Cosa succede in Venezuela | Guaidó e Maduro si contendono il potere63 min read

16 Maggio 2019 Mondo Politica -

Cosa succede in Venezuela | Guaidó e Maduro si contendono il potere63 min read

Reading Time: 44 minutes

Cosa succede in Venezuela: Aggiornamento 3 ottobre 2017

Pocket Nius: da sapere in breve

1. Attorno al Venezuela si stanno riproponendo due fronti opposti che sanno un po’ di guerra fredda: gli Stati Uniti di Trump e i paesi Nato da una parte, contro Maduro, Cina, Russia e Iran dall’altra, a sostegno della Repubblica Bolivariana.

2. Dopo le sanzioni economiche decise da Trump contro il Venezuela, Maduro ha dichiarato che il paese sta abbandonando il dollaro in favore dello yuan cinese.

3. Proprio la Cina è tra i principali sostenitori del presidente in difficoltà: lo dimostrano gli accordi di cooperazione politica e le dichiarazioni di Pechino.

4. Sul fronte interno le cose non migliorano: il possibile tavolo di trattative tra governo e opposizioni è saltato.

5. La crisi umanitaria nel paese è forte: curiosa una delle soluzioni attuate dal governo, il Piano Coniglio. Però non sembra funzioni granché, dato l’amore dei venezuelani per i simpatici animaletti.

Le tensioni internazionali sul Venezuela

Lo scorso 25 agosto, gli Stati Uniti hanno imposto nuove sanzioni contro il Venezuela. L’iniziativa degli USA ha fatto seguito alle dichiarazioni di Trump che aveva promesso “azioni economiche” contro Nicolas Maduro. Le misure mettono al bando il trading del debito di Caracas: alle istituzioni finanziarie americane è stato impedito di comprare e vendere nuovi bond emessi dal governo venezuelano e da Petroleos de Venezuela, la compagnia petrolifera di Stato. Le sanzioni prevedono anche il divieto di gestire bond esistenti posseduti dal settore pubblico venezuelano e il pagamento di dividendi al governo stesso.

La stretta di Trump verso lo Stato sudamericano non si è limitata alla finanza: lo scorso 25 settembre il Presidente americano ha annunciato una nuova serie di restrizioni per i viaggiatori venezuelani diretti negli Stati Uniti. Le stesse restrizioni colpiranno le persone provenienti da Paesi identificati come “a rischio”: Somalia, Yemen, Syria, Libya, Iran, North Korea e Chad. Le nuove direttive riprendono sotto molti aspetti il “muslim-ban“, all’epoca dichiarato incostituzionale dalla Corte Suprema, ma mettono da parte la discriminazione religiosa prendendo in considerazione più generalmente i “nemici dell’America”.

Per rispondere alle prese di posizione USA ed evitare le sanzioni, il Venezuela ha cominciato ad abbandonare il dollaro come principale moneta di scambio per il petrolio. Maduro, al canale televisivo Telesur ha dichiarato:

Stiamo già vendendo petrolio e tutte le nostre merci utilizzando un paniere di valute e determiniamo il prezzo con gli yuan.

La scelta della moneta cinese non è un caso: negli ultimi tempi, la Cina si è rivelata un importante interlocutore per il Venezuela e il Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV) e il Partito Comunista Cinese (PCC) hanno recentemente stretto degli accordi di cooperazione politica. I primi risultati di questa inedita alleanza si sono visti già all’interno del Consiglio dei diritti umani della Nazioni Unite. La Cina è infatti fra i capofila dei 57 Paesi che hanno firmato una dichiarazione in supporto della sovranità e indipendenza del Venezuela:

Condanniamo ogni azione che violi la pace, tranquillità e la stabilità democratica e che minacci la sovranità, incluse le recenti minacce di un possibile intervento militare. Esprimiamo il nostro supporto per il governo costituzionale della Repubblica bolivariana del Venezuela nel suo impegno a preservare la pace e il mantenimento delle istituzioni democratiche del Paese.

Fra i firmatari spiccano, prevedibilmente, Paesi che non provano particolari simpatie per gli USA: Cuba, Cina, Bolivia, Russia, Iraq, Siria, Palestina, Libia, Ecuador, Vietnam, Sud Africa, Iran solo per citarne alcuni. Sembra che le dure dichiarazioni di Trump non abbiano fatto altro che polarizzare la tensione internazionale attorno al Venezuela, richiamando le attenzioni dei Paesi ostili all’America in difesa di Maduro.

Un dialogo interno difficile

Lo scorso 27 settembre, governo venezuelano e opposizione avrebbero dovuto presentarsi a un tavolo conciliatore in Repubblica Dominicana alla presenza di una delegazione di conciliazione delle Nazioni Unite. Ma l’incontro è andato deserto a causa del passo indietro fatto dai quattro partiti d’opposizione Acción Democrática, Un Nuevo Tiempo, Primero Justicia e Voluntad Popular riuniti nel Tavolo dell’Unità Democratica (Mud nella sua sigla in spagnolo). Secondo il comunicato rilasciato dal Mud e diramato ai cancellieri del Messico, Cile, Paraguay, Bolivia, Nicaragua e Repubblica Dominicana

Non c’è un ambiente propizio per continuare le conversazioni.

