Il calcio come soft power: i casi di Qatar, Arabia Saudita e Marocco13 min read

28 Marzo 2023 Mondo -

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Geografo

Il calcio come soft power: i casi di Qatar, Arabia Saudita e Marocco13 min read

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Il soft power sta nella capacità di uno Stato di far volere ad altri Stati ciò che si vuole.

Questo pensiero, elaborato dal ricercatore americano Joseph Nye all’indomani della caduta del Muro di Berlino, si poneva all’interno della discussione riguardo al nuovo ordine politico internazionale e alla consapevolezza del fatto che l’hard power (quello delle armi) aveva probabilmente fatto il suo tempo, in quanto “troppo costoso e pericoloso per le potenze moderne”, allorché forme di potere “meno minacciose” stavano incrementando la propria attrattiva. Forme di potere dolce, appunto, e la capacità di un Paese di persuadere gli altri a fare ciò che vuole senza forza o coercizione.

Infatti, grandi potenze internazionali, così come piccoli Stati e attori privati, hanno iniziato ad aumentare la propria capacità contrattuale (o “bargaining”, potere politico), accrescendo la loro influenza politica sfruttando alcuni settori tipici del soft power: la cultura, il turismo, il commercio, l’educazione e lo sport. E fra i modi di esercitare influenza politica tramite lo sport, l’organizzazione di grandi eventi sportivi (su tutti le Olimpiadi e il Campionato Mondiale di Calcio, detti “mega-eventi”) è la più evidente dimostrazione, anche se non l’unica. Restringendo l’attenzione sul calcio, altre strategie per migliorare la propria reputazione sono l’acquisizione di celebri club calcistici europei, nonché l’attrazione di talenti di fama internazionale nei propri campionati poco rinomati, o ancora la creazione di grandi accademie sportive.

Concentrandoci sui grandi eventi, si noti che questi sono catalizzatori di un’enorme attenzione estemporanea, ma sono anche carichi di conseguenze di lungo periodo per il territorio; secondo i geografi Dansero e Mela

un grande evento è caratterizzato in sé dalla concentrazione spazio-temporale, ma ricco di implicazioni che riguardano differenti scale spaziali e strutture temporali.

Secondo uno schema uso nella geografia urbana, i grandi eventi si possono dividere in categorie di rilevanza, sulla base della copertura mediatica e dell’interesse che il mondo rivolge a tali eventi. Adattando questo quadro teorico agli eventi sportivi internazionali, si possono dividere tali manifestazioni in:

  • Settoriali di nicchia (i campionati internazionali di atletica, ciclismo, scacchi…).
  • Settoriali con interesse diffuso (i Gran Premi di Formula 1 e Moto GP, i principali campionati calcistici e di basket, i principali tornei di tennis…).
  • I mega eventi sportivi di portata globale (le Olimpiadi e i Mondiali di Calcio).

Secondo il ricercatore americano Jules Boykoff

i mega-eventi sportivi sono emersi come sito privilegiato per cercare un surplus di capitale, uno stock di popolarità verso la politica interna e un rilancio della propria reputazione internazionale.

Tuttavia, tutto ciò che invece non emerge dalla comunicazione legata all’ospitare un grande evento sportivo, e che viene debitamente taciuto, è quello che può definirsi “sportwashing”. Secondo Boykoff

lo sportwashing è l’utilizzo dello sport al fine di apparire importanti e legittimati nello scenario internazionale, mentre si fa scorta di nazionalismo e si distoglie l’attenzione da cronici problemi sociali e guai legati ai diritti umani sul fronte interno.

Qatar, Arabia Saudita e Marocco: il mondo arabo a gamba tesa nel calcio internazionale

All’interno del mondo arabo, tre paesi sembrano distinguersi per l’importanza che viene attualmente attribuita al ruolo del calcio come catalizzatore di attenzione politica (nazionale e internazionale) e per il tentativo di imporre la propria immagine migliore: il Qatar, l’Arabia Saudita e il Marocco. Questi tre paesi hanno utilizzato strategie legate all’organizzazione di eventi calcistici, acquisizione di importanti club europei e attrazione di talenti per rinnovare la propria immagine all’estero e tra le mura domestiche.

L’esempio più famigerato di mega evento sportivo che sa di sportwashing è certamente il Mondiale di Calcio 2022, che si è svolto in Qatar. Non della stessa portata, ma ugualmente rilevanti ai fini del nostro articolo, sono stati la finale di Supercoppa Italiana tra Inter e Milan giocata a Riyadh, in Arabia Saudita, e il Mondiale per Club (competizione che raccoglie i club vincitori delle Coppe continentali) in Marocco. Oltre ai grandi eventi sportivi, come accennato, altri meccanismi di ristrutturazione della propria immagine attraverso il calcio si sostanziano nell’acquisto di storici club europei o di attrazione di talenti di fama internazionale verso il proprio paese. Vediamo brevemente le prodezze calcistiche di questi tre paesi.

