Rossi vs Marquez: la morte del motociclismo5 min read

28 Ottobre 2015 Uncategorized -

Rossi vs Marquez: la morte del motociclismo5 min read

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rossi vs marquez malesia 2015Quanto andato in scena nel fine settimana di Sepang è sicuramente una delle pagine più brutte, deludenti e basse che si siano viste nel motociclismo moderno. L’impressione è che l’intero ambiente sia collassato su se stesso, sulle sue contraddizioni e sui limiti che sono emersi nell’epoca recente, pagati tutti insieme nel week-end appena trascorso in Malesia.

Un’epoca in cui si è sempre più diffuso il messaggio di un motociclismo aggressivo, sia in pista che fuori, nelle dichiarazioni dei protagonisti, in cui sono però stati lentamente accantonati concetti altrettanto importanti come sportività, rispetto reciproco ed importanza del dato velocistico prima di ogni cosa, visto che parliamo di una competizione finalizzata a mettere in risalto quell’aspetto. In tutto ciò, federazione internazionale del motociclismo, organizzatore del campionato e direzione gara hanno giocato un ruolo fondamentale in questo decadimento, tra regolamenti lacunosi e applicati senza una coerenza logica, scarsa presenza in alcune situazioni e, in generale, decisioni sportive prese guardando soprattutto all’aspetto economico e “politico”, piuttosto che alla oggettività della migliore posizione da assumere.

Non è probabilmente un caso che il bubbone sia esploso “grazie” a Rossi e Marquez, i due piloti che meglio rappresentano la tendenza sopra descritta del motociclismo moderno, e che spesso in passato sono stati salvati da sanzioni e provvedimenti che avrebbero meritato, in nome di interessi e considerazioni opportunistiche che nulla dovrebbero c’entrare con lo sport.

Rossi ha completamente sbagliato l’approccio al fine settimana, scaldando gli animi con una dichiarazione nella conferenza stampa pre-evento, in cui ha accusato Marquez di malafede, di aver corso per danneggiarlo nella precedente gara australiana. Per carità, ognuno a riguardo si è fatto la sua opinione, ma non avendo dei dati oggettivi e certi a sostegno della propria posizione, sarebbe stato sicuramente più intelligente tenersi questa cosa per sé.

Anche perché la conseguenza, opposta a quella che Rossi voleva ottenere, è stata quella di far adirare un Marquez offeso dalla considerazione di Valentino, e che nella gara di Sepang ha voluto far vedere a Rossi cosa volesse dire un atteggiamento di vero ostruzionismo. Ovviamente, la responsabilità ricade in testa anche allo spagnolo, perché una reazione del genere, per quanto possa essere lontanamente comprensibile da un punto di vista umano, non depone certo a favore della sua maturità, non solo come sportivo ma anche come persona. La sua unica “bravura”, in questo senso, è stata quella di mettere in difficoltà Rossi nel confronto diretto, pur rimanendo sempre all’interno dei limiti regolamentari. Perché, a conti fatti, le sue manovre sono state toste ma mai esagerate, specie se paragonate ad alcune fatte vedere in passato. Questo fatto gli ha permesso in sostanza di evitare qualsiasi sanzione, perché nel regolamento non c’è una norma che proibisca una condotta di gara simile, ed allo stesso tempo ha decisamente fatto perdere la testa ad un Rossi che vedeva fuggire Lorenzo, portandolo a fare una manovra brutta, antisportiva ed ingiustificabile.

In questi giorni si è discusso tanto a riguardo di questo episodio, cercando di capire se ci fosse il calcio, se fosse una perdita di pedana, oppure una reazione istintiva di difesa verso un Marquez che stava arrivando contro la moto. In realtà, così facendo si è perso di vista l’aspetto principale, e cioè che nessuno dovrebbe permettersi di disinteressarsi alla gara come ha fatto Rossi, al fine di intimidire un avversario costringendolo praticamente ad uscire fuori dalla pista per evitare la caduta.

Questo comportamento avrebbe dovuto essere punito quantomeno con un “ride through”, e forse nemmeno una bandiera nera sarebbe stata stonata, invece la sanzione comminata è stata la più classica delle decisioni di convenienza, buone per non scontentare nessuno e tutti allo stesso tempo: non dimostra un “lavarsi le mani” da parte della direzione gara, ed allo stesso tempo non chiude definitivamente il discorso al titolo, dato che Rossi ha mantenuto il 3° posto e si presenterà quindi a Valencia ancora in testa al mondiale, pur essendo destinato a partire ultimo in gara. Con tutto quello che ne comporta sul mantenimento dell’hype per la rincorsa al titolo tra i due piloti della Yamaha.

rossi vs maqruez malesia 2015
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In tutto questo, anche Lorenzo non esce propriamente lindo e pulito dal fine settimana malese: non tanto per ciò che è accaduto in pista, dove ha corso una ottima gara ed è stato l’unico che, per qualche passaggio, ha insidiato l’imprendibile Pedrosa, ma quanto per l’atteggiamento avuto sul podio, dove ha mostrato il pollice verso in segno di disapprovazione nel momento in cui veniva premiato Rossi. Per carità, anche qui è comprensibile il fatto che il maiorchino sperasse in una sanzione più severa nei confronti del compagno di team, per evidenti ragioni di interesse al mondiale, ma non si tratta sicuramente di un atteggiamento signorile ed intelligente, perché esibito davanti ad una folla di persone pronta (indirettamente) a testimoniarlo.

Insomma, a conti fatti di questo week-end malese c’è poco e niente da salvare, ma sicuramente una lezione dovrebbe essere chiara a tutti: così non si può andare avanti. Perché il clima che si è creato intorno alla Motogp è davvero molto pesante, e questo condiziona sia quanto succede in pista (come abbiamo avuto modo di vedere e parlare), sia quanto accade fuori, dove ormai affrontare civilmente una conversazione riguardante questo sport è divenuto praticamente impossibile, tra ignoranza dilagante, insulti e fazioni sempre più spaccate.

Urge assolutamente un giro di vite sul piano regolamentare, con una maggiore presenza delle “istituzioni” di questo sport, in grado di migliorare il dialogo tra tutte le parti in causa, mettendo parzialmente da parte questa ricerca della “sfida a tutti i costi” da dare in pasto al seguito del campionato. In più, servirebbe un’applicazione delle norme previste in maniera coerente, logica e senza fare distinzioni tra figli e figliastri, in modo tale da non creare precedenti pericolosi, che possono far sentire i piloti autorizzati a comportarsi a proprio piacimento quando sono in pista.

Ci auguriamo che questo avvenga in fretta, perché chi è realmente appassionato a questo sport non ha davvero voglia di vivere un altro fine settimana come quello appena passato, dove l’aspetto sportivo è decisamente passato in secondo piano. Anche se l’ultima gara di Valencia, con tutte queste premesse, non nasce sotto i migliori auspici.

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Studente di giurisprudenza come "occupazione" ufficiale e appassionato di sport in generale, più come spettatore che come atleta, ahimè. Seguo con particolare interesse gli sport motoristici e da qualche anno a questa parte il motomondiale (ma pure la superbike), pur essendomi avvicinato ad essi con le 4 ruote e la F1.
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