Semifinali Mondiali 2014: Germania, Brasile, Argentina, Olanda6 min read

7 Luglio 2014 Uncategorized -

Semifinali Mondiali 2014: Germania, Brasile, Argentina, Olanda6 min read

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Semifinali Mondiali 2014: Germania, Brasile, Argentina, Olanda
@Miguel Fernandez Flores

Sono rimaste in quattro a coltivare il sogno mondiale. Due sudamericane e altrettante europee, rappresentanti della miglior tradizione calcistica e portatrici di dieci titoli complessivi. Cinque il Brasile, tre la Germania, due l’Argentina, nessuno l’Olanda, che solo in Europa è riuscita a conquistare un trofeo di grido nel 1986. Ogni squadra ha le sue legittime aspirazioni e motivazioni per credere nell’impresa. A 180′ dalla fine, qualcosa in più se si andrà ai supplementari, non arrendersi al pronostico è un obbligo. Lo insegna la Costa Rica, in parte gli Stati Uniti. Lo dicono la Danimarca del 1992 e la Grecia del 2004, unite all’Uruguay del ’50 e alla Germania del ’58 e del 74. A ben vedere i tedeschi non hanno mai vinto il Mondiale da favorita assoluta.

Germania, la grande chance

Fuori dai confini brasiliani la Germania avrebbe la quota più bassa per la vittoria finale. È la squadra più quadrata, fisicamente dominante, qualitativamente varia. Ha giocatori che formano lo stesso gruppo da tanti anni e una fiducia feroce nei propri mezzi. La Federazione ha lavorato bene, grazie alle idee di Bierhoff e alla programmazione tipicamente tedesca.

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@wespont

Ha creduto nel progetto a lungo termine, creato centri federali. Non ha mai messo in discussione Low negli anni in cui la Spagna ha fatto manbassa di successi e nemmeno quando l’Italia ha vinto la semifinale europea di due anni fa in modo del tutto inatteso, sfruttando due piccole disattenzioni e proteggendo il fortino fino alla fine. Hummels, che quella sera soffrì la fantasia di Cassano e l’esuberanza di Balotelli, oggi è ancora più dominante.

Più di tutti i tedeschi, in primis il capitano Philipp Lahm, meriterebbero di vincere per la continuità di risultati. Affiancherebbero l’Italia nel palmares mondiale, motivo per cui non è così auspicabile che alzino la Coppa del Mondo al cielo, ma potrebbero evitare che il Brasile scappi a quota sei.

Brasile, il neo di “O’ Ney”

Nel paese del “futbol” il Mondiale in casa ha azzerato l’interesse per qualsiasi altro evento. Dopo la tragedia sportiva di sessantaquattro anni fa, Scolari ha un solo risultato a disposizione e negli ultimi due anni non si è mai nascosto. Ha dovuto fare da padre più che da ct, trovandosi in mano un gruppo molto giovane soprattutto nei suoi interpreti di maggior classe in attacco.

Non è un Brasile dalla forza trascendentale. Il talento a centrocampo latita, il vero leader davanti alla difesa è un uomo di quantità come Fernandinho e nella semifinale contro la Germania non ci saranno due colonne come Thiago Silva e Neymar. “O’ Ney” ha chiuso la competizione con una vertebra incrinata, il peso psicologico che si portava sulle spalle dovrà essere gestito da più persone.

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@Hao Ke

La vera pecca dell’attaccante del Barcellona è stata forse quella di accettare fin troppo il ruolo di salvatore della patria, come Maradona in Messico. Una scelta vincente se arrivi fino in fondo, meno se la squadra non recepisce che c’è bisogno di tutti e se qualche intoppo (l’infortunio ad esempio) ti blocca prima del traguardo. Al posto di Thiago Silva ci sarà Dante, sostituire Neymar sarà un’impresa: Willian ha problemi fisici, Oscar non è un leader naturale, Bernard non ha entusiasmato. Per questo Scolari potrebbe cambiare modulo e inserire un giocatore di esperienza come Ramires o Hernanes.

Se il Brasile ha mostrato un merito è stato quello di trasformare il proprio calcio, storicamente poco avvezzo alla disciplina tattica, con l’ausilio di uno spirito operaio da parte di tutti. Avevate mai visto un’ala dei verdeoro, Oscar o Hulk, rincorrere il terzino avversario come è capitato contro la Colombia?

