MotoGp 2014 pagelle8 min read

19 Novembre 2014 Uncategorized -

MotoGp 2014 pagelle8 min read

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motogp 2014 pagelle
@Dave Wilson

Dopo aver fatto una menzione delle sorprese e delle delusioni delle categorie “minori” del motomondiale (Moto3 e Moto2), chiudiamo il trittico relativo al campionato parlando della categoria regina, la Motogp.

Di seguito, il pagellone dei piloti impegnati in questo 2014.

MotoGp 2014 pagelle



Marc Marquez 9,5: già dopo poche gare è stato in grado di indirizzare pesantemente il campionato a suo favore, correndo una prima parte di stagione in cui ha evidenziato una superiorità imbarazzante sulla concorrenza. E, dulcis in fundo, ha stabilito il nuovo record stagionale di vittorie e pole position ottenute. Alla luce di questi due dati, sembrerebbe quasi assurdo non dargli un 10. Tuttavia, ha commesso ancora qualche errore che lo ha reso più umano, non del tutto perfetto: inezie, se consideriamo che sono sbagli arrivati nella fase avanzata della stagione, quando il mondiale era già nelle sue mani (Misano ed Aragon) o già aritmeticamente vinto (Phillip Island). E sono due titoli in due stagioni disputate nella categoria, a soli 21 anni. Si salvi chi può.



Valentino Rossi 8: Valentino è tornato a correre ad altissimi livelli, dopo un triennio decisamente complicato. È stato bravo a rimettersi in discussione, cosa mai così scontata per un pilota non più così giovane e già molto vincente. Partendo dal cambio di capotecnico che, insieme ad un feeling sin da subito migliore con il pacchetto a disposizione in questo 2014, gli ha ridato maggiore fiducia nei propri mezzi, consentendogli di disputare una stagione in crescendo e dove comunque è stato veloce costantemente dall’inizio alla fine. Il secondo posto ottenuto a fine campionato è il giusto risultato per il livello espresso: non così competitivo da impensierire Marquez, ma più costante nell’arco delle 18 gare rispetto a Lorenzo e Pedrosa.



Jorge Lorenzo 6,5: la sua stagione è divisibile in due parti. Negativa la prima, con poche prestazioni di livello e tante, troppe, gare anonime o caratterizzate da errori; decisamente più positiva la seconda, corsa su un livello più adeguato al valore del pilota spagnolo. Anche in quest’ultimo frangente, tuttavia, sono emersi dei limiti nel feeling con il mezzo a disposizione in questo 2014, specie relativamente al corretto sfruttamento delle gomme. Questa causa, unita ad alcuni problemi suoi personali relativi ad una preparazione condotta in maniera deficitaria, e ad una scarsa lucidità palesata in alcune gare, spiegano le difficoltà che ha incontrato quest’anno, che gli hanno fatto disputare una delle peggiori stagioni dal 2008 a questa parte.

Dani 

Pedrosa 5,5: come per lo spagnolo della Yamaha, anche Dani ha disputato probabilmente la sua peggior stagione da quando è passato in Motogp. Con la moto con cui il suo compagno ha dominato il mondiale lui ha faticato ad emergere, correndo a livelli da Pedrosa solo in poche circostanze (Barcellona e Brno), disputando per il resto gare altalenanti quando non del tutto anonime e prive della necessaria incisività. Davvero troppo poco per dargli la sufficienza.



Andrea Dovizioso 8: stagione di spessore per il forlivese di Ducati. Grazie anche ad un rinnovato entusiasmo relativo ai miglioramenti della moto italiana, Andrea ha corso una stagione davvero consistente, dove ha saputo spesso raccogliere il massimo di ciò che il mezzo gli consentiva. In più, è stato in grado di riportare Ducati sul podio in due circostanze, approfittando di gare in cui i piloti delle 4 ufficiali giapponesi hanno incontrato difficoltà. Degno di nota il ritorno in pole in Giappone, dopo 4 anni di astinenza personale.



Pol Espargaro 6,5: una stagione di debutto da archiviare con soddisfazione. Non sono arrivati magari acuti particolari, se si eccettua l’ottima gara di Le Mans conclusa a ridosso del podio, ma il giovane spagnolo è sempre stato tra i migliori “non ufficiali” in gara. E, a conti fatti, a fine campionato è il primo pilota di un team “satellite” presente in classifica.



Aleix Espargaro 7: anche quest’anno ha dimostrato di essere un pilota di valore, per quanto spesso poco considerato. Con il mezzo che ha avuto a disposizione ha fatto la solita differenza rispetto al compagno di team, e si è tolto la soddisfazione di tenersi dietro diversi piloti che avevano moto sulla carta non meno competitive della sua. A coronamento di un 2014 di segno positivo, da menzionare la prima pole position in carriera ed il primo podio in Motogp, ottenuti proprio durante l’ultimo campionato.



Smith 6: in miglioramento rispetto al difficile anno di esordio, ha alternato ancora qualche alto e basso di troppo, perdendo qualche piazzamento alla sua portata e punti mondiali preziosi. Sicuramente non è positivo il fatto che sia uscito battuto dal confronto con il suo compagno di team, al debutto nella categoria. Ha però nobilitato la sua stagione con il primo podio in Motogp, ottenuto in Australia.



Bradl 5: stagione deludente la sua. Non ha mostrato quei picchi prestazionali di cui era stato capace nei primi due anni nella categoria, correndo invece un campionato piuttosto anonimo in cui, tra l’altro, ha continuato a commettere qualche errore di troppo che non depone a suo favore, considerati i 3 anni di esperienza accumulati in Motogp. 



