Vicenza-Avellino, la vittoria che serviva tra Morosini e Ippo2 min read

15 Aprile 2015 Uncategorized -

Vicenza-Avellino, la vittoria che serviva tra Morosini e Ippo2 min read

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I 3 punti arrivati con l’Avellino sono fondamentali. Ripartiamo da qui, visto che lo abbiamo pensato subito dopo la partita e lo pensiamo ancora oggi. Conquistare la vittoria – la seconda delle 9 battaglie che ci rimangono da qui a fine campionato – contro una diretta concorrente, ricacciandola a 4 punti di distanza, pesa, e di brutto, nella corsa promozione. Così come pesano i quasi 11 mila spettatori sugli spalti, che confermano la passione e una voglia di crederci che è la cosa più bella che abbiamo trovato quest’anno. Insieme a una curva unita più che mai, quella curva che a un certo punto si è messa a cantare anche cori che fino a poco tempo fa potevamo solo sognarci, e che qui non ripetiamo per scaramanzia (sì, siamo più scaramantici che mai).

è ancora lunga, sia chiaro a tutti, ancor di più perchè con quanto successo in settimana – il punto di penalizzazione tolto al Bologna, la vittoria del Frosinone nel recupero con il Latina – siamo ora al quarto posto, a due punti dalla felicità. Ma siamo sempre lì, e l’importante è esserci. Così come è importante che siano stati trovati i soldi per pagare gli stipendi, evitando penalizzazioni che avrebbero fatto scoppiare una rivolta in città.  Anche se in questa cordata “salvagente” di imprenditori vicentini c’è ancora Cassingena e c’è un personaggio, definiamolo “l’abbronzatissimo amico di Rosati” – Rosati l’ex presidente del Varese ancora in carcere per evasione fiscale – che aveva già fatto parte del Vicenza e di cui non vorremmo mai sentire più parlare.

Detto questo, dimentichiamo l’Avellino e ora pensiamo a Cittadella. Una trasferta che, al di là del calcio giocato, ogni volta ci fa tornare in mente – ancor di più in una settimana in cui abbiamo omaggiato la memoria di Morosini – Simone “Ippo” Zaniolo, il tifoso del Lane che nel 2011 ha perso la vita in un incidente tornando appunto da quella trasferta. Se le dediche dopo le vittorie hanno ancor un senso – dopo quanto si è sognato di dire quel “fenomeno” di Buffon sul mercenario Quattrocchi abbiamo più di qualche dubbio, e siamo buoni – allora andiamo a vincere e poi dedichiamola a lui. O almeno entriamo al Tombolato, in campo e sugli spalti, pensando a lui e alla sua passione per questi colori.

Infine una parola per Cocco. Che questo corazziere potesse scacciare il fantasma – ingombrante, e non per i gol segnati – del Tir, in pochi lo pensavamo a inizio campionato. Invece, zitto zitto, il nostro è arrivato in cima alla classifica cannonieri con 17 gol. In quello segnato all’Avellino c’è tutto: la grinta nel fare a sportellate col difensore, la cattiveria nel prendersi la palla, la freddezza e la tecnica nel piazzarla nell’angolino in basso “uccellando” il portiere. Grinta, cattiveria, freddezza e tecnica: se mettiamo in campo sempre queste qualità, da qui alla fine, forse quel sogno che tutti vogliamo conquistare non sarà più tale.

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Collettivo della curva sud del Romeo Menti, teatro delle imprese del Lanerossi Vicenza. Qui saremo la sirena d’allarme per un calcio moderno alla deriva: in trasferta ci portiamo il cabernet, non la tessera. Allo stadio andiamo con la sciarpa biancorossa, non i bastoni. Potrà cambiare il clima ed il cielo, mai la nostra bandiera, biancorossa per sempre.
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