Nibali lo squalo in giallo4 min read

16 Luglio 2014 Uncategorized -

Nibali lo squalo in giallo4 min read

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Nibali lo squalo giallo

Lo ammetto, quando ho letto il titolo “Lo squalo era un pesciolino rosa” ho pensato che si stesse parlando di Nibali.

Credevo che lo squalo in questione fosse Vincenzino da Messina, che questo soprannome se lo porta fin da quando è sbarcato nel mondo del professionismo, e che si volesse parlare del suo Tour de France finora perfetto, ricordando quando in maglia rosa vinceva il Giro d’Italia, dominando sulle montagne innevate delle Dolomiti.

Sbagliavo io, perché quel titolo era l’ennesima perla censurabile di un sarcastico titolista, che con quell’intestazione voleva farci sapere che Ian Thorpe, uno dei più grandi nuotatori della storia, è omosessuale. Non più squalo, quindi, ma pesciolino rosa.

Un errore, il mio, dovuto al fatto che trovavo quel titolo mentre lo squalo italico – definizione inoppugnabile anche per il nostro titolista – staccava tutti sulla salita più dura affrontata al Tour, andando a riprendersi la maglia gialla del leader. Arrivo in solitaria sul gran premio della montagna e conquista del giallo iridato in un sol colpo: un italiano non ci riusciva dal 1998. Era il Tour di Marco Pantani.

nibali lo squalo in giallo

Nibali lo squalo in giallo

Soprassediamo quindi al “malinteso” per raccontare qualcosa di Vincenzo Nibali, che per chi non lo conoscesse è il miglior ciclista italiano attualmente in attività. La qualità più incredibile di Nibali sta nella sua capacità di migliorare continuamente: quest’anno è più forte dell’anno scorso, l’anno scorso era più forte di due anni fa, l’anno prossimo migliorerà ancora. È bravo in salita ma non è un vero scalatore, tiene bene a cronometro ma non è un certo un grande cronoman. È tra i migliori discesisti del mondo, ma i grandi giri non si vincono certo in discesa.

La forza di Nibali è che riesce a fare la differenza ovunque, in salita su chi è meno scalatore di lui, a cronometro su chi è meno veloce di lui nelle sfide contro il tempo, oppure nelle tappe tortuose come quella vinta a Sheffield, o come quella che arrivava ad Arenberg sui tracciati di pietre della Parigi-Roubaix, che gli ha permesso di creare il primo grande vuoto tra sé e gli altri pretendenti alla vittoria del Tour.

Nibali, in pratica, sta letteralmente dominando il Tour de France, e l’ultimo successo a Planche des Belles Filles – ho sempre adorato i nomi dei passi di montagna francesi – ne è la risposta. Si è detto che è in grado di fare la differenza in salita su chi è meno scalatore di lui: ecco, pare che in questo Tour non ci sia nessuno che sappia tenere il suo passo in salita. O meglio, pare che non ci sia più nessuno.

Nibali ha spadroneggiato in questa prima fetta di Tour, ma il suo grande lavoro è stato reso più semplice dagli avvenimenti della prima settimana di corsa: i suoi avversari più pericolosi, che erano anche i maggiori favoriti al successo finale, hanno dovuto entrambi ritirarsi in seguito a delle rovinose cadute.

Qualcuno diceva che la difficoltà maggiore del Tour, che rende la corsa francese la più difficile al mondo, è il caldo. In questi primi dieci giorni di corsa, invece, il caldo non è mai stato un fattore, ma anzi è stata la pioggia a fare la differenza. Chris Froome – il vincitore in carica – è caduto due, tre, quattro volte prima di ritirarsi nella celebre tappa sulle orme della Parigi-Roubaix. Lunedì, invece, è stata la volta di Alberto Contador, finito a terra nella discesa di una delle prime asperità della lunga giornata del 14 luglio, proprio quella dell’ultima vittoria di Vincenzo.

Non è detto che il successo di Nibali sia adesso scontato, né tantomeno che con i due favoriti ancora in corsa il siciliano non sarebbe al comando della classifica, ma quello che poteva essere un Tour epico, con tre tra i più grandi ciclisti della storia recente a sfidarsi per arrivare in giallo sui Campi Elisi, ha purtroppo perso un po’ del suo fascino. Dei grandissimi è rimasto solo Nibali, che punta ad entrare nel ristrettissimo club di coloro che in carriera hanno vinto Giro, Vuelta e Tour. Ne perde lo spettacolo, e anche un po’ Vincenzo, che proverà comunque a portare a casa un risultato storico, ma che avrebbe sempre, negli almanacchi, un piccolo, invisibile asterisco.

Immagini| tribunaitalia.it|

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Statistico atipico, ha curato la sezione Sport e amministrato i profili social di Le Nius. Formatore nei corsi di scrittura per il web e comunicazione social, ha fondato e conduce il podcast sul calcio Vox2Box e fa SEO a Storeis. Una volta ha intervistato Ruud Gullit, ma forse lui non si ricorda.
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