Niente è mai normale: Verona-Inter, ritrovare la dignità3 min read

12 Aprile 2015 Uncategorized -

Niente è mai normale: Verona-Inter, ritrovare la dignità3 min read

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@F.C.Internazionale

Siete di fretta e volete leggere qualcosa sulla vittoria dell’Inter contro il Verona, lo so, ma prima tocca fare qualche presentazione, perché per me è l’esordio in questo nuovo ruolo. Sono Matteo, ho (quasi) 25 anni e vivo, anche nel vero senso della parola, di calcio (“ciao Matteo”, dovreste rispondere in coro), facendo il giornalista (o presunto tale).

La rubrica, come immagino sappiate, parlerà di Inter e si chiama “niente è mai normale”. Non so se ve ne siete accorti, ma è presa da “C’è solo l’Inter”, forse il più riuscito degli inni nerazzurri, anche perché scritto nientepopodimeno che da Elio. Sono in ordine un sostantivo, un verbo, un avverbio e un aggettivo che credo descrivano alla perfezione gli oltre 100 anni di storia della squadra.

No, niente è mai normale se riguarda l’Inter.

Verona-Inter, ritrovare la dignità

Prendete l’ultima settimana di Ranocchia e compagni: pareggio a San Siro con il Parma andando più vicini alla sconfitta che alla vittoria, allenamento “punitivo” alle 8.30 della domenica di Pasqua, poi sei giorni dopo un 3-0 contro l’Hellas Verona. Nessuna resurrezione, semplicemente i 14 scesi in campo si sono ricordati di essere giocatori di calcio e non vecchietti a guardare i lavori per strada. L’allenamento pasquale non sarà stato utile sulle gambe (era solo un defaticante), in compenso pare lo sia stato molto sulla testa: serviva una sveglia, serviva ritrovare la dignità persa non solo contro il Parma ma in tutto il mese di marzo. Sabato scorso, dopo l’1-1 di San Siro, se fossi stato Mancini avrei ripetuto pari pari lo storico timeout di Pianigiani all’Europei 2011 di basket contro Israele (link per chi non avesse presente). Probabilmente lo ha fatto anche lui, e la reazione c’è stata.

Nulla di imprescindibile, semplicemente da Handanovic ad Icardi hanno giocato tutti a calcio, non hanno pascolato per il campo. Si è visto un D’Ambrosio positivo (anche se pare si sia messo le scarpe al contrario, altrimenti lo 0/11 al cross non si spiega), una coppia Ranocchia-Vidic ordinata e concentrata (lontano da San Siro e con un difensore esperto al fianco il “capitano” diventa più sicuro), un Hernanes finalmente incisivo, probabilmente perché schierato nel suo ruolo, infine un Palacio che pare essersi ritrovato dopo i problemi fisici e un Icardi che sta diventando quel centravanti completo che si sperava potesse diventare. Note meno liete Juan Jesus, Brozovic e Guarin, il primo (che ha ridotto comunque gli errori) perché fuori ruolo, gli altri due per una prestazione sottotono unita all’ammonizione che li priverà del piacere di sfidare il Milan nel derby.

Sia chiaro, non è che tutto d’un tratto siano sparite le difficoltà, anche perché questa Inter ci ha abituati a montagne russe (a livello di rendimento) non da poco. Non mi stupirei di rivedere col Milan la squadra ammirata contro il Parma, ma nemmeno di vederne una anche migliore rispetto a quella di sabato. Mancano otto partite a fine campionato, quota 40 è stata superata, obiettivi paiono non essercene più, al contrario invece ci sono tutte gare importanti, dal derby alla sfida con la Juve passando per quelle con Roma e Lazio. Un suggerimento al Mancio per le prossime settimane: allenamenti sempre alle 8.30 di mattina. Chissà che il segreto per far rendere questa squadra non sia farli svegliare presto.

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Classe 1990, trapiantato a Milano ma orgogliosamente friulano, collaboro dal 2011 con il Messaggero Veneto, dal 2013 con Libero e dal 2015 su FabbricaInter, occupandomi prevalentemente di sport. Il mio film preferito è "The Blues Brothers" e John Belushi è la mia guida spirituale, anche se Dio è portoghese.
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