Secondo le opposizioni, il governo venezuelano non avrebbe fatto niente di quanto richiesto per avviare un nuovo dialogo, sopratutto riguardo alla liberazione dei prigionieri politici. Dopo l’ennesimo tavolo di riconciliazione saltato, è difficile immaginare gli sviluppi della situazione: Maduro continua ad accusare l’opposizione di macchinare contro il Paese con l’aiuto degli USA, mentre i rappresentanti del Mud considerano il Presidente venezuelano ormai alla stregua di un vero e proprio tiranno. E nel caos politico più totale, a pagare il prezzo più alto sono, come sempre, i civili.

La crisi umanitaria

Moltissimi cittadini venezuelani stanno cercando di sfuggire alla fame prendendo d’assalto il confine con la Colombia: è stato stimato 25.000 persone al giorno attraversino il Ponte Internazionale Simon Bolivar che collega i due Paesi. Nel tentativo di contribuire a risolvere la crisi umanitaria, il governo colombiano ha rilasciato una sorta di permesso di mobilità transfrontaliero, che consente ai venezuelani di entrare in Colombia senza passaporto. Pare che le richieste pervenute a Bogotà ammontino già a 700.000. Le stesse statistiche ufficiali di Caracas parlano di 300.000 persone trasferitesi nel Paese confinante dall’inizio della crisi.

L’incapacità del governo venezuelano nel far fronte alla situazione si è fatta ancora più palese dopo la presentazione del così detto “Piano coniglio” promosso dal Presidente Maduro. In un intervento televisivo, il Presidente venezuelano ha invitato la popolazione ad attuare l’allevamento domestico di conigli per far fronte alla crisi alimentare:

I conigli hanno un peso pari a 2,5 chilogrammi di peso di carne con alta proteina, e senza colesterolo. […] Inoltre, si riproducono come… conigli.

La distribuzione degli animali in supporto all’avvio del “Piano coniglio” era iniziata in quindici località sparse su tutto il territorio nazionale, ma ben presto ci si è resi conto che il progetto stava naufragando velocemente. Il ministro dell’agricoltura Freddy Bernal ha imputato il fallimento a problemi di origine culturale: nelle comunità dove sono stati inviati i coniglietti, le famiglie si sono affezionate agli animali e si sono rifutate di mangiarli. Per rispondere a questo fallimento, sarebbe già stata sottoposta al vaglio del ministro una nuova strategia di comunicazione, che comprende anche dei cartoni animati, per trasmettere l’idea che i conigli “non servono a tenere compagnia ma a saziare la fame”.

CONDIVIDI

Fiorentino di nascita, Web Marketing Specialist per diletto e Nerd di professione. Si nutre di cultura pop e vive la sua vita perennemente in direzione ostinata e contraria. Per Le Nius supporta l'area editoriale, in ambito politica, e l'area social. matteo@lenius.it
3 Commenti
  1. Massimo Gilardi

    Un brillante collage della politica internazionale sul Venezuela. Peccato che la scelta abbia privilegiato le fonti di destra. Non una volta, ripeto, nemmeno una, è successo in tutto l'articolo/collage che sia stata usata una fonte un poco meno che dalla parte dell'interventismo in Venezuela. Una forma davvero singolare di fare informazione e soprattutto di fare controinformazione. Non ci siamo amici carissimi; nulla di nuovo sul fronte occidentale.

  2. Davide

    Massimo, accogliamo di buon grado la tua critica. A noi però non pare tutta un'orchestrazione della destra venezuelana, per altro non messa benissimo: Maduro ci sta mettendo molto del suo in questo caos.

  3. Antonietta Antonucci

    La mia famiglia vive in Venezuela e da quando Chávez era presidente la situazione era andata a peggiorare. Maduro poi ha finito l'opera. Ma quando Papa Francesco è stato eletto si è affacciata una speranza......forse qualcosa stava per cambiare. Niente: Fame e morte oltre che una svalutazione senza misura. Poi la speranza con Guaido' e ancora lotta e sofferenze er il popolo venezuelano, perché non tutti capiscono ciò che succede in questa nazione. Lottiamo per la libertà del Venezuela

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Iscriviti alla niusletter e resta aggiornato

Lascia la tua email qui sotto e rimani aggiornato con le ultime novità dal Blog di Le Nius
Puoi annullare l’iscrizione in qualsiasi momento facendo clic sul collegamento nel footer delle nostre e-mail. Per informazioni sulle nostre pratiche sulla privacy, trovi il link qui sotto.

Su cosa Vuoi Rimanere Aggiornat*?

Scegli lo scopo per cui vuoi ricevere le nostre Niusletter. Scegli almeno un’opzione per permetterci di comunicare con te

TORNA
SU