Il curioso caso di Marco Melandri4 min read

9 Ottobre 2015 Uncategorized -

Il curioso caso di Marco Melandri4 min read

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marco melandri
@insella

Il mondiale Superbike sta per andare in archivio, con l’ultima gara della stagione in Qatar prevista per il 18 ottobre, che andrà a chiudere un campionato dominato da Jonathan Rea, e dove oltre alla “lotta” per il secondo posto tra Davies e Sykes, ed al terzo ritorno di Biaggi in qualità di wild card, non ci sono altri particolari temi di interesse. Per questo motivo si fa già un gran parlare di mercato piloti, e la notizia che ha destato più clamore è senza dubbio quella che vede, ad oggi, Marco Melandri senza una sella nel campionato in vista del 2016.

Quando parliamo del pilota ravennate abbiamo a che fare sicuramente con un corridore di talento, che ha dimostrato in ogni categoria in cui ha corso, seppure a fasi alterne, di saper andare forte ed essere anche competitivo per vincere gare e titoli. Se la mettiamo su un discorso di capacità, quindi, sembra davvero incomprensibile una esclusione del genere dalla griglia piloti della prossima stagione. A maggior ragione considerando il fatto che, nella Superbike attuale, tolti i “top rider” che hanno a disposizione moto ufficiali, ben pochi piloti hanno un talento minimamente solo paragonabile a quello di Marco. Cosa ci può essere allora dietro una situazione del genere?

Sicuramente, il limite più grande di Melandri risiede nel suo approccio alle varie avventure che ha vissuto in carriera, che lo hanno mostrato come un pilota estremamente poco costante e molto umorale, in grado di trovarsi sin da subito al meglio con un determinato mezzo e far vedere ottime cose, ma allo stesso tempo, qualora questo feeling non si esprimesse sin dalle prime battute, di essere particolarmente arrendevole nei suoi atteggiamenti, sia in pista che fuori. Un esempio di quest’ultima situazione lo si può avere con la sua avventura in Ducati nel 2008, quando già dalle prime gare successive al suo debutto in rosso mollò la presa, avendo constatato le difficoltà di adattamento al mezzo a disposizione, con il quale però non solo Stoner, ma anche i privati Elias e Guintoli, riuscivano a ricavare risultati migliori dei suoi. Oppure si può menzionare l’ultimo biennio in Aprilia, prima in Superbike e poi in Motogp: nel primo caso, partenza a rilento condita da una arrendevolezza già manifestata a parole dopo l’appuntamento di Assen, con però una reazione nella seconda parte di stagione non sufficiente a tornare nella lotta al titolo, vinto dal suo compagno di squadra Guintoli; nel secondo caso, invece, la stagione è nata storta ed è finita male, con un Melandri costantemente tra gli ultimissimi e poi appiedato a metà campionato in favore di Bradl.

Non bastasse un rendimento in pista che è stato storicamente molto ballerino, Marco Melandri ha dimostrato in carriera di non essere un pilota facile da gestire. Essere esigenti e senza peli sulla lingua, come spesso è capitato al ravennate, non è per forza di cose un qualcosa di negativo, ma lo diventa se a questi comportamenti non si accompagna un costante apporto di impegno e risultati in pista, cosa che, come evidenziato poco sopra, ha caratterizzato la carriera di Marco. Insomma, il modo di essere di Melandri può aver sicuramente “spaventato” qualche team manager che conosce bene la sua fama, oppure orientato in maniera decisiva la scelta di chi lo ha già avuto alle sue dipendenze e sa quali sono i suoi punti forti e quelli deboli.

Eppure, nonostante spesso e volentieri i suoi atteggiamenti possono lasciare quantomeno perplessi, la speranza è che Melandri riesca a trovare una sella in Superbike nel 2016. Perché, come detto, è un pilota di valore per la categoria, e quindi una sua presenza non potrebbe che giovare al campionato, specie poi per i nostri “colori” che, al momento, possono contare solo sul tremendamente discontinuo Giugliano come rappresentante di spicco; perché è un personaggio che, nel bene e nel male, attira l’attenzione, e mai come in questo momento la Superbike sembra faticare a proporre piloti in grado di fare breccia nella considerazione del pubblico che guarda le gare da casa; ed infine perché una nuova occasione la si può concedere a tutti, e a Melandri, paradossalmente, potrebbe giovare il correre in un team non ufficiale, lontano da attese e pressioni importanti che in carriera lo hanno talvolta messo in difficoltà, ricominciando da un contesto più vicino a lui, ed in grado di fargli sentire quella fiducia di cui ha decisamente bisogno per poter rendere al meglio.

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Studente di giurisprudenza come "occupazione" ufficiale e appassionato di sport in generale, più come spettatore che come atleta, ahimè. Seguo con particolare interesse gli sport motoristici e da qualche anno a questa parte il motomondiale (ma pure la superbike), pur essendomi avvicinato ad essi con le 4 ruote e la F1.
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