Il Qatar tra Mondiali, Messi e Mbappé

Il Qatar ha ottenuto in maniera molto contestata l’assegnazione dell’atipico Campionato del Mondo di Calcio 2022, che si è svolto per la prima volta nella storia in periodo invernale, a causa del clima torrido che non avrebbe permesso di giocare d’estate. Si è parlato molto – anche se forse non abbastanza – delle contraddizioni che hanno accompagnato l’assegnazione, la realizzazione degli stadi e lo svolgimento del Mondiale.

Il Qatar non è nuovo a importanti prese di posizione nel mondo del calcio; tramite il fondo il Qatar Sports Investment – parte del fondo sovrano Qatar Investment Authority (QIA) – appartenente alla famiglia regnante Al-Thani, ha, tra le altre attività, acquistato il Paris Saint Germain, il club di gran lunga più discusso degli ultimi anni (pur senza vincere nulla di rilevante), che ha visto l’arrivo a peso d’oro di talenti quali Messi, Neymar e Mbappé.

Infine, è da segnalare il multimilionario mega-progetto sportivo Aspire Academy; iniziato nel 2005, questo punta ad acquisire (anche dall’estero tramite la naturalizzazione) e formare talenti di diverse discipline sportive, tra cui il calcio. Grazie alle naturalizzazioni di calciatori nordafricani, sudamericani e subsahariani, e grazie al lavoro svolto dallo staff (straniero) in questa Accademia, il Qatar è riuscito a imbastire una compagine che ha vinto la Coppa d’Asia nel 2019, dopo che da sempre era considerata una squadra cuscinetto.

L’Arabia Saudita risponde con Vision 2030, Supercoppa Italiana e Cristiano Ronaldo 

L’Arabia Saudita, dal canto suo, si sta facendo sempre più notare, poiché dal lancio della Vision 2030 nel 2016 da parte del regnante de facto Mohammed Bin Salman, ha radicalmente puntato sulla ristrutturazione della propria immagine (nel 2017 ha persino permesso alle donne di tornare a guidare!) tramite progetti nazionali e internazionali di vario tipo; tra questi un’attenzione speciale è stata dedicata al calcio. Il calcio italiano, ad esempio, è direttamente interessato a questa dinamica, in quanto dal 2018 – fatte salve le edizioni in epoca Covid – la finale di Supercoppa italiana si gioca in Arabia Saudita.

Il colpo di genio da parte dei sauditi, però, è arrivato nel 2023 con l’acquisto da parte dell’Al-Nassr – una delle principali squadre di Riyadh – di Cristiano Ronaldo, assurto alle cronache per l’ingaggio annuale multimilionario offerto al campione portoghese e per l’attenzione mediatica globale che il calciatore promette ogni qual volta chiamato in causa.

Ma l’Arabia Saudita guarda al futuro e punta in alto, visto che si parla in questo periodo di un interessamento per l’acquisto del Manchester United da parte di fondi privati sauditi, dopo che nel 2021, il Fondo Investimenti Pubblici del Regno di Arabia Saudita (PIF) aveva acquistato il Newcastle United.

Il Marocco ci prova con la nazionale e la Coppa del Mondo per club

Da non sottovalutare nel panorama delle dinamiche sportive del soft power è anche il Marocco; insospettabile (?) corruttore dell’Unione Europea, coinvolto proprio come il Qatar nello scandalo dell’Europarlamento del 2022, è assurto alle cronache per la grande prestazione della squadra al Mondiale in Qatar 2022, in cui si è posizionata al quarto posto. Lungi dall’essere disinteressato a trovate eccezionali per attirare l’attenzione su di sé tramite il calcio, il Marocco ha effettuato cinque candidature per l’ottenimento sul proprio suolo del Campionato Mondiale di Calcio (edizioni del 1994, 1998, 2006, 2010), di cui l’ultima persa contro la triade USA-Canada-Messico per l’edizione 2026. Ce la farà il nostro Re ad ospitare una edizione del Mondiale in futuro? Probabilmente sì.

