Vicenza Ternana 0-1: non ci siamo capiti3 min read

15 Settembre 2014 Uncategorized -

Vicenza Ternana 0-1: non ci siamo capiti3 min read

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Vicenza - Ternana

Cari ragazzi, non ci siamo capiti.

Possiamo comprendere le attenuanti, tra una squadra infarcita di nuovi scarponi, le tre gare in sette giorni e quel Baracani che ci tiene a non fischiarci mai nulla a favore, ma ciò che viene richiesto, quando si indossa la maglia del Lane, è la voglia di giocare per 90 minuti, possibilmente tirando in porta ogni tanto. Solo così si possono superare quei limiti evidenti che la squadra si trascina dietro e che speriamo il Mister possa risolvere con un po’ di tempo per lavorare. Solo così. A meno che non intervenga il famoso fattore C, di sacchiana memoria, ma non è che alla terza di campionato puoi cominciare a sperare nel Divino, e poi ci hanno pure già ripescato all’ultimo giorno. Non avrebbe senso, soprattutto perché l’unico fattore C conosciuto a Vicenza, negli ultimi anni, è quello che corrisponde ai nomi di Camisa, Cinelli, Cristallini, Cassingena e ovviamente lui, una “lacrima sul viso” Cunico.

Una sciagura, altro che culo. Partiamo dai primi due disastri, dal fattore C sul campo. Il primo, Camisa, prosegue nella linea “ma perché abbiamo sempre capitani scarsi?”, inaugurata dallo sciagurato Martinelli, ed è colui che dovrebbe guidare il reparto. L’ottimismo è una virtù da coltivare, certamente, ma questo qui è lo stesso che ci ha condotto in LegaPro l’ultima volta, e che ora – ad occhio – pesa più o meno come Tiribocchi lo scorso anno.

Dove pensiamo di andare? Il secondo, Cinelli, che per giunta è un ex laziale e certe cose non si dimenticano, dovrebbe essere il “perno del centrocampo”. Da due anni infatti sta lì in mezzo e non si muove, guarda gli avversari che gli girano intorno e si chiede “Perchè non mi hanno lasciato in serie C?”. Ce lo chiediamo anche noi.

Servirebbe che qualcuno risolvesse la situazione dalla tribuna, cacciando ‘sti due o comprandone due migliori. Ma in tribuna invece chi c’è? Tralasciando i Cassingenas, che ormai è come sparare sulla croce rossa, parliamo del fenomeno, dello spauracchio di procuratori e società, di quel fine stratega degli affari clamorosi dell’ultimo minuto, di quel direttore che tutti ci invidiano dopo aver ottenuto 4 retrocessioni in 10 anni, un uomo che non si deve dimettere mai: Cristallini.

Il genio anche questa volta, per risolvere i problemi evidenziati qui sopra e sul campo, cosa ci sfodera all’ultimo giorno di mercato? Il difensore Figliomeni del Latina – precisiamo: riserva nel Latina – e il centrocampista Moretti, che l’anno scorso al Padova si è fatto notare più per il talento nel fare i “selfie” che per giocare a calcio. Magari saranno dei fenomeni ma perché tu, Cristallini, nel frattempo, non giochi a golf e basta? Forse, in quello, sei bravo. Nel frattempo Cunico, il presidente, afferma che “va dato merito a Cristallini del lavoro fatto”. Le lacrime le ha già finite, evidentemente.

Non resta quindi che attaccarsi all’unico fattore C che ci può salvare da una discesa senza speranze in Lega Pro: il Cuore. Detta fuori da denti: siamo stati ripescati all’ultimo giorno, Cristallini ha imbastito la solita squadra che ha capito solo lui, con una sovrabbondanza di punte e mezzepunte e l’assenza cronica di un regista e di un difensore centrale serio, e non è che possiamo aspettarci granchè. Ribadiamo quindi la richiesta: testa bassa, lavorare e lottare, metterci sempre la gamba, cadere e rialzarsi subito. Sei fai questo, l’intero stadio sarà con la squadra, e l’ha dimostrato in casa col Latina. Se non lo fai, l’intero stadio tì aspetterà fuori, perché dopo 10 anni è stanco di essere preso in giro. Ci vuole molto a capirlo?

Immagine | vicenzacalcio.com

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Collettivo della curva sud del Romeo Menti, teatro delle imprese del Lanerossi Vicenza. Qui saremo la sirena d’allarme per un calcio moderno alla deriva: in trasferta ci portiamo il cabernet, non la tessera. Allo stadio andiamo con la sciarpa biancorossa, non i bastoni. Potrà cambiare il clima ed il cielo, mai la nostra bandiera, biancorossa per sempre.
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