Palermo-Bari: un compleanno riuscito1 min read
Reading Time: 2 minutesSi sa che il tifo è malattia ereditaria. Fu mio padre a portarmi, piccolissimo, allo stadio a vedere il Palermo dei picciotti, con risultati simili a quelli raccontati, sicuramente meglio di come potrei fare io, da Nick Hornby nel suo Fever Pitch. Con l’avvento della tv satellitare e l’aumento dell’età di entrambi, purtroppo, sempre più spesso allo stadio si è sostituito il salotto di casa, ma l’appuntamento fisso col la squadra cittadina è rimasto inalterato.
Non è quindi raro che io veda le partite a casa dei miei dove spesso si forma una folta curva formata da amici e parenti dei tre uomini di casa, e capitanata da mio padre che urla consigli tattici e improperi irripetibili all’indirizzo dell’incolpevole schermo piatto del televisore casalingo, sempre seduto sul bordo della sua ormai storica sedia a dondolo.
Anche sabato, in occasione del suo sessantaquattresimo compleanno, il rito è stato regolarmente officiato. Dopo un pranzo di compleanno tutt’altro che frugale (per quanto mi rigurda: polpette di sarde, carbonara di gamberi, cinghiale dei Nebrodi, pasticcio di cannolo, amaro del capo e caffè) consumato in tutta fretta per non perdersi il fischio d’inizio, alle 15 eravamo già tutti comodi sul divano.
La vittoria col Bari, pur non essendo gloriosa vista la situazione (economica e di classifica) in cui versa la squadra pugliese, è stata comunque il miglior regalo che il solito Lafferty e il redivivo “oggetto misterioso” (come il mio genitore suole definirlo) Dybala potessero fare a mio padre.
L’ennesima sconfitta del Catania e il pareggio della diretta concorrente Empoli sono state, è proprio il caso di dirlo, le ciliegine sulla torta di un compleanno riuscito.