Nel febbraio 2023, comunque, il Regno ha ospitato un evento calcistico internazionale molto importante a livello di club, cioè la Coppa del Mondo per club, che vede sfidarsi i vincitori delle varie coppe continentali. Quest’anno la Coppa è stata vinta dal Real Madrid.

il calcio come soft power

Qatar, Arabia Saudita, Marocco: amore per il calcio o sportwashing? Cosa c’è da nascondere

Compresi gli obiettivi e le modalità con cui questi paesi sfruttano a proprio vantaggio il calcio e la sua risonanza internazionale, cerchiamo di capire quali sono i punti critici che i governi di questi tre paesi arabi – molto diversi fra loro – cercano di nascondere dietro l’immagine di grandi amanti e mecenate del calcio.

Qatar | Lo sfruttamento dei lavoratori, le strategie energetiche e lo scandalo Qatargate

Indipendente dal 1971, il Qatar è una monarchia assoluta in cui la famiglia al-Thani si tramanda la carica di Emiro (monarca e Capo di Stato) di padre in figlio, o attraverso incruenti colpi di stato. La ricchezza del paese si basa principalmente sull’esportazione di petrolio e gas naturale. Il Qatar rientra nel novero dei rentier state, ovvero quegli stati la cui rendita è fortemente dipendente dall’esportazione di una materia di cui hanno abbondante disponibilità.

La possibilità di usufruire di un’abbondante manodopera non rappresentata e a basso costo è stato uno dei fattori che ha permesso al Qatar uno sviluppo economico così rapido e impetuoso. E infatti, tra gli scheletri nell’armadio degli emiri qatarioti agli occhi della comunità internazionale c’è sicuramente il sistema della kafala, un particolare rapporto di lavoro rivolto a cittadini stranieri, molto iniquo e penalizzante per questi ultimi; ne abbiamo parlato qui – così come dello scandalo delle morti per gli stadi costruiti per il Mondiale. Ma, aldilà delle grosse problematicità a livello di rispetto dei diritti umani fondamentali, il Qatar (così come l’Unione Europea) tende a nascondere il doppio legale che lo lega all’UE e ai suoi stati membri. Infatti, come riporta PresaDiretta, il Qatar ha importanti accordi di esportazione del GNL con alcuni stati membri, fra cui la Germania. Come fatto con la Russia, dunque, l’Unione Europea sta diventando dipendente dal Qatar per l’approvvigionamento di fonti energetiche. In cambio, il Qatar è il 6° paese importatore di armi dall’UE e il primo acquirente dall’Italia.

Come noto, infine, il Qatar è il protagonista principale del Qatargate, lo scandalo legato alla corruzione di alcuni Europarlamentari, tra cui la vicepresidente del Parlamento Europeo Eva Kaili, che in un famoso discorso si era pronunciata a fare dell’apertura al mondo di questa monarchia e dei suoi passi avanti dal punto di vista dei diritti dei lavoratori.

Arabia Saudita | Le discriminazioni e l’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi

Principe dei rentiers states” – come definito dalla storica del Medioriente Marcella Emiliani – l’Arabia Saudita è un Regno a legittimazione teocratica, dove la componente islamica wahhabita è cruciale tanto per i regnanti e quanto per la società. L’Arabia Saudita ospita il luogo più importante di tutto l’Islam sunnita, La Mecca, méta ogni anno di milioni di fedeli che completano uno dei cinque Pilastri dell’Islam, il pellegrinaggio alla Mecca (Hajj), da svolgersi almeno una volta nella vita.

Come sottolineato da Amnesty International, l’Arabia Saudita ha delle grosse criticità principalmente in materia di libertà di espressione e associazione – il principe Mohammed Bin Salman è stato travolto dallo scandalo per l’omicidio in Turchia del giornalista e scrittore saudita Jamal Khashoggi nel 2018, anche se la sua celebrità non sembra averne risentito più di tanto.

La vita in Arabia Saudita, però, non è difficile solo per gli oppositori politici; donne e lavoratori migranti sono in una situazione di preoccupante discriminazione, nonostante le riforme promesse per cercare di rendere più adeguata la legislazione agli occhi della comunità internazionale. Inoltre, l’uso esteso della pena di morte, anche nei confronti di minorenni, desta perplessità su quanto affermato da Matteo Renzi riguardo a un “rinascimento saudita”.

Marocco | La libertà di espressione in bilico e la guerra con il popolo sahrawi

Il Marocco è uno dei paesi guardiani delle frontiere dell’Unione Europea, e cura in particolare l’unico confine di terra con dell’Africa con l’Europa: le exclave spagnole di Ceuta e Melilla. Ne abbiamo parlato dettagliatamente qui. Dal 1975, in guerra a tratti più o meno latente con il popolo sahrawi e l’Algeria, il Regno di Mohammed VI continua la sua campagna di assimilazione della regione del Sahara Occidentale; dal 2022 lo fa anche con il sostegno della Spagna, principale paese occidentale che si opponeva a tale politica, che ha operato un drastico quanto inaspettato cambio di opinione in merito.

