Una pugliese a San Siro3 min read

9 Gennaio 2014 Uncategorized -

Una pugliese a San Siro3 min read

Reading Time: 3 minutes
ragazzetta dello sport-san siro
@stono

Di quella vaga soggezione che un meridionale trapiantato al Nord si porta dietro nei primi anni del suo trasferimento, poco mi era rimasto il pomeriggio in cui i miei amici dell’università, nati a Milano da genitori milanesi, mi portarono in curva a San Siro a vedere Inter-Porto.

Era il lontano ottobre 2005 e mi ero trasferita da pochi anni. Attraversavo i tornelli con l’aria tronfia di chi sente di aver portato a termine ben due forme di emancipazione: quella territoriale e quella di genere. Salivo i gradoni dello stadio perfettamente consapevole di appartenere ad alcune delle categorie sociologicamente più sfigate del Paese (meridionale e donna) ma anche convinta di averle dribblate entrambe proprio nel momento in cui io, unica ragazza in un gruppo di post-adolescenti maschi con sciarpe e cappellini nerazzurri, mi apprestavo a mettere piede per la prima volta nel tempio del mio calcio familiare.

Ricordo benissimo il verde intenso del prato e la sensazione di stare in un posto più piccolo di quello che avevo immaginato, ma allo stesso tempo enorme. So che questa affermazione non ha senso, ma ero stordita dal ruolo epico che ricoprivo in quel momento. Sentivo sulle spalle il peso delle due dinastie da cui provenivo, quella milanista e quella interista, mentre bevevo il Caffè Borghetti con la solennità di un gesto rituale, in modo che il gusto raggiungesse uno per uno tutti i miei avi tifosi.

Qualcuno sugli spalti iniziava a intonare O mia bela Madunina. La curva dell’Inter improvvisamente si copriva di sciarpe nerazzurre virilmente distese al cielo, mentre il boato diventava sempre più forte. Mi faccio coraggio e canto anch’io. Ed eccomi qua: dalla remota provincia di Brindisi al centro esatto della milanesità più schietta. È la prova di un’integrazione perfettamente riuscita. Sorrido. Ah questi milanesi, diffidenti sì, ma poi ti danno il cuore.

E intanto il coro continuava:
Sota ti se viv la vita, se sta mai cuj man in man
(D’altronde, come negarlo? Milano e la sua operosità sono un esempio da seguire per tutta l’Italia.)
Canten tucc “lontan de Napoli se moeur”
(Eh già, quanto dolore a star lontani da casa)
Ma po’ i vegnen chi a Milan.
(Eccola la pittoresca e innocente rivalità geografica tipica di un popolo che da decenni è abituato all’accoglienza.)

Nel silenzio che seguiva la conclusione del coro meneghino, riflettevo su quanto fosse bello che la canzone più rappresentativa del folklore milanese ospitasse al suo interno, in un posto tutt’altro che marginale, il personaggio dell’immigrato dal Sud come parte integrante della sua storia.

È una questione di pochi istanti, perché mi accorgo quasi immediatamente che la canzone non è finita. Sono tutti ancora lì, in piedi, con le sciarpe stese al cielo, il tempo di prendere fiato, gonfiare i polmoni, indicare un punto imprecisato dello stadio e gridare un liberatorio, simultaneo e sorprendente:

TERUN!!!!!

Oddio, ce l’hanno con me. Forse hanno percepito le mie origini dall’accento inconfondibile. Ok, magari sto esagerando. Però quell’amico del mio amico ride, e sono certa che guardasse me, mentre urlava l’improperio. Quindi lui sicuramente ce l’aveva con me. Vota Lega, lo stronzo. Non dovevo accettare l’invito. Non dovevo diventare loro amica. Non dovevo iscrivermi all’università a Milano.
No bugia.

È solo che odio il calcio.

CONDIVIDI

I momenti più significativi della mia vita sono stati: quando, a dieci anni, ho interpretato Mary Poppins nel musical Mary Poppins e quando ho indovinato la definizione di integrale agli orali della maturità. Sono insegnante (non di matematica, of course) e ho una particolare predisposizione per i casi umani. Temo che le due cose siano collegate.
5 Commenti
  1. Davide

    Di quella partita ricordo poco, tra cui un "Tutti a destra, tutti a sinistra" che fece trasalire Cinzia. Ricordo anche però il grande divertimento della stessa, espresso appena usciti dallo stadio...

  2. Cinzia Ruggiero

    Era solo un modo per farvi accettare la mia diversità. ;)

  3. Ema

    Immensa!!!

  4. Domenico

    :-) Grande!

  5. Giampiero

    Hai mai provato a dire ad alta voce "no, bugia!" a Milano?...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

TORNA
SU