Us Open 2014: quasi una rivoluzione3 min read

9 Settembre 2014 Uncategorized -

Us Open 2014: quasi una rivoluzione3 min read

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Us Open 2014: quasi una rivoluzione

Non è una rivoluzione, ma ci siamo vicini. È riformismo applicato al tennis. I conservatori, coloro che hanno segnato indelebilmente gli ultimi dieci anni del tennis mondiale, abdicano, per due volte nella stessa stagione. Non è più l’era dei Fab Four, che sono sempre lì a vender cara la pelle ai loro avversari, ma che non sono più così inespugnabili.

È forse la più grande sorpresa sportiva di quest’anno, la finale dell’Us Open tra Nishikori e Cilic. Nessuno sarebbe stato in grado auspicare un simile evento, anche perché era da 10 anni – e di mezzo ci sono 38 Slam – che non si assisteva alla finale di un major priva di uno tra Federer, Nadal e Djokovic. Lo spagnolo, come spesso capita nelle ultime stagioni, era fermo per un infortunio. Lo svizzero e il serbo sono arrivati fino alle semifinali, lasciando però l’atto conclusivo ai due outsider di lusso. Era un’occasione clamorosa, soprattutto per Federer, convinto di poter raggiungere il diciottesimo Slam della carriera, ma costretto a cedere il passo, in semifinale, a un Cilic indomabile. Nole – che comunque dovrebbe chiudere l’anno al numero 1 del ranking – si dimostra di essere sempre il più costante tra i big, ma ha meno brillantezza rispetto agli anni scorsi.

Us Open 2014: una finale inaspettata

Kei Nishikori è il primo giapponese a centrare la finale di un major, allenato dall’altro grande idolo di origini asiatiche – ma di nazionalità statunitense – Micheal Chang. Non è un nome spuntato dal nulla, i progressi dell’ultimo anno avevano già fatto da presagio ad un grande exploit, anche se era dura immaginarlo al top già a Flushing Meadows, visti i dubbi sulla sua condizione fisica.

La carriera di Cilic – passato forse troppo presto da predestinato a tennista di medio livello – andrà completamente rivista dopo il trionfo newyorkese. Undici erano i tornei vinti prima di oggi, tutti Atp 250, e ben cinque volte sotto gli occhi del pubblico di casa (a Zagabria o ad Umago). Lo scorso anno, fu costretto a saltare l’Us Open a causa di una squalifica per doping. Al torneo di Monaco di Baviera del 2013 fu trovata nel suo sangue della coramina, uno stimolante vietato dalla WADA. Marin restò fermo 6 mesi, per poi ripartire con un 2014 positivo: qualche finale, due vittorie in tornei minori, i quarti a Wimbledon.

Nel suo angolo, Goran Ivanisevic, uno abituato ai trionfi impossibili. Quello che vinse Wimbledon nel 2001 da wild card, facendo riversare fiumi di gente per le vie di Zagabria. L’ex campione ha aiutato Cilic a consolidare la fiducia nei propri mezzi, partendo dal servizio che è subito diventato il punto di forza del 25enne croato, proprio come lo era per il suo idolo. Se era una sfida tra Goran e Chang, l’omone croato l’ha dominata: troppo nervoso Nishikori, schiacciato dal peso dell’evento, come se avesse tutto il Giappone sulle sue spalle, e la sua mobilità – che fa sempre la differenza – ne ha risentito.

Cilic ha chiuso il torneo da campione, sbarazzandosi della bestia nera Simon negli ottavi – ci aveva perso quattro volte su quattro incontri in passato – per poi chiudere senza perdere neanche un set con Berdych, Federer e il giapponese. Improvvisamente, il croato è diventato tutto ciò che poteva essere ma non era mai stato: un tennista solido, ingiocabile quando è al servizio, con un diritto impressionante e un rovescio vario e pungente.

Non è solo la vittoria di un nome nuovo (o quantomeno diverso) ma è la rivincita di una generazione – gli attuali 25enni – che è vissuta all’ombra dei Federer e dei Nadal, dei Djokovic e dei Murray, e adesso, con qualche anno di ritardo, si prende le sue soddisfazioni. Quattro nomi diversi per quattro Slam, due vincitori al primo major in carriera fanno di questo 2014 l’anno della svolta. Il tennis aspettava questo momento, eppure siamo già in attesa del prossimo Federer-Nadal.

Immagine| laaficion.milenio.com

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Statistico atipico, ha curato la sezione Sport e amministrato i profili social di Le Nius. Formatore nei corsi di scrittura per il web e comunicazione social, ha fondato e conduce il podcast sul calcio Vox2Box e fa SEO a Storeis. Una volta ha intervistato Ruud Gullit, ma forse lui non si ricorda.
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