A livello internazionale, poi, nel 2022 il Marocco è assurto alla cronaca per lo scandalo della corruzione di alcuni parlamentari europei, sui quali metteva forte pressione, al fine di ottenere importanti concessioni in cambio, fra cui, come sostiene PresaDiretta, la firma di importanti accordi commerciali legati all’esportazione nell’Unione di prodotti agricoli e ittici. Inoltre, le condizioni dei lavoratori e delle lavoratrici del settore primario marocchino (quasi totalmente votato all’esportazione) sono disastrose; le loro paghe infime e i loro diritti calpestati.

In Marocco, poi, anche se meno notoriamente rispetto ad altri paesi nordafricani, la situazione è preoccupante anche dal lato della libertà di espressione. Il giornalista Omar Radi è recluso dal 2020 e condannato definitivamente a sei anni di detenzione alla fine di un processo considerato pesantemente viziato. Nel gennaio 2023, anche il Parlamento Europeo – forse come reazione allo scandalo da cui fatica a uscire – si è interessato al caso dei giornalisti marocchini ed esorta il Marocco a “rispettare la libertà di espressione e dei media” e “a garantire un processo equo ai giornalisti incarcerati, segnatamente a Omar Radi, Soulaimane Raissouni e Taoufik Bouachrine”, nella Risoluzione del 19 gennaio 2023.

Inoltre, il recente aumento dei prezzi ha posto serie preoccupazioni riguardo alla capacità d’acquisto dei generi alimentari di prima necessità per la popolazione marocchina, che vive una crisi inflazionistica con gravi conseguenze potenziali.

I grandi investimenti nello sport

Il livello di riconoscimento e attrazione di Qatar, Arabia Saudita e Marocco, insieme ai loro investimenti pubblici e privati, che ne legittimano in parte le istanze al potere, è evidente e significativo, grazie anche all’impiego del calcio come strumento di soft power.

Il tema sportwashing è da tenere a mente quando si analizzano grandi investimenti sullo sport in generale e sul calcio in particolare. Non per forza bisogna demonizzare i tre paesi per il loro utilizzo dello sport come soft power. Stati e istituzioni internazionali europee o occidentali non si comportano diversamente; inoltre, le loro azioni sono spesso votate a favorire l’assegnazione di un Mondiale o di una Finale di Coppa a questi paesi, al fine di sfruttare essi stessi la grande mole di investimenti che questi stati (Qatar e Arabia Saudita su tutti) possono mettere a disposizione.

Poiché molte violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale da parte di questi paesi sono conclamate e dettagliatamente dimostrate, continuare business as usual (a fare affari come al solito) pone una grossa responsabilità di connivenza su tutte le istituzioni statali, sovrastali e parastatali che aderiscono e promuovono eventi e progetti calcistici come quelli citati. Tra le istituzioni da attenzionare maggiormente ci sono sicuramente la FIFA, la Lega Calcio e tutte le leghe nazionali in cui si provano a inserire investitori del Golfo (su tutte la Premier League), ma anche l’Unione Europea e i suoi Stati membri. Tutti questi organi e istituzioni sono decisamente troppo spesso permissivi e voltano lo sguardo altrove – laddove non direttamente corrotti.

Si dovrebbe dunque, in questo caso, ribaltare il proverbio e asserire che la malizia sta negli occhi di chi non guarda.

Fonti e letture consigliate dall’autore:

  1. Boykoff, J. (2022). Toward a Theory of Sportswashing: Mega-Events, Soft Power, and Political Conflict, Sociology of Sport Journal, 2022, 39, 342-351, https://doi.org/10.1123/ssj.2022-0095
  2. Dansero, E. – Mela, A. (2006). Per una teoria del ruolo dei grandi eventi nei processi di territorializzazione, XXVII Conferenza Italiana di Scienze Regionali
  3. Emiliani, M. (2012). Medio Oriente: Una storia dal 1918 al 1991, Bari-Roma: Edizioni Laterza
  4. Nye, J.S. (1990), Soft power, Foreign Policy, Autumn, 1990, No. 80, Twentieth Anniversary (Autumn, 1990), pp. 153-171

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Geografo, si interessa di Mediterraneo e paesi arabi, che sono l’oggetto dei suoi studi e dei suoi articoli. È appassionato di storia delle relazioni internazionali, letteratura e sport. Nei suoi scritti presta particolare attenzione alle disuguaglianze sociali ed economiche.
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