nintendo DS o Wii.

Qualcuno si chiederà da dove sbucano, o quantomeno se sono sempre esistiti. La risposta è: no. La teoria più credibile è che si siano autogenerati come un ramo anomalo della categoria dei nerd, che ha poi preso vita propria e si è isolata dal resto del gruppo. Ma studiamo in modo più approfondito la cosa…

Erano gli anni ’90, la macchina videoludica iniziava a svilupparsi e a occupare la mente dei pargoli in modo sempre più preponderante. Un buon osservatore poteva notare il drastico cambiamento delle abitudini dei ragazzini che passarono dal “Vado giù a giocare!” al “Vengono qui Tizio e Caio a giocare alla Play!”.

@Sergey Galyonkin
@Sergey Galyonkin

Questo ha causato in primis una serie di adattamenti fisici: i bambini grassi sono aumentati drasticamente, quelli mingherlini tanto quanto, ma peggio ancora sono andati perduti tutti quegli schemi motori che un tempo erano naturali: andare nel bosco, saltare un fosso, arrampicarsi su un albero sono lentamente diventati qualcosa fuori dalla portata dei ragazzini che in cambio diventavano sempre più esperti nelle acrobazie virtuali.
Avete presente il famoso film Il piccolo mago dei videogames col bambinetto che fa fatica a parlare e a socializzare per mille motivi, ma in cambio è il signore supremo del Nintendo? Questi ragazzini hanno formato il “brodo primordiale” di esperti e veterani, che, avendo provato e assistito di pari passo all’evoluzione videoludica, possedevano un buonsenso naturale.

È grazie anche a loro se abbiamo titoli di grandissimo valore quali Zelda, Resident Evil, Splinter Cell, Age of Empires et similia, giochi tanto buoni che tuttora sono usati, conosciuti, presi ad esempio e diventati canone. Il disastro viene con la generazione successiva.

@animaster
@animaster

Chi giunse dopo non aveva la benché minima idea di cosa fossero 8 bit, di quali potessero essere delle valide alternative al salotto, di cosa ci fosse fuori dalla porta di casa e di cosa sia un lavoro fatto bene. Hanno iniziato con la PSX, già troppo moderna e piena di titoli dalle forme più svariate, piena di agevolazioni user-friendly, con una grafica e un gameplay tali per cui era già tutto molto semplice e diretto: le evoluzioni drastiche che si potevano osservare da un Atari 2600 a un Super Nintendo non c’erano più.

Stavano anche andando a sparire le riviste specializzate, poiché Internet le ha lentamente scalzate tutte. Spariva il passaparola. Con il web aumentava il grado di separazione del protobimbominkia rispetto agli altri. Non trovando più un riscontro nella vita reale, appare la chance di sentirsi onnipotenti nerdizzandosi su giochi dove si poteva ottenere il massimo dello spettacolo con la minima fatica, sentendosi “fighi”.

Ed ecco che, come un’infezione, quei giochi che prima d’ora erano stati criticati e ghettizzati dalla gente sensata, riescono ad attecchire e, peggio ancora, a proliferare! L’incremento del nuovo tipo di giocatori fa gola alle industrie videoludiche e, di conseguenza, ecco quintali di titoli che, a dispetto del costo, presentano solo grafica, ma non tecnica. Qualunque osservatore neanche tanto attento potrebbe notare che in alcuni giochi si tratta di premere il medesimo tasto per ore. Ma a questa gente interessa sempre meno, non sapendo cosa ci fosse prima.

I più incalliti filosofi potrebbero paragonare la vicenda alla caverna di Platone: se incateniamo dalla nascita delle persone in una caverna con la faccia rivolta verso il muro e la schiena all’entrata, del mondo vedranno solo le ombre proiettate sul muro. Per loro la realtà saranno le ombre e sarà impensabile che ci sia altro.

Il grado più devastante deve arrivare ancora: la quantità supera la qualità, l’infezione arriva al cervello del mondo dei videogiochi. I bimbiminkia entrano nei betatest, il che comporta che hanno potere decisionale e possono pilotare ciò che uscirà dalle industrie. È il declino del videogioco che tiene la mente sveglia, è l’avvento del videogioco impasticcatore. Non c’è più il gusto di finire il gioco, c’è la smania di completare obiettivi idioti che portano via giorni e ore e rendono solo gettoni virtuali o comunque rubano vita reale in cambio del nulla più assoluto. E a costoro va bene così, perchè si ritengono fighi.

EDG200.cover_bayonetta
@Ian D
Heavy Rain
@Idhren

è il motivo per cui consiglio di paragonare Bayonetta e Heavy Rain. Sono due filosofie a confronto: per la prima la grafica e il senso di onnipotenza sono tutto, per la seconda invece vince un buon uso della mente.

Mi piacerebbe che si accendesse un confronto: gradirei sentire entrambe le campane, posto che non intendo ergermi a giudice, essendo palesemente di parte.

