5 motivi per cui il Tfr in busta paga è una mossa sbagliata2 min read
Reading Time: 2 minutesMatteo Renzi ha annunciato domenica, ospite di Fazio a Che tempo che fa, che uno dei provvedimenti per mettere qualche soldo in più nelle tasche degli italiani potrebbe essere l’inserimento del Trattamento di Fine Rapporto (TFR o liquidazione) in busta paga. Dopo il provvedimento degli 80 euro, che al momento non sono serviti per rilanciare i consumi come pensato e da premier e governo, un altro annuncio che sa di slogan e poco altro.
Vediamo perché una misura di questo tipo potrebbe avere effetti negativi, oltre a non ottenere alcun tipo di rilancio economico.
5 motivi per cui il Tfr in busta paga è una mossa sbagliata
1) I lavoratori dipendenti avrebbero un po’ di liquidità in più – questo è vero- ma a discapito del risparmio futuro: sarebbe come dire “continuate a illudervi di poter vivere come prima, bruciatevi gli ultimi soldi poi alla pensione ci penserete più in là”. Non molto saggia, come idea. Anzi pericolosa.
2) Il lavoratore rinuncerebbe ad una rendita sicura, per altro con una tassazione favorevole, per avere qualche soldo in più adesso che certamente non andrebbe ad utilizzare per ulteriori consumi (al massimo per pagare i debiti). Quindi in un periodo di crisi e paure non ci sarebbe alcun rilancio dei consumi.
3) Le imprese potrebbero subire un altro colpo in un periodo già difficilissimo: infatti dovrebbero tirare fuori subito dei soldi e verrebbe meno quel “debito di lungo periodo” su cui possono contare in momenti complicati.
4) Per le piccole ma anche per le grandi imprese in crisi, la necessità di garantire ulteriore liquidità potrebbe essere il colpo di grazia in un momento molto complicato.
5) Come il governo pensi di rilanciare i consumi privando le persone dei risparmi di una vita è un mistero. Per altro l’idea del Tfr è già sentita e risentita, un anno fa ne parlava Tremonti, non uno che ha fatto particolarmente bene come Ministro dell’Economia durante il governo Berlusconi.
Immagine| unionesarda
pier
Concordo, si rischia di innescare un cortocircuito tra incitamento al risparmio e al consumo. E l'effetto slogan suona bene al momento, ma non regge alla prova dei fatti.
Stefano
Riguardo al punto numero 4, dato il carattere facoltativo della scelta da parte del dipendente, io penso che un lavoratore ci pensi due volte prima di chiedere l'anticipo del TFR se c'è il rischio che si ritrovi senza lavoro per questo motivo. Gli altri punti, a mio parere, sono un po' soggettivi e a carattere opinionistico, tranne l'ultimo che non è un motivo ma una domanda che ti poni.