Iannone 6: la sua stagione è stata di indubbio miglioramento se guardiamo alle prestazioni che ha saputo mettere in pista, specialmente in qualifica. Tuttavia, restano ancora dei limiti di concretezza in gara. Ducati certamente non era ancora così competitiva per lottare per le primissime posizioni, ma il pilota abruzzese ha commesso ancora qualche errore di troppo che gli ha fatto perdere punti preziosi, dimostrandosi discontinuo. Deve imparare a controllare maggiormente l’esuberanza se vuole fare un vero salto di qualità.



Bautista 4,5: stagione davvero negativa la sua. Dopo un inizio dove, tra la gara del Qatar in cui ha realizzato il giro veloce, e quella in Francia dove è finito 3°, aveva dimostrato di potersi porre come uno dei migliori piloti satellite anche in questa stagione, nella seconda parte di campionato è crollato vertiginosamente di livello, correndo gare totalmente anonime.



Redding 6: compatibilmente con il mezzo che aveva a disposizione, l’inglese ha corso una buona stagione di esordio. Continuo nel rendimento, piuttosto veloce in alcune gare, è riuscito a raggiungere l’obiettivo maggiormente realistico di questo 2014: essere la migliore “open” Honda a fine campionato.



Crutchlow 4,5: una delle delusioni maggiori di questo 2014. Vero è che Ducati ha trovato competitività nel corso della stagione, e che all’inizio della sua esperienza in rosso ha avuto sfortuna tra problemi fisici e guai tecnici, ma è sembrato troppo arrendevole nel decidere di abbandonare la “nave” italiana. Paradossalmente, le cose migliori sia in prova che in gara si sono viste nell’ultima parte di stagione, quando già aveva firmato per un altro team ed il trattamento tecnico della casa italiana nei suoi confronti non era di primissimo livello. A dimostrazione che, credendoci un po’ di più, forse le cose avrebbero potuto andare diversamente.



Aoyama 6: anche lui fa il suo, compatibilmente con quello che aveva a disposizione. In una stagione complessivamente lineare, si segnala qualche buona prestazione in qualifica.



Hernandez 5,5: ha disputato una stagione altalenante. A tratti piuttosto veloce ma un po’ falloso, in altri casi più anonimo ma in grado di essere maggiormente consistente. In un quadro del genere, non è stato del tutto convincente.



Hayden 6: quando ha corso in condizioni fisiche adeguate è stato all’altezza di Redding ed Aoyama, i suoi rivali più quotati in sella alle altre “open” Honda. Le 5 gare saltate in stagione hanno condizionato inevitabilmente la sua classifica finale.



Abraham 4,5: premesso che, disponendo di una “open” Honda, non aveva a disposizione un mezzo competitivo, non è quasi mai stato all’altezza dei piloti che disponevano della sua stessa moto. Oltre a questo deficit di velocità, ha commesso la solita quantità elevata di errori.



Barbera 5,5: avendo guidato due moto dalla competitività diversa in stagione, il suo rendimento è andato in crescendo quando ha avuto sotto al sedere una Ducati finalmente in grado di farlo stare più avanti. Prima non aveva esaltato, pur correndo con un mezzo oggettivamente mediocre.



Pirro 6: nelle gare corse come wild-card ha ottenuto grossomodo i piazzamenti dei piloti Ducati non ufficiali, facendo quindi il suo onesto compito.



Petrucci 6,5: con un mezzo poco competitivo, ha saputo comunque sfruttare le poche occasioni in cui, grazie al meteo, le gare si sono movimentate, lasciando spazio alle abilità del pilota in quelle condizioni.



De Angelis 5,5: chiamato a stagione in corso, ha disputato una metà campionato senza particolari acuti, grossomodo in linea con quello che il mezzo a disposizione gli consentiva. 



Edwards 5: sulla falsariga di De Angelis, che lo ha sostituito dopo che l’americano ha annunciato il ritiro dalle corse. Una decisione che, forse, sarebbe dovuta arrivare con qualche anno di anticipo. Fermo restando che un personaggio come Colin mancherà al mondo delle due ruote.



Parkes 5,5: mai particolarmente competitivo, con un mezzo oggettivamente mediocre, alza leggermente il voto per la gara messa in pista ad Assen, che resterà l’highlight della sua esperienza nella categoria.



Laverty 5: sulla stessa lunghezza d’onda del suo compagno di team sopra menzionato, merita qualcosa meno per il fatto di essere al secondo anno nella categoria, con quindi più esperienza rispetto al suo diretto avversario che, però, non si è tradotta nei risultati ottenuti.



Di Meglio 5,5: con una moto mediocre si è tolto, fin quando hanno corso nelle stesse condizioni tecniche, la soddisfazione di stare davanti in classifica al compagno di team (Barbera).



Nakasuga 6: una sola gara, la classica wild-card in terra giapponese, e qualche punto portato a casa senza far danni. 



Camier 6: mai facile subentrare a stagione in corso sapendo di avere il tempo contato, in attesa del rientro del pilota titolare (Hayden in questo caso). Lui si difende dignitosamente, pur senza incantare.


Fabrizio e De Puniet s.v.: il primo, chiamato a sostituire Petrucci, ha avuto poco tempo per adattarsi alla moto. Il secondo ha riportato in gara Suzuki, ma è stato condizionato dai diversi problemi di gioventù occorsi alla moto giapponese. Entrambi ingiudicabili.







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Studente di giurisprudenza come "occupazione" ufficiale e appassionato di sport in generale, più come spettatore che come atleta, ahimè. Seguo con particolare interesse gli sport motoristici e da qualche anno a questa parte il motomondiale (ma pure la superbike), pur essendomi avvicinato ad essi con le 4 ruote e la F1.
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