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La persona che non vorresti mai incontrare, un prof. Un folle. Peggio: un prof che adora giocare a giochi di strategia, avventure e giochi in scatola. Per non parlare dei giochi di ruolo e quelli di carte. L'importante è essere competitivi, fino alla morte. L'anima? È rimasta incastrata da qualche parte tra un rush e uno zerg... Se qualcuno la trova, può spedirmela via mail, eventualmente. Nessuno si aspetti favoritismi nei commenti, cinici si nasce, non si diventa!
5 Commenti
  1. Luca Bertieri

    Posso ritrovarmi in alcune delle cose che scrivi ma il paragone finale secondo me non ci sta per niente: Bayonetta è un gioco che ha il suo punto di forza nel gameplay - tutt'ora non è presente sul mercato un action con una meccanica più raffinata; Heavy Rain punta molto di più sull'impatto grafico e sulla trama. Tra l'altro il secondo è stato sviluppato con un budget molto più elevato...

    • Magus

      Siamo seri: Heavy Rain ha un impatto grafico che deriva anche dalla trama e dal gameplay che richiede un ampio uso di materia grigia. Mi si dica che Bayonetta è qualcosa di complicato. Costi a parte, fa parte di quell'enorme fetta di giochi (compresa tutta la legione di copie in flash) dove la difficoltà sta si e no nel sopravvivere a quintali di mostri, ma finita li. Indipendentemente dai costi, quando parliamo di gameplay forse dobbiamo farlo con cognizione di causa. Per il sottoscritto non era giocare quando ci si metteva davanti a space invaders come non lo è davanti a Devil May Cry. Lo è invece di fronte ai Mass Effect, per esempio. Ma perfino agli Starcraft. Giocato in modo adeguato, anche call of duty o Halo se la giocano bene. Hanno un gameplay che non è monotono, nè ripetitivo, nè che immobilizza il cervello

  2. Stefano

    La domanda che mi sorge dopo averlo letto é" ma allora quelli che nascono iniziando il loro percorso videoludico con la psx cosa devono fare? Uccidersi perché non hanno provato i giochi prima?" Nemmeno I bambini del 2014 vedranno mai tutti i film della Disney usciti prima della sua nascita ma non per questo credo cresceranno in modo diverso da noi.. Poi di giochi che devi premere solo un bottone c'è n'è son a bizzeffe anche nella vostra generazione, basti pensare a street fighter o time crises che ai tempi erano giocabili solo nelle sale giochi, il che recederebbe le generazioni passate ancora più stupide perché pagavano la singola partita mentre quelle di oggi pagano una cifra consistente all'inizio ma poi fan quel che vogliono col gioco..

  3. Magus

    Tralasciando che definire Street fighter un gioco monotasto è come dire che il nonno di Heidi sia un pedofilo da denuncia, dal momento che fino a SSF2T il gioco era la gemma dei picchiaduro (e lo è tutt'ora) e non certo perchè per vincere bastasse premere un bottone a raffica e tralasciando anche il fatto che nessuno ha mai detto che tutti i diversi generi di videogames siano stati fortunati, tant'è che gli sparatutto su rotaia li ritengo una buffonata da sempre, resta implicito che un tuffo obiettivo nel parco giochi del passato lo può fare chiunque. Certo, sarà perfettamente inutile nel momento in cui uno verrà fuori con "che grafica schifosa, che gioco di merda" come è classica abitudine del perfetto bimbominkia. "La grafica non fa il gioco" credo sia il più grande insegnamento da tenere a mente alla pari di "che gioco è se non devi fare nulla?". Ci sono esempi di monotasto pure nel passato, come space invaders, ma infatti hanno anche marcato il passo a favore di altro. La loro fama è dovuta all'innovazione tecnologica che si sono portati dietro, non all'effettiva bellezza del gameplay. Quanto alla cosa della monopartita...non c'entra con questo discorso, imputare come colpa la mancanza dell'adsl che è stata inventata ben dopo e di tutta la tech che le sta attorno sarebbe come dare del pirla a Edison perchè non ha fatto direttamente le lampadine a basso consumo.

  4. Luca Bertieri

    Scusami, ma ancora una volta cosa centra Bayonetta con Mass Effect? Se prendiamo le sezioni di combattimento Bayonetta è mille volte più complicato e profondo. Se mi vuoi dire che ti piacciono più gli RPG degli action, capisco, ma sono comunque due titoli di qualità, curati, ben sviluppati. Te lo dico da persona che li ha completati entrambi. Possono piacermi più i film dei fratelli Coen di quelli di Tarantino ma non è che questi ultimi abbiano meno valore o siano fatti male. Il tuo discorso è fortemente personalistico. Poi il puntare su un confronto tra Bayonetta - con un gameplay che mette a dura prova l'abilità del giocatore - e Heavy Rain - che è un film interattivo - per dimostrare che è il gioco che conta e non la grafica mi è sembrato davvero nonsense.E che colpa avrebbero i ragazzini che hanno cominciato con la PSX? Posso condividere una certa apprensione per la direzione presa dal settore videogames in generale ma Il successo delle portatili Nintendo dimostra che c'è ancora utenza per giochi che puntano ad un appeal diverso da quello dei FPS o degli action frenetici che sembri tanto detestare.

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