Ode al mezzo pubblico1 min read
Reading Time: < 1 minuteMezzo pubblico, vorrei usarti di più.
Mezzo pubblico, sei come un partita della nazionale al bar dello sport.
Mezzo pubblico, sei come una donna infinita, che non si nega a nessuno.
Mezzo pubblico, vorrei che fossi più efficiente
eppure, mezzo pubblico, a me vai bene anche così.
A me va bene se ritardo al lavoro perché il mezzo pubblico era in ritardo.
A me va bene anche se piove e sei un pavimento di fango che mi infanga l’orlo dei pantaloni puliti.
A me in fondo vai bene così, mezzo pubblico.
Mi vai bene così, perché sei popolare.
Trovo straordinaria la tua capacità di trasportare gente di tutto il mondo,
di far convivere giovani esuberanti, neonati e anziani esigenti.
Mezzo pubblico, mi piace quando mi fai aspettare sotto un’assurda pensilina o lungo un binario surreale.
Mezzo pubblico, sei un baluardo di socialità, uno dei pochi posti dove ancora ci si mescola.
Certo, mi piace se sei nuovo, accogliente e funzionale
ma ti perdono anche quando ti presenti decrepito, zozzo e arrugginito.
Ma solo perché sei tu.
Sappi che a me non piace quando ti insultano, quando se la prendono con te per qualsiasi cosa.
Cerca di capirci: non sappiamo più goderci qualche inaspettato minuto in più per noi.
Facciamo fatica a stare in mezzo agli altri e il mondo ci incuriosisce poco.
Mezzo pubblico, mi piace quando scioperi.
Forse ogni tanto esageri pure, più che altro, intendo, potresti trovare forme di protesta più fantasiose.
Comunque, quando giro per il mondo, per me sei come un monumento.
Un posto da visitare, da vivere, da ricordare.
Mezzo pubblico grazie per essere una di quelle poche esperienze
dove potersi ancora concedere il lusso della sorpresa.
luciano
Bella 'ode'...bravo....il mezzo pubblico è proprio 1/2
Pier
Ode meritoria, sia molto attuale che di solide radici tradizionali -vengono in mente certe poesie tardosettecentesche, che in un rimare alato e dotto trattavano cmq dei progressi tecnologico-sociali (es. l'ode alla vaccinazione anti-vaiolo del Parini)-Fabio hai reso bene il valore del mezzo pubblico. Sia in quanto ''mezzo'' -mica c'è solo l'auto! - che in quanto ''pubblico'' - cioè in grado di riunire persone diverse in una situazione contingente, come non capita molto oggigiorno. E mi vengono in mente certi viaggi in corriera -dalle mie parti, nel veneziano/trevisano, la corriera ha significato nientemeno che la fine dell'isolamento delle campagne, la possibilità anche per chi stava ''fuori'' di essere parte di un ''dentro'' - in cui ti addentri in un microcosmo semifamiliare,in cui l'autista è lo zio saggio che conosce (quasi) ogni passeggero, ed ogni passeggero -benché, e anzi proprio perché, anziano/disabile/immigrato/adolescente - trova il suo posto. Che non è solo un banale sedile, ma ha a che fare, seppure per poco, con l'umana dignità.
Fabio Colombo
ricordo a tal proposito un film ambientato credo proprio da quelle parti, "La giusta distanza". La corriera era gran protagonista nel senso che dici tu, ma lì l'autista non ne esce proprio bene...
Davide
Gran bel film, che in qualche modo c'entra con il pensiero collettivo di questo sito
Pier
''La giusta distanza' di Mazzacurati, con la Lodovini, Battiston e Bentivoglio, ambientato in un Polesine in parte reale in parte inventato, come no! certo che l'ho visto, e in effetti l'autista ne esce proprio maluccio...Interessante come il giovane protagonista interpreta a modo suo -in modo da ''giovane'' ma ''maturo'' perchè sceglie autonomamente MA assumendosene le responsabilità -il lavoro del giornalista, perché non mantiene affatto la ''giusta distanza'' consigliatagli dal collega scafato, disilluso, ''adulto''. Si immerge nella realtà che lo circonda, vi si sporca le mani, annulla qualsiasi distanza; e farà bene, perché scopre la verità sull'omicidio al centro del film. Il desiderio di sapere, conoscere, amare ,nei gpoavni -e forse non solo nei giovani - mal si concilia con il tenere a distanza. Forse è questo contatto diretto, paritario, orizzontale colla realtà che è alla base di questo blog Davide?