Milan, tra il Napoli e la Doyen3 min read

5 Maggio 2015 Uncategorized -

Milan, tra il Napoli e la Doyen3 min read

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@sscnapoli.it

Alla partita di Napoli chiedevo solo di salvare l’onore, dato che il risultato era più che prevedibile. L’espulsione di De Sciglio e la prodezza di Diego Lopez, in qualche modo, hanno contribuito a rendere un minimo “epica” la sfida, giocata per intero in 10, legittimando un atteggiamento che sarebbe probabilmente stato molto simile anche in 11 contro 11, conoscendo le idee innovative del nostro Pippus Michels.

Per un tempo e 10 minuti il fortino regge, poi, purtroppo, i cambi che hanno girato la partita: Gabbiadini per Jorginho, con arretramento di Hamsik in mediana, e Bonera per Bocchetti. Il buon Danielone ha ancora vivo in mente il ricordo di Oliver Bierhoff in rossonero e così lo emula, regalando ad Hamsik una sponda perfetta, sfruttata in modo chirurgico dallo slovacco. A quel punto, Napoli galvanizzato, Milan intontito, ed il punteggio è diventato rotondo. Nonostante questo, Napoli-Milan non è affatto stata la peggior partita del Milan di Inzaghi.

A fine partita, Football Data ci ha ricordato delle cosette:
– siamo undicesimi in classifica, dietro al Palermo per scontri diretti
– se dovessimo vincere tutte le restanti partite (e non credo proprio che accadrà, purtroppo), chiuderemmo a 55 punti, 2 in meno dell’anno passato
– dalla sosta invernale in poi, abbiamo fatto 18 punti in 18 partite
– nel girone di ritorno, fino ad ora, abbiamo raggranellato 17 punti.

Cifre impietose, considerando che l’annata è stata anche priva di coppe. Non ho sentito nessuno assumersi le responsabilità di questo scempio, anzi ormai i riflettori sono puntati sulla possibile cessione societaria, con trattative sbandierate a più non posso, a parer mio proprio per distogliere l’attenzione dalla triste realtà che parla di una rosa mediocre, mal allestita e con in panchina uno dei peggiori tecnici della storia milanista. Qualcuno renderà conto di questo?

La possibile cessione, perlomeno, ridà a noi tifosi una cosa sacra, una sorta di “diritto”, ossia la possibilità di sognare. La cessione di Ibra e Thiago, arrivata dopo un anno di mercato asfittico, ha totalmente ucciso i sogni dei milanisti. Ci ha fatto diventare tutti contabili, con contestuale emersione di gestioni discutibili, ci ha fatto pensare solo a gente che si liberava a zero o in prestito, ci ha tolto la speranza di lottare alla pari per vincere almeno in Italia, o quella di assicurarsi non dico uno tra i pochi fenomeni in circolazione, ma almeno qualche buon prospetto.

Un’iniezione di contante dai nuovi investitori potrebbe dare una bella spinta per tornare in alto, almeno in Italia, mentre la competitività europea, visto l’enorme gap che ci separa dalle big europee, è raggiungibile solo dopo un lungo processo di crescita, che dovrebbe coinvolgere non solo il Milan, ma tutta la serie A. Dico anche un’altra cosa: piano con i facili entusiasmi per Doyen. Fino a quando ci sono solo un paio di loro elementi in rosa, va anche bene, ma guai a diventarne dipendenti, come Porto, Benfica o Atletico: a breve termine la cosa andrebbe bene, visto che il fondo può garantire buoni giocatori a prezzi più che abbordabili, ma, a lungo termine, la scelta sarebbe sciagurata perché i profitti delle cessioni di quelli buoni andrebbero al Milan solo in piccola parte. Benfica, Porto e Atletico, infatti, rimangono indebitate ed ostaggio dei fondi, che però vengono spesso dipinti come loro salvatori.

Oltre a cacciare Inzaghi, il Milan dovrebbe combattere le seguenti battaglie, due a livello di Lega e Figc, due a livello societario, per ritrovare una competitività europea a medio termine:
– superare le divisioni interne e rendere la serie A un marchio forte
– limitare le rose a 25 elementi, con le stesse limitazioni imposte dalla lista Uefa
– espandere il più possibile un marchio già famoso in tutto il mondo nel mercato asiatico
– costruire uno stadio di proprietà
Per fare ciò, servono soldi freschi. Li fornirà la cordata del mediatico Bee, i cinesi misteriosi (se esistenti), con Mr. Lee che ieri ha cambiato sesso, o qualche stregone bantu angolano? Ai posteri, l’ardua sentenza.

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Blog dal nome sofisticato gestito da un gruppo di pazzi scatenati accomunati dall'amore smisurato per il rosso e il nero. Undici maschi, una quota rosa e tante idee per la testa. Nel nome di Baresi, di Maldini e di Savićević santo. Diavoltaire, pensatori liberi, i filosofanti ciarlatani del Milan.
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