Sanremo 2015 quarta serata: tre volte Caccamo3 min read

14 Febbraio 2015 Cultura -

Sanremo 2015 quarta serata: tre volte Caccamo3 min read

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Sanremo 2015 quarta serata: tre volte Caccamo
@si24.it

Sanremo 2015 quarta serata: uno vince, fuori quattro

Dai che ne manca solo una.

Pensavo, ieri sera, a quante cose si possono fare mentre si guarda una puntata di Sanremo: leggere un libro e probabilmente finirlo, scrivere 10 canzoni migliori di quelle in gara e registrarle su una base creata sul pc, o, più semplicemente, fare la lavatrice.

Dopo aver steso i panni, avrai anche il tempo di trovarli asciutti quando la serata sanremese non sarà neppure a metà: saranno le 00.44 e mancheranno ancora 25 esibizioni su 30, ma Carlo Conti avrà invitato Giovanni Allevi che, con la sua incontenibile verve, ci propinerà l’interessantissima presentazione del suo nuovo album con la canzone “Loving you”, indossando una imbarazzantissima t-shirt nera a tema San Valentino: tappezzata, cioè, di cuoricini rossi.

Non fatelo mai, vi prego: non vestitevi così e, se mai dovreste presentare Sanremo un giorno (e credimi, chiunque tu sia, te lo auguro davvero visto che prevedo edizioni su edizioni made by Carlo Conti nei prossimi 20 anni) non invitate Allevi dopo una certa ora. Perché la gente già c’ha sonno e vuole scoprire se toccherà ancora sorbirci Biggio e Mandelli. Ma preparatevi una tisana, perché tanto non lo sapremo prima di mezz’ora.

Mi chiedevo: che per caso vi è sfuggito chi ha vinto nella categoria “Giovani”? No, perché ieri sera ha cantato tre volte. Tre. Si chiama Giovanni Caccamo, ed è oggettivamente bravo, avrebbe solo bisogno di un nome d’arte, o magari di prendere il cognome della madre. La sua canzone, “Ritornerò da te”, vince anche il premio della Critica e il premio Sala Stampa. È la vittoria di un nuovo esponente della musica cantautorale più raffinata: non a caso, Caccamo, è coautore del brano sanremese di Malika Ayane. Il giovane modicano ha battuto in finale i Kutso, divertenti, casinisti e rockettari.

In ogni caso, tre esibizioni tutte uguali nella stessa serata sono troppe. Pure se sei bravo e ti chiami Giovanni Caccamo. Non avrei mai pensato di dirlo, ma meno male che c’è Arisa.

Personaggio indiscusso, il suo essere completamente goffa e incapace è una delle poche cose che allieta questo Festival. Drogata di antidolorifici, quatta quatta convinta di non essere inquadrata, compiaciuta dell’omaggio floreale di Nesli, fiera di due palle fucsia appiccicate dietro le caviglie, Arisa e il suo essere imprevedibile ci ha fatto sorridere più di quanto abbiano fatto i tanti comici che si son presentati sul palco in questi giorni. Anche se, devo ammettere, Virginia Raffaele ieri sera mi ha fatto ridere un sacco sia in veste di un’Ornella Vanoni particolarmente irrefrenabile che canta “Ti raserò l’aiuola”, sia nel ruolo esilarante della centralinista del Festival di Sanremo.

Ma l’orologio segna 01:25 e finalmente è arrivato il momento della tanto attesa scrematura: se ce li siamo sorbiti tutti e 20, è stato solo per godere di questo momento. I quattro big eliminati sono Anna Tatangelo, Biggio e Mandelli, Lara Fabian e Raf. La ritengo, sinceramente, una vittoria personale: tutti fuori dai giochi nel modo più meritato possibile. Tutti tranne che Raf che, poverino, c’ha la bronchite.

La mia crociata personale contro la 65esima edizione del Festival di Sanremo è parzialmente vinta. Infatti, nel Sanremo che vorrei, tra quei quattro ci avrei messo anche i tre tenorini de Il Volo.

Qualcuno li fermi, ve ne prego. Ci vuole del talento per essere così vecchi a una così giovane età, davvero. La loro vittoria, apparentemente scontatissima e quotata in modo preoccupante, potrà solo coronare la mediocrità di questo Festival.

A stasera l’ardua sentenza. E non perdetevi l’ultimo live twitting prima della liberazione di Rai 1 da Carlo Conti.

(Ah no, giusto).

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Da biologa pentita, procedo in direzione contraria al buon senso e mi rifugio a Milano per studiare Scienze della Comunicazione, dopo anni di vagabondaggi alla ricerca della pace interiore. Così, la riscopro nella Tequila, nei concerti al Magnolia, nelle canzoni coi finali tristi, nelle newsletter di Rockit e nelle pagine del Rolling Stone. Adoro ossessivamente X-Factor e odio il fatto che Sanremo coincida con la sessione invernale.
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