Argentina, la venuta del Messi(a)

L’Argentina dell’86 somigliava paurosamente a quella del giorno d’oggi: tanta corsa, poche stelle, un fenomeno attorno al quale ruota ogni speranza. L’infortunio di Angel Di Maria ha rafforzato il concetto, togliendo di mezzo una spalla utilissima per Messi.

La “Pulce” si è presentata in Brasile al termine della peggiore stagione degli ultimi cinque anni per presenze e reti al Barcellona. Parlare di fallimento quando un giocatore segna 41 gol in stagione è un controsenso, ma l’anno scorso nella stessa casella c’era scritto 60 e quello prima 73. Gli standard sono troppo alti per qualsiasi altro umano, escluso Cristiano Ronaldo. È il destino dei campioni, di chi ha vette sempre più alte da scalare. Quella di Messi è porsi seriamente in contrasto con Maradona e Pelé nella lotta al migliore di tutti i tempi. Per scalfire le certezze di decenni di commenti a riguardo gli serve vincere con la sua nazionale, ripetere un’impresa che i connazionali non conoscono da ventotto anni.

Da Italia ’90 gli argentini non arrivavano nemmeno in semifinale, ci sono arrivati attraverso un cammino semplice laddove in passato si erano arenati davanti a scogli di piccole dimensioni. Quel “sono stanco di mangiare merda”, che secondo i retroscena sarebbe uscito dalla bocca di Mascherano prima di affrontare il Belgio, è il simbolo di una voglia di vincere cresciuta esponenzialmente dopo aver constatato di avere in casa un fenomeno come ce ne sono stati pochissimi.

L’Olanda dei vecchi leader

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@ING Nederland

I trascinatori sono gli stessi di quattro anni fa: Robben, Sneijder, Van Persie. Stesse stelle presenti in Sudafrica, quando la Spagna spezzò il sogno nella terza finale della storia d’Olanda. Qualche pezzo grosso si è perso per strada a centrocampo, De Jong per infortunio e Van Bommel per raggiunti limiti di età, ma il nuovo che avanza ha dato una mano importante. Dagli esterni Janmaat e Blind, le cui quotazioni sul mercato sono vertiginosamente salite, al talentuoso Depay. E poi c’è Van Gaal. Il santone, l’uomo che diciannove anni fa portò alla ribalta un gruppo di ragazzini terribili affidandoli all’esperienza dei fratelli De Boer, di Blind e Rijkaard per trainarli fino al trionfo europeo con l’Ajax. Kluivert, uomo partita della finale contro il Milan, è oggi assistente del commissario tecnico nella sua ultima avventura prima di tornare a fare l’allenatore. Dopo il 13 luglio il Manchester United si affiderà a Van Gaal, ai suoi appunti, alle sue invenzioni. Come quella di far entrare Krul al 120′ per sostituire Cillessen, agendo sulla psiche dei costaricani prima della battaglia dal dischetto. A livello complessivo l’Olanda ha le armi per giocarsela alla pari con l’Argentina e se dalla parte opposta c’è Messi da questa c’è Robben, al quale la Champions League di un anno fa è servita per togliersi la scimmia del perdente di successo. “Chocolate”, soprannome affibiatogli per la scarsa capacità di essere decisivo quando serve, è diventato di granito. E Sneijder, che il problema di incidere nel momento migliore non l’hai mai avuto, si è consegnato alle regole di Van Gaal come un scolaro al primo giorno, mettendo piedi e cervello al servizio della squadra. Se anche Van Persie entra in ritmo diventa dura per tutti.

Semifinali Mondiali 2014: la nostra scommessa

Vogliamo rovinarci (la reputazione) e quindi puntiamo direttamente sui risultati esatti: Brasile-Germania 1-0 a 7,50 e Olanda-Argentina 0-0 a 8. Giusto per goderci un altro supplementare.

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Realizzatore di sogni parzialmente mancato, giornalista sportivo riuscito. Segno che qualcosa è andato per il verso giusto, dai venti in poi. Sostenitore convinto della necessità di pensare e divulgare, meglio se in un pub, peggio se in discoteca. Scrittore per diletto, con la fortuna di vivere del mio